Plinio Corrêa de Oliveira

 

Nobiltà ed élites tradizionali analoghe nelle allocuzioni di Pio XII al Patriziato ed alla Nobiltà romana

 

 

Bookmark and Share

Marzorati Editore, 1993

ISBN 88-280-0129-1

Per richieste dell'opera in formato cartaceo: www.atfp.it


Personalità di fama internazionale elogiano 

Nobiltà ed élites tradizionali analoghe nelle allocuzioni di Pio XII al Patriziato ed alla Nobiltà Romana 

 

 Dal cardinale Silvio Oddi

al Prof. Plinio Corrêa de Oliveira 

Roma, 10 febbraio 1993 

Egregio professore, 

Ho letto con vivo interesse la sua opera "Nobiltà ed élites tradizionali analoghe nelle allocuzioni di Pio XII al Patriziato ed alla Nobiltà Romana". 

Il pensiero del grande Papa Pacelli, come appare nei documenti segnalati, è perfettamente attuale e lei ha preso la felice iniziativa di proporlo al pubblico odierno, corredandolo di opportune notazioni. Giova rammentare, come ha ribadito lo stesso Paolo VI dopo il Concilio Vaticano II, che gli insegnamenti del suo predecessore rivolti al Patriziato ed alla Nobiltà romana, mantengono intatta la loro piena vigenza. 

Dai commenti e dalla documentazione con cui lei agevola una più completa comprensione di tutta la portata del magistero di Pio XII, risalta una grande erudizione e sicurezza di pensiero, messe giustamente in rilievo dal noto storico francese Georges Bordonove nella sua prefazione a quest’opera. 

Sono convinto di fare un'opera di bene raccomandando la sua lettura a tutti quelli che vorranno approfondire la conoscenza dei saggi ed illuminanti insegnamenti di quel pontefice. 

Augurando una grande diffusione al suo opportuno libro, le porgo i miei cordiali saluti.

            Silvio Card. Oddi 

*

Dati biografici di S.E. il Cardinale Oddi

Il Cardinale Silvio Oddi è nato a Morfasso, Piacenza, nell'anno 1910. Dopo aver finito i suoi studi nell'Angelicum, a Roma, entrò nella Pontificia Accademia Ecclesiastica. Al servizio della Segreteria di Stato, l'ancora molto giovane padre Oddi iniziò una brillante carriera nella diplomazia vaticana. 

Il cardinale Oddi parla diverse lingue ed è uno degli ecclesiastici più informati sulla complessa realtà del Medio Oriente, dove esercitò le sue funzioni diplomatiche in diversi paesi. Svolse inoltre, per conto della Santa Sede, delicatissime missioni in Jugoslavia e in Cuba, subito dopo l'ascesa del regime comunista. Nel 1969, mentre era Nunzio Apostolico nel Belgio, ricevette la notizia della sua elevazione al cardinalato, col titolo di Sant'Agata in Urbe. D'allora risiede a Roma, occupando elevate cariche nella Curia vaticana. Nel 1979, S.S. Giovanni Paolo II gli affidò la Prefettura della S. Congregazione per il Clero, carica che conservò fino al 1985. Attualmente è Legato Pontificio per il Santuario di San Francesco d'Assisi. 

Il Cardinale Oddi, profondo conoscitore della vita vaticana della quale è stato uno dei protagonisti negli ultimi decenni, viene frequentemente intervistato dalla stampa italiana ed estera sulla realtà della Chiesa nei nostri giorni. 

* * *         

Dal cardinale Mario Luigi Ciappi, OP

 al Prof. Plinio Corrêa de Oliveira

Roma, 18 febbraio 1993            

Egregio Professore, 

La sua chiara fama e le parole di plauso e incoraggiamento per la sua opera dell'insigne P. Victorino Rodríguez O.P., generalmente ritenuto una delle glorie della teologia contemporanea, mi hanno portato a leggere con vivo interesse il libro "Nobiltà ed élites tradizionali analoghe nelle allocuzioni di Pio XII al Patriziato ed alla Nobiltà romana". 

Quando Pio XII diede al mondo la splendida serie di quattordici allocuzioni al Patriziato ed alla Nobiltà romana, furono non pochi quelli che videro in esse non tanto un'opera allo stesso tempo teologica, filosofica e storica su valori destinati a svolgere ancora un ruolo fondamentale e perenne, quanto una nostalgica effusione di amore a virtù, grandezze e glorie, che il mondo capiva sempre meno. 

La più recente delle menzionate allocuzioni fu quella del 1958. Trascorsi più di trenta anni, è possibile constatare quanto si ingannarono quest'ultimi. Infatti, Papa Pacelli aveva visto giusto il corso degli avvenimenti. Oggidì non solo il vecchio accanimento antinobiliare va gradualmente spegnendosi, ma appaiono anche un po' dappertutto intellettuali di spicco che mettono in risalto quanto la perdita di autentiche élites, con la conseguente volgarizzazione del tipo umano, va a scapito della cultura e dello stile di vita della società contemporanea. Perciò si manifesta in molti luoghi un'ardente aspirazione in favore della restaurazione dell'influenza di autentiche élites sulle moltitudini, in modo che queste tornino ad essere - secondo l'insegnamento di Pio XII - popoli e non masse anonime (cfr. Radiomessaggio natalizio di Pio XII, 1944). 

In questo contesto storico, la sua opera si rivela di straordinaria opportunità, poiché echeggiando il magistero di Papa Pacelli, e commentandolo con notevole penetrazione e coerenza, rivolge un appello alla nobiltà e analoghe élites affinché collaborino, più animate che mai, al bene comune spirituale e temporale delle nazioni. 

Ad essa spetta, infatti, come sottolinea quell'immortale Papa, la preziosa missione di trasmettere con l'esempio, la parola e l'azione, il tesoro di verità religiose e temporali della Cristianità, la torcia luminosa di tante verità di cui le società non si potranno mai dimenticare, senza rischio di soccombere di fronte al vortice di caos e di miseria morale che le minaccia. 

Mi auguro dunque che venga ben recepito questo libro al quale Lei ha dedicato le ampie risorse della sua intelligenza e della sua erudizione, oltre al suo illimitato amore alla Chiesa. Piaccia alla Divina Provvidenza favorirne una vasta diffusione, perché possano essere sempre più comprese sia l'opzione preferenziale per i nobili, ispirata a Pio XII e che Lei mette in luce, quanto l'opzione preferenziale per i poveri, a cui l'attuale pontefice dedica il suo sviscerato amore. 

            Mario Luigi Card. Ciappi O.P.

*

Dati biografici di S.E. il Cardinale Ciappi

Il Cardinale Mario Luigi Ciappi O.P., nacque a Firenze il 6 ottobre 1909 ed è stato ordinato sacerdote il 26 marzo 1932. Svolse una lunga attività docente nell'Angelicum dove insegnò Teologia Morale e Dogmatica e Mariologia. Fra i suoi allievi ci fu l'allora sacerdote Karol Wojtyla, più tardi S.S. Giovanni Paolo II. Il Cardinale Ciappi diventò decano della Facoltà di Teologia di quest'ateneo. È stato elevato alla dignità episcopale come titolare della Chiesa di Miseno il 10 giugno 1977 e, nel concistoro del 27 giugno dello stesso anno, ricevette il capello cardinalizio dalle mani di S.S. Paolo VI col titolo di Sacro Cuore di Gesù Agonizzante in Vitinia. 

È stato fino al 1989 teologo della Casa Pontificia, ossia teologo personale del Santo Padre. È attualmente presidente della Pontificia Accademia Romana di San Tommaso d’Aquino e di Religione Cattolica, che riunisce alcuni fra i più noti nomi della teologia contemporanea.        

  * * *            

Dal cardinale Alfons M. Stickler, SDB

 al Prof. Plinio Corrêa de Oliveira

            

SCV, Festa di San Giuseppe 1993      

Illustrissimo Signor Professore, 

La ringrazio sentitamente del gentile dono della sua opera "Nobiltà ed élites tradizionali analoghe nelle allocuzioni di Pio XII al Patriziato ed alla Nobiltà Romana" che mi è stata trasmessa nella traduzione italiana. 

Essa mi ha colpito per vari motivi: innanzitutto per la sua opportunità in quanto costituisce la riproposizione degli insegnamenti del grande Papa Pacelli sull'argomento in un momento storico-culturale in cui l'accanimento antinobiliare, cagionato nel mondo intero dalla Rivoluzione Francese, sembra diminuire ovunque. 

In secondo luogo l'opera, di fronte alla decadenza dei valori anche solo naturali, ma più ancora di quelli cristiani in tutto il mondo, susciterà ovunque e in molti cuori il desiderio che delle élites nobiliari le quali nei secoli passati hanno avuto un ruolo importante e spesso determinante nel tener alti questi valori attraverso la loro vita ed attività, tornino a dare questi esempi all'umanità che ne ha urgente e supremo bisogno. 

Un terzo motivo risulta dalle sue considerazioni che mi paiono di estrema attualità; che si formino cioè, accanto alle nobiltà ed élites di sangue, delle nobiltà ed élites di spirito e di animo che, associandosi ed organizzandosi tra le tante anime nobili che ovunque esistono, assumino in tutto il mondo le funzioni di esempio e di guida per un ordine naturale e perenne delle cose, sia a sostegno delle nobiltà di sangue ancora esistenti e riemergenti, sia a sostituzione di quelle che non sanno reagire efficacemente a decadenze che si palesano proprio ai giorni nostri in più di un caso. 

Lei, avvalendosi di una ampia e sicura documentazione, realizza nel Suo libro una fine analisi della molto complessa realtà socio-politica odierna e, commentando con grande rigore di logica i luminosi insegnamenti di Papa Pacelli, fa vedere quanto egli ed i suoi successori fino a Giovanni Paolo II continuano ad attendersi dalla nobiltà ancora esistente e dalle élites analoghe da crearsi per l'elevazione religiosa, morale e culturale del mondo. 

Perciò mi rallegro, illustre Professore, di questo libro e ne auguro una larga diffusione per suscitare, sostenere e costruire una profonda e vasta sensibilità per questo eccellente strumento di ricreazione di una sana etica naturale e di una rivissuta moralità religiosa cristiana che porti tutta l'umanità a quella pace, prosperità e felicità che solo gli autentici e genuini valori possono realizzare e garantire. 

A questi miei auguri aggiungo fervide preghiere al Signore e alla Madre della Chiesa, affinché La sostengano nell'opera tanto benefica quanto angosciosamente attuale nel tempo che viviamo. 

            Suo in Cristo 

            Alfons M. Card. Stickler S.D.B. 

*              

Dati biografici di S.E. il Cardinale Stickler 

Il Cardinale Alfons Stickler S.D.B., nacque a Newenkirchen, Austria, nel 1910. Ancora molto giovane entrò nella Congregazione Salesiana, facendo i suoi primi studi di Filosofia e Teologia in Austria e Germania e specializzandosi più tardi in Diritto Canonico a Roma nelle Facoltà di San Apollinare e Lateranense. 

La sua particolare vocazione allo studio delle scienze giuridiche lo avviò all’insegnamento nel Pontificio Ateneo Salesiano, prima a Torino e poi a Roma. Padre Stickler è stato primo decano della Facoltà di Diritto Canonico e in seguito rettore dell’Ateneo dal 1958 al 1966. 

Ponendo al servizio della Santa Sede le sue spiccate doti accademiche, Padre Stickler – dopo aver diretto il Pontificio Istituto di Alte Scienze Latine – fu nominato Prefetto della Biblioteca Vaticana, istituzione che per la ricchezza dei suoi tesori bibliografici non conosce uguale nel mondo. 

Nel 1983, S.S. Giovanni Paolo II lo elevò alla dignità episcopale e, poi, nel crearlo cardinale lo fece Bibliotecario e Archivista di Santa Romana Chiesa, carica che dai suoi inizi nel secolo XVI è stata ricoperta da grandi figure ecclesiastiche. Il Cardinale Stickler ha svolto questa funzione fino al 1988. Fra le sue importanti responsabilità conviene segnalare quella di avere partecipato alla Commissione incaricata della stesura del nuovo Codice di Diritto Canonico.          

* * *

+  Bernardino card. Echeverría Ruiz O.F.M., Cristianità n. 249 (1996) (*)

Un’opera che ci invita a riflettere seriamente

Se analizziamo seriamente e obiettivamente la storia dell’umanità, constatiamo che in tutte le epoche, culture, razze, e così via, si può scoprire un’innegabile differenza fra i loro componenti. Vi sono sempre stati uomini sapienti e ignoranti, classi che comandano e che ubbidiscono, ricchi e poveri. Cristo stesso ci ha lasciato questo insegnamento: i poveri li avrete sempre con voi.

La varietà dei componenti della società è naturale e umana quanto la varietà dei componenti del corpo umano. Nel corpo umano vi è diversità di organi, e perciò stesso di funzioni, il che costituisce la ricchezza della natura umana.

Tuttavia, benché questa varietà sia tanto naturale, relativamente ai componenti della società vi è stata la tendenza a considerare tali differenze come contraddittorie, come estranee alla natura umana. Così è nato lo slogan della Rivoluzione francese, che ha posto come base della società l’aspirazione a Uguaglianza, Libertà e Fraternità, non a partire da una concezione cristiana, secondo la quale tutti noi uomini ci sentiamo uguali perché siamo creature dello stesso Dio e figli dello stesso Padre, ma a partire dalla concezione erronea per cui non devono esistere differenze di nessun genere fra gli esseri umani, negando la diversità di funzioni di ciascun membro. Il che sembra essere in aperta contraddizione con il piano di Dio nella creazione dell’universo e conforme a una teoria elaborata dalla ragione umana, secondo la quale si devono sopprimere, se necessario con la violenza, tutte le disuguaglianze esistenti nella società.

Questo modo di pensare ha caratterizzato la Rivoluzione francese e ha pure suggerito, ad alcuni sociologi materialisti, la lotta di classe, l’ateismo pratico, l’adozione della tirannia per farla finita con tutto quanto potesse essere considerato favorevole al riconoscimento della differenza di valori introdotta nella realtà storica della società.

Ispirandosi a questa dialettica, il marxismo-leninismo ha misconosciuto i valori della fede cristiana e ha adottato una filosofia materialista e atea.

La lotta di classe predicata dal marxismo ha ricevuto un colpo mortale con gli ultimi avvenimenti prodottisi nell’impero sovietico. Ma non è stato ancora approfondita la nuova concezione che deve ispirare la restaurazione della società distrutta dal materialismo storico. Allo scopo, è necessaria una nuova ottica nell’interpretazione dell’essere umano e uno studio più profondo circa i valori che costituiscono la società.

Vale la pena di chiedere se è valida la concezione che pone alla radice l’unità, oppure se è necessario realizzare uno studio più profondo sull’importante varietà dei fattori che formano la società.

È quanto intende fare l’intelligente e profondo pensatore Plinio Corrêa de Oliveira che, basandosi su un’interessante mole di documenti della Chiesa, ha scritto un’opera tale da contribuire positivamente allo studio e alla soluzione di questo problema.

L’opera di Plinio Corrêa de Oliveira s’intitola Nobiltà ed élites tradizionali analoghe nelle allocuzioni di Pio XII al Patriziato ed alla Nobiltà romana. In questo volume è affrontato il tema — che sembra inedito — delle élite sociali e dell’aristocrazia tradizionale della vecchia nobiltà. Facendo riferimento a questa classe sociale, l’autore sostiene la necessità che vengano ricuperati i valori sociali della classe privilegiata, delle famiglie di stirpe elevata, delle famiglie di buon ceppo, per i loro titoli e le loro tradizioni.

Il ricupero dei valori sociali delle élite potrà sembrare un poco anacronistico e obsoleto. Tuttavia, ricordando le vecchie e nobili tradizioni della propria famiglia, egli presenta la nobiltà d’altri tempi non solo come detentrice di titoli nobiliari ma, soprattutto, come dotata del tesoro delle grandi virtù che sono servite non solo alle famiglie in questione, ma anche alla società in generale.

A partire da queste riflessioni, oso affermare che l’immoralità e la corruzione hanno acquisito proporzioni scandalose nella società moderna proprio perché in essa si è infiltrata una concezione dell’uguaglianza male intesa.

In qualsiasi società, in qualsiasi cultura, in qualsiasi comunità devono essere coltivati e promossi i settori che si distinguono dagli altri per la loro cultura superiore, per la loro moralità più pura, per la consapevolezza di un significato di nobiltà che rende onorevole non solamente la persona stessa, ma conquista l’ammirazione e il rispetto di quanti giungono a conoscere questi valori umani e, soprattutto, le virtù cristiane. Perciò, quanto più numerose saranno, in una comunità, le famiglie caratterizzate dalla pratica delle virtù umane e cristiane, tanto meglio sarà orientata la società in generale.

Pio XII ha lasciato un autentico deposito di documenti nei quali, rivolgendosi più specificamente alla Nobiltà romana, esalta in termini molto elogiativi le virtù tradizionali delle famiglie considerate nobili, ed esorta il Patriziato a coltivare, in modo autentico, qualità e virtù che devono ornare le persone e le famiglie che si sentono o si presumono nobili. Esorta le élite a non conservare soltanto i valori ancestrali della nobiltà, ma a purificarli con gli insegnamenti di Cristo.

Per tutte queste ragioni, crediamo che la pubblicazione dell’opera di Plinio Corrêa de Oliveira costituisca un forte appello profetico che chiama la società contemporanea a fare un esame di coscienza sull’autentica nobiltà, che ha distinto gli uomini del passato, e sulle autentiche virtù, con le quali si deve contribuire alla formazione di una società più umana e più cristiana.

L’autentica nobiltà non si deve basare sulla vanità e sull’egoismo, ma sul solido fondamento della verità e del bene. Perciò siamo convinti che quest’opera inviterà a una seria riflessione, che culminerà nel ritorno ai valori eterni dell’essere umano, sui quali si erge la sua grandezza e la sua somiglianza con Dio.

+ Bernardino

card. Echeverría Ruiz O.F.M.

Ibarra, 21 gennaio 1995 

* Documento pubblicato in TFP Informa, bollettino della TFP ecuadoriana, poi trascritto in traduzione portoghese, con il titolo Um livro que nos convida a refletir seriamente, in un dépliant promozionale di Plinio Corrêa de Oliveira, Nobreza e elites tradicionais análogas nas alocuções de Pio XII ao Patriciado e à Nobreza romana, Livraria Civilização-Editora, Oporto 1993 (trad. it., Nobiltà ed élites tradizionali analoghe nelle allocuzioni di Pio XII al Patriziato ed alla Nobiltà romana, Marzorati Editore, Milano 1993). Traduzione redazionale.

*      *      *

Da un celebre teologo italiano

 al Prof. Plinio Corrêa de Oliveira

Egregio professore,

Ho letto attentamente l'opera "Nobiltà ed élites tradizionali analoghe nelle allocuzioni di Pio XII al Patriziato ed alla Nobiltà Romana" che ha avuto la gentilezza di inviarmi. 

Giudico felice la Sua idea di dare ampia diffusione a quei documenti di Pio XII che, a prima vista, potrebbero sembrare privi di attualità. Al contrario, i suoi lucidi e documentati commenti mostrano la chiaroveggenza del tema trattato da quel Pontefice. Opportunamente inoltre Lei ricorda le belle parole di Paolo VI: "Vorremmo dirvi molte cose. La vostra presenza suscita tante riflessioni. Così era anche per i Nostri venerati predecessori, per Papa Pio XII di felice memoria specialmente. (...) Vogliamo credere che l'eco di quelle parole, simile a vento che gonfia una vela, (...) vibri ancora nei vostri animi per riempirli di quegli austeri e magnanimi richiami, onde si alimenta la vocazione prefissa dalla Provvidenza alla vostra vita, e si regge la funzione tuttora reclamata nei vostri riguardi dalla società contemporanea". 

La Sua lunga esperienza di professore, di deputato e di uomo pubblico rendono i Suoi commenti intelligenti e didattici, in modo da facilitare piacevolmente la lettura di Documenti Pontifici di tanto alto e stimabile valore. 

Non ho riscontrato nel corso delle Sue pagine nessun errore teologico o di altro genere, concernente gli insegnamenti della Chiesa. Mi resta solo da augurarmi che la Sua eccellente opera riceva piena accoglienza da parte dell'opinione pubblica a cui è destinata. 

            15-III-1993 

            P. Raimondo Spiazzi, O.P. 

*

Dati biografici del Rev. Padre Raimondo Spiazzi

Il Padre Raimondo Spiazzi O.P., è nato a Moneglia in Liguria, nell'anno 1918. È stato ordinato sacerdote nel 1944 e tre anni più tardi ricevette il dottorato in Sacra Teologia all'Angelicum in Roma. 

Ha iniziato la sua lunga carriera nella docenza insegnando Teologia fondamentale, Filosofia morale e Sociologia nello Studio Dominicano di Torino, oltre a insegnare Teologia Dogmatica nel Centro Cattolico di Cultura di quella città. 

Nel 1949 ritornò a Roma dove insegnò prima nell’Università Pro Deo, in seguito all'Angelicum. In questo ateneo fondò la Facoltà di Scienze Sociali. Nel 1954 venne nominato decano dell'Istituto di Scienze Religiose dell'Angelicum, nel 1967 cominciò a insegnare Teologia Pastorale alla Pontificia Università Lateranense e, nel 1967, Teologia Dogmatica nel Centro di Teologia per i Laici del Vicariato di Roma, del quale è diventato decano nel 1987. 

Padre Spiazzi ha svolto le mansioni di Visitatore Apostolico dei seminari della Lombardia e di Provinciale dell'Ordine Dominicano per il Piemonte e la Liguria. Paolo VI lo nominò personalmente perito del Concilio Vaticano II. 

Attualmente è consultore della Congregazione per l'Educazione Cattolica e membro di diverse commissioni di studio delle Congregazioni Vaticane e del Vicariato di Roma. Appartiene inoltre alla Pontificia Accademia dell'Immacolata, alla Pontificia Accademia Teologica Romana, alla Pontificia Accademia di San Tommaso d'Aquino ed è rettore della Basilica di San Sisto Vecchio sulla Via Appia. 

Padre Spiazzi ha pubblicato 2500 titoli fra libri ed articoli apparsi su riviste del l'Italia e dell'estero.            

* * *            

Dal noto teologo spagnolo P. Victorino Rodríguez

 per il Prof. Plinio Corrêa de Oliveira 

Madrid, 24 giugno 1993         

Caro amico e ammirato professore: 

Ho letto con piena attenzione l'originale della sua magnifica opera "Nobiltà ed élites tradizionali analoghe nelle allocuzioni di Pio XII al Patriziato ed alla Nobiltà romana", che ha avuto la gentilezza di inviarmi per una revisione. Mi sento molto onorato della fiducia che pone sulla mia valutazione e possibili annotazioni. Del resto, ammiro il suo impegno nel voler portare a galla una causa così nobile nonché l'umiltà di chiedere un parere a chi sa meno di Lei sull'argomento, sia nel suo aspetto dottrinale che in quello storico. 

Devo dirle che non ho trovato assolutamente niente di censurabile, neanche perfezionabile nel suo proposito. Voglio sottolineare soltanto ciò in cui ritengo Lei abbia particolarmente colto nel segno. 

Per primo, l'aver scritto un'opera su questo tema. Era necessaria; e il punto di partenza e principale base dell'argomentazione non poteva essere più ben scelto: le allocuzioni di Pio XII al Patriziato ed alla Nobiltà romana di successivi capodanni. A quell'eccezionale Papa Pacelli, che portava la nobiltà nella sua mente, nel suo cuore e nel suo sangue, singolarmente attento ai problemi ed alle attese del suo tempo, non potevano non preoccupare quelli della Nobiltà alla quale dirigeva queste allocuzioni, così opportunamente riportate alla luce da un nobile brasiliano, che ha tanto a cuore la devozione alla Sede Apostolica e l'amore per la Civiltà Cristiana. 

Secondo, la sua opportunità, giacché gli autentici valori della Nobiltà si trovano molto eclissati dall’ "ugualitarismo" postrivoluzionario e dalle moderne democrazie inorganiche. Sono più notori ("nobile" = "noscibile", preclaro, eccellente, famoso) i numeri (di voti o di dollari) che le qualità dignificanti (scienza, virtù, arte). Tuttavia, come tante volte ho sentito dire dal grande teologo Santiago Ramírez, "la verità non è democratica ma aristocratica". Mi auguro che la su opera, così accuratamente documentata e ragionata, metta in primo piano la tradizionale Nobiltà, portatrice di dignità, di onestà, di umanesimo aperto a Dio ed al bene comune sociale. 

Terzo, mi sembra inoltre molto giusta e cristiana la complementarità armonica che segnala fra "l'opzione preferenziale per i poveri", così accentuata dalla nuova evangelizzazione e "l'opzione preferenziale per i nobili". Si tratta infatti di due prospettive, non esclusiviste ma complementari. La chiave di lettura penso che sia questa: bisogna amare di più i migliori e bisogna aiutare di più ai più bisognosi. Ne derivano le due opzioni preferenziali armonizzate. L’opzione caritativa per gli indigenti non deve essere a scapito della singolare stima di cui la nobiltà è degna, soprattutto quando quella stima è in ribasso in epoche di massivo ugualitarismo. Molto a proposito si ricorda il dato della quantità di santi canonizzati nei ranghi della Nobiltà. E' stato proprio Pio XII a canonizzare, nel 1943, Santa Margherita d'Ungheria, O.P., figlia del Re d'Ungheria e nipote dell'Imperatore di Costantinopoli. 

Quarto, è interessante pure soffermarsi, in un'epoca di "pacifismo" ( = la pace ad ogni costo) nell'argomento della guerra giusta, nella quale tante volte dovette impegnarsi la nobiltà, tanto quella militare come quella civile ed ecclesiastica. Il Magistero e la Teologia ebbero e hanno molto da dirci, come viene ricordato in Documenti XI. 

Quinto, infine, è opportuno ricordare in questo tempo in cui per alcuni la democrazia è l'unico dogma politico, senza discernimenti né ulteriore risoluzione etica, le formulazioni della dottrina sociale cattolica sulle altre forme di governo. Il Magistero ha fatto propria la dottrina ricca di sfumature di San Tommaso, tante volte ripresa dai pensatori cattolici e adesso dal Prof. Plinio Corrêa de Oliveira nell'Appendice III della sua opera. 

Potrei sottolineare molti altri punti d'interesse nella sua opera ma non voglio dilungarmi, né ripetere ciò che il lettore troverà più profusamente e meglio esposto. Con queste annotazioni provo di aver letto l'originale con piacere e di corrispondere al suo amichevole gesto. 

            Victorino Rodríguez, 0. P. 

* 

Dati biografici del Rev. Padre Victorino Rodríguez

Il Padre Victorino Rodríguez y Rodriguez, O.P. è una delle figure intellettuali di maggiore spicco nella Spagna odierna. Nato a Carriles, in Asturias, il 14 febbraio 1926, entrò a 19 anni nell’ordine di San Domenico. Ordinato sacerdote nel 1952, andò a Roma a completare i suoi studi ed ottenere il dottorato. 

Insigne teologo, attualmente priore del Convento di Santo Domingo el Real a Madrid, è stato professore della Facoltà di Teologia di Santo Stefano a Salamanca e ordinario della Pontificia Università di quella città. È professore del Consiglio Superiore di investigazioni Scientifiche di Madrid, membro della Reale Accademia di Dottori di quella città e della Pontificia Accademia Romana di Teologia. Ha pubblicato più di 250 titoli, fra articoli e libri, molti dei quali presso la famosa editrice BAC di Madrid.        

* * *         

Da uno storico francese di fama mondiale

(il testo sotto costituisce la Prefazione all'edizione francese)

Il professor Plinio Corrêa de Oliveira, eminente giurista, specialista di storia moderna e contemporanea, ha svolto il suo insegnamento nella prestigiosa Università Cattolica di San Paolo. Le sue opere, i suoi articoli di carattere socio-religioso e politico, gli hanno procurato una rinomanza internazionale. Cattolico militante, non ha cessato di difendere i valori tradizionali, in nome non di uno sterile passatismo, ma della Fede autentica, ergendosi contro la tirannia totalitaria quali che fossero le forme che essa prendeva. 

Nel presente studio, egli traccia il cammino della nobiltà - più genericamente, delle élites -; mostra quale ruolo eminente essa ha assunto nel corso dei secoli, l'influenza che ha esercitato in concorso con la Chiesa; sottolinea le ragioni di quest'influenza, della quale la nostra epoca non ripete che un'eco sorda, eppure ancora percepibile. 

A partire da questa constatazione, egli definisce gli obblighi e i doveri che incombono alla nobiltà, per quanto i privilegi di diverso genere che essa deteneva siano stati aboliti, e malgrado la diminuzione, o la scomparsa, della sua ricchezza. Nella sua dimostrazione, egli si riferisce costantemente alle Allocuzioni rivolte da Papa Pio XII al patriziato ed alla nobiltà romana, sottolineando insistentemente quanto sia evidente che il pensiero del Sommo Pontefice rivesta una portata universale e concerna l'insieme di quello che può chiamarsi patriziato. Il professor Corrêa de Oliveira analizza brillantemente questi testi (che vengono riprodotti integralmente in appendice), li spiega, li arricchisce di commenti e di riflessioni personali, ne trae un'argomentazione ben strutturata in cui d'altronde spicca il giurista. Egli non si limita all'analisi, individuando il ruolo, o la missione, che può essere affidata al patriziato nel mondo attuale e futuro. 

Il professor Corrêa de Oliveira si situa tra gli spiriti chiaroveggenti che percepiscono, con un acume quasi doloroso, la metamorfosi che si è operata nella società attuale, la cui fisionomia futura non è prevedibile. Egli teme, non senza giusti motivi, che l'effetto combinato di un progresso galoppante e di un malinteso ugualitarismo finisca col far scomparire l'individuo in un mostruoso livellamento. È sotto questo aspetto che egli, con Pio XII, stabilisce la missione del patriziato, preso nel suo senso più ampio, a meno che questo non preferisca autodistruggersi e scomparire. In altri termini, egli invita le élites a non attardarsi nel rimpianto per le grandezze svanite, a non escludersi dalla società, ma ad entrare risolutamente nella vita attiva, a impegnare i propri talenti, la propria eredità di esperienza, le proprie tradizioni famigliari e perfino il proprio stile di vita, al servizio della società e nell'unica preoccupazione del bene comune. 

"Ma la tradizione - scrive citando Pio XII - è cosa molto diversa dal semplice attaccamento ad un passato scomparso; è tutto l'opposto di una reazione che diffida di ogni sano progresso. Il suo stesso vocabolo etimologicamente è sinonimo di cammino e di avanzamento. Sinonimia, non identità. Mentre infatti il progresso indica soltanto il fatto del cammino in avanti passo innanzi passo, cercando con lo sguardo un incerto avvenire, la tradizione dice pure un cammino in avanti, ma un cammino continuo, che si svolge in pari tempo tranquillo e vivace, secondo le leggi della vita. (...) No, non si tratta di risalire la corrente, di indietreggiare verso forme di vita e di azione di età tramontate, bensì, prendendo e seguendo il meglio del passato, di avanzare incontro all'avvenire con vigore di immutata giovinezza". 

Il professor Corrêa de Oliveira affida dunque con molta precisione alle élites la missione di salvaguardare e promuovere quei valori tradizionali suscettibili di armonizzare il mondo di domani, in particolare i valori religiosi, senza i quali la creatura umana non è più altro che un robot e il popolo diventa la "massa". 

Si potrebbe forse dire che egli talvolta sogna un qualche Stato ideale, una Gerusalemme terrestre, imitando il grande san Luigi IX. Ciò non toglie che quest'opera è notevole sotto tutti gli aspetti, specialmente per l'abbondanza e la rigorosa esattezza della documentazione, per la universalità della cultura dell'autore, per la trasparenza del suo pensiero. Ma va apprezzato anche lo sforzo di prospettiva, quando egli affronta l'avvenire del mondo attuale. Tutto ciò che riguarda le élites, da vicino o, da lontano, trarrà profitto da questo studio. Esso propone un cammino e pone le prime pietre miliari della strada da seguire. 

Non sarà questo l'annuncio di quel XXI secolo che, com'è stato detto, sarà mistico o non sarà affatto? 

            Georges Bordonove 

* 

Dati biografici dello storico Georges Bordonove 

Il noto storico francese Georges Bordonove è nato a Enghien (Seine-et-Oise) il 25 maggio 1920. Ha fatto i suoi studi nel Liceo Fontanes e nella Facoltà di Lettere e di Diritto di Poitiers, laureandosi in entrambe discipline. Scrittore, autore di quasi settanta libri e saggi, di numerosi articoli e novelle, molti dei quali sono stati premiati ("Grand Prix des Libraires de France"-1959, "Prix Bretagne"-1963), Bordonove è Cavaliere della Legione d’Onore e Commendatore dell’Ordine Nazionale al Merito nonché "Officier des Arts et des Lettres".