Universalità cattolica e internazionalismo pagano

AMBIENTI, COSTUMI, CIVILTÀ

 

“Catolicismo”, Campos (Rio de Janeiro), Nº 31 – Luglio 1953

di Plinio Corrêa de Oliveira

 

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Due opere d’arte moderna giapponese.

In una, il pittore Nobuya Abe presenta la sofferenza dell’orientale contemporaneo che implora aiuto all’umanità: bruttezza diabolica, disperazione assoluta, assenza totale di qualsiasi pensiero di fiducia in Dio. Il dipinto ritrae, con l’orrore tipico dello stile, il dolore pagano di un essere umano vittimizzato da un mondo anch’esso pagano. Questo essere umano soffre in ogni organo, in ogni articolazione, in ogni fibra del suo essere, soffre odiando il suo dolore, non comprendendolo affatto, gridando di liberarsene al più presto e non confidando in alcuna soluzione, perché non crede nella Provvidenza, e rivolge le sue suppliche solo all’umanità inesorabilmente cattiva che lo schiaccia. In altre parole, lo stridore della disperazione, l’insensatezza delle forme e degli orizzonti morali, un’anticipazione dell’inferno.

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L’altra mostra il corpo umano! È opera dello scultore surrealista Sueo Kasagi. Confrontate questo “corpo umano” con la figura di San Francesco Saverio, nell’immagine sottostante. In quest’ultima, la fede sembra aver conferito al corpo una dignità e una forza soprannaturali. Nella scultura, una delirante concezione artistica trasforma il corpo in qualcosa che non è umano, né assomiglia ad alcun essere vivente o capace di vita!

Il terzo dipinto mostra San Francesco Saverio in alto mare, che implora l’aiuto di Dio durante una terribile tempesta. Il grande apostolo d’Oriente era salpato da Malacca su una fragile imbarcazione, diretto all’Impero del Sol Levante, e la tempesta lo sorprese durante il viaggio. I suoi compagni di viaggio furono presi dal panico, ma Saverio, imperterrito, si affidò alla Provvidenza. Dio accolse benevolmente la preghiera del suo servo e la tempesta si placò senza che nessuno subisse danni.

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Il potente movimento delle onde, la bellezza drammatica del mare impetuoso, l’impotenza della nave trasformata in un giocattolo degli elementi scatenati, l’imminenza del rischio, il panico dell’equipaggio, la serenità, la forza d’animo e lo spirito soprannaturale di Saverio, tutto nel quadro contribuisce a definire un contrasto emozionante. Da un lato, gli abissi liquidi del mare, che sembrano volersi aprire per inghiottire Xavier, e dall’altro, la sua perfetta serenità, perché si affida completamente al Cielo. È un’esaltazione ricca di intelligenza, tatto e vero senso artistico della virtù della fiducia.

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Un’ultima osservazione. La Chiesa è universale, eppure la sua influenza, che è la stessa in tutti i tempi e in tutti i luoghi, rispetta mirabilmente e addirittura favorisce le caratteristiche legittime di ogni popolo e di ogni epoca. Così, il dipinto di San Francesco Saverio durante la tempesta porta tutte le note di finezza, fantasia e ricchezza espressiva dell’arte dell’Estremo Oriente, eppure è tutto animato da un soffio caldo e vigoroso di genuina ispirazione cattolica. D’altra parte, la scuola artistica dello scultore e del pittore di cui presentiamo le opere racchiude tutte le caratteristiche del tempo e del luogo. Basta visitare la Biennale di San Paolo per rendersi conto che una simile nefandezza abbonda oggi con lugubre uniformità in ogni parte del mondo, comprimendo e soffocando in un unico stampo il genio artistico proprio di ogni nazione. Si tratta di un internazionalismo profondamente sbagliato, che è esattamente il contrario dell’ammirevole universalità della Chiesa.

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