Newsletter dell’Associazione Tradizione Famiglia Proprietà — Marzo 2015 — 3 (*)
Lega questo testo con attenzione. Siamo nella Settimana Santa del 1937.
Sul mondo incombono due minacce speculari: ad Est il comunismo sovietico, ad Ovest i totalitarismi di stampo nazionalista, apparentemente opposti ma in realtà profondamente affini e in rapporti di mutua dipendenza.
Plinio Corrêa de Oliveira, allora giovane leader delle Congregazioni Mariane, scrive una «Meditazione politica sulla Passione e il Trionfo di Nostro Signore Gesù Cristo», rivendicando la supremazia della Chiesa e richiamando i cattolici al dovere.
Di fronte all’odierna liquefazione morale e culturale del mondo occidentale, e alla speculare ascesa di false reazioni dall’Est, le parole di Plinio Corrêa de Oliveira risuonano con attualità: solo la Chiesa ha parole di vita eterna!
Gli eventi che, a partire da oggi, Domenica delle Palme, celebreremo per tutta la prossima settimana, offrono ai cattolici, in mezzo alla tempestosa situazione in cui viviamo, spunti per una meditazione politica molto utile.
Ci sono due errori funestissimi che, non di rado, incidono sui cattolici. La Settimana Santa ci offre una straordinaria opportunità per smascherarli. Come spesso accade, questi errori non procedono tanto da premesse false quanto incomplete. Sono frutto di una visione parziale e ristretta, e perciò appunto incompleta. Solo una meditazione accurata, fatta alla luce di considerazioni naturali e di argomenti soprannaturali, potrà estirpare il germe velenoso che vi si cela.
Il primo di questi errori è di ritenere inefficiente l’azione della Chiesa nell’arginare la crisi contemporanea. Si sente dire qua e là, sia in ambienti cattolici sia in ambienti che ruotano intorno ad essi, che la Chiesa è ormai incapace di far fronte, da sola, al comunismo. Dovremmo, quindi, fare appello a un’altra organizzazione al fine di salvare la civiltà cristiana dalla catastrofe incombente.
Analizziamo con calma l’obiezione. Facciamolo con l’autorità infallibile dei Romani Pontefici. Se per un cattolico un argomento ispirato alle parole dei Papi non è sufficientemente convincente, allora è meglio che se ne torni a studiare il Catechismo prima di tentare di “salvare la civiltà”.
Papa Leone XIII e, dopo di lui, tutti i Pontefici hanno insegnato che il comunismo è un male di origine eminentemente morale. Nella genesi del movimento comunista vi sono anche fattori economici e politici, ma non sono i principali. Prima di tutto, il comunismo è un movimento che provoca il crollo dei valori morali della civiltà. A sua volta, questa crisi morale ne genera altre economiche, sociali e politiche. Possiamo dunque concludere che i problemi economici, sociali e politici dei popoli contemporanei si risolveranno solo quando si risolverà il problema morale di fondo.
Orbene, la soluzione al problema morale non può avvenire se non per l’azione della Chiesa, perché solo il cattolicesimo, munito delle risorse naturali e soprannaturali, ha il dono meraviglioso di produrre nelle anime i frutti della virtù, indispensabili perché fiorisca la civiltà cristiana.
Quanto abbiamo detto è tratto direttamente dalle encicliche dei Papi. Basta studiarle con cura per trovarvi queste verità. O tutti i Papi hanno sbagliato, oppure dobbiamo riconoscere che solo il cattolicesimo può salvare il mondo dalla crisi in cui è immerso. Inutile, dunque, dire che il tal o tale Paese stia agendo bene, oppure che il tal o tale leader dica delle cose giuste.
Se è vero che solo la Chiesa può rimediare ai mali contemporanei, è nelle fila della Chiesa che noi dobbiamo cercare di lottare per eliminare questi mali. Poco ci importa se altri non fanno il proprio dovere. Facciamo noi il nostro. E se, dopo aver fatto tutto il possibile – sottolineo “tutto”, non parlo di “molto” né di “un po’” – se dopo aver fatto tutto saremo travolti dalla valanga rivoluzionaria, non ci dobbiamo angosciare. Anche se il nostro Paese dovesse sparire, anche se la Chiesa sarà devastata dai lupi dell’eresia, Ella è immortale. Ella saprà galleggiare sopra le acque tempestose del diluvio. Se restiamo nel suo sacro grembo, come Noè nell’arca, dopo il diluvio vi troveremo gli uomini che fonderanno la civiltà cristiana di domani.
Purtroppo, pochi cattolici vogliono guardare in faccia a questa terribile prospettiva. Come gli ebrei, vogliono vedere Cristo solo su un trono di gloria. Gli sono fedeli solo la Domenica delle Palme, quando la folla Lo acclama e copre la strada con i propri mantelli. Per loro, Cristo deve essere un Re terreno che domina il mondo. Se, invece, per un periodo, l’empietà Lo riduce a un Re crocefisso e vilipeso, allora non ne vogliono più sapere…
Per tali persone, Cristo non è venuto per salvare le anime per l’eternità. Egli è venuto, piuttosto, per stabilire il regime corporativo oppure per combattere il comunismo. E se, per un attimo, il comunismo sembra vincere, poco manca perché queste stesse persone prendano in mano il flagello e si uniscano agli aguzzini di Cristo: è Lui il grande colpevole della nostra sconfitta!
Cristo, invece, ha voluto subire tutti gli insulti, gli oltraggi, le umiliazioni, proprio per insegnarci che la storia della Chiesa è piena di Calvari. È molto più meritevole essere fedeli sul Golgota che non sul Tabor.