Un fatto poco conosciuto della vita di Don Bosco: la lettera all’Imperatore Francesco Giuseppe

Situazione dell’Europa e dell’Austria nell’Ottocento

Quando Napoleone attaccò l’Austria nel 1809, questa naturalmente si difese. Ormai decadente, come tutta l’Europa, si difese però in modo incompleto. L’Austria venne sconfitta, come anche la Prussia, la Russia e altri Paesi. Nel 1814, con Napoleone ormai abbattuto, il Trattato di Vienna sancì in modo definitivo l’estinzione del Sacro Impero Romano Germanico. Rimase solo l’Austria.

Guidata da Bismarck, la Germania unificata divenne industriale, meccanizzata, ultra militarizzata, seccamente accademica. In altre parole, divenne materia prima per il tentativo di Hitler di farne ciò che voleva.

Per finire di assoggettare l’Europa, la Rivoluzione doveva conquistare i Balcani e quella parte dell’Europa centrale non ancora del tutto civilizzata. I Balcani erano stati fino a poco tempo prima sotto il dominio turco. La Rivoluzione dovette industrializzare i Balcani per cambiare la loro mentalità e così dominarli.

L’Ungheria si adattò solo in modo molto incompleto alla civiltà moderna, e così anche alcuni Paesi slavi come la Boemia.

In questa situazione, qual era la missione dell’Austria?

Vienna si era trasformata in un enorme centro bancario che estendeva le sue reti dappertutto. Questa trasformazione aveva assorbito la tradizionale economia agricola, rurale, di pastorizia nel moderno regime bancario e finanziario. Così si diffuse in quella regione il cosiddetto “progresso” moderno, aprendo le porte alla Rivoluzione.

La Vienna tradizionale, epicentro dell’espansione della Fede, capitale del Sacro Impero, che custodiva la memoria di Carlo Magno, divenne la Vienna della finanza, la Vienna del “progresso”, la Vienna della Rivoluzione. La Rivoluzione gli perdonava ancora qualche sfumatura di grandezza, ma solo nella misura in cui le serviva da schiava.

C’è da chiedersi: come mai la Provvidenza permise tutto ciò, rimanendo a braccia incrociate? Non c’è fu nessun intervento della Provvidenza per riportare l’Austria sulla buona strada? La risposta è sì, ci fu. Mi riferisco alla famosa lettera di san Giovanni Bosco all’Imperatore Francesco Giuseppe.

 

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Eccone il testo:

Lettera di Don Bosco a Francesco Giuseppe, 14 maggio 1873

Questo dice il Signore all’imperatore d’Austria:

Fatti animo! Provvedi a’ miei servi fedeli ed a te stesso!

Il mio furore si versa sopra tutte le nazioni della terra, perché si vuole far dimenticare la mia legge; portare in trionfo quelli che la profanano; opprimere quelli che la osservano.

Vuoi tu essere la verga della mia Potenza?

Vuoi tu compiere gli arcani miei voleri e divenire un benefattore del mondo?

Appoggiati sulle potenze del Nord, ma non sulla Prussia.

Stringi relazioni colla Russia, ma niuna alleanza.

Associati colla Francia. Dopo la Francia avrai la Spagna.

Fatte un solo Spirito ed una sola azione.

Somma segretezza ai nemici del mio Santo Nome. Colla prudenza e coll’energia diverrete invincibile.

Non credere alle menzogne di chi ti dicesse il contrario.

Abborrisci i nemici del Crocifisso.

Spera e confida in Me, che sono il Donatore delle vittorie agli eserciti, il Salvatore dei popoli e dei Sovrani.

Amen. Amen.[1]

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Francesco Giuseppe

Francesco Giuseppe rappresentava il suo Paese al massimo grado. Se c’è un austriaco archetipico, secondo me quello è Francesco Giuseppe. È molto bello vedere un sovrano che sia l’incarnazione viva del proprio Paese. Se ne rimane estasiati! Egli aveva la maestà di un imperatore, la dolcezza di un austriaco, la fermezza di un soldato, le mille bontà di un diplomatico. Era un uomo completo.

Era una persona molto intelligente? Ci sono due modi di essere intelligente. Uno è sapere ragionare, tenere conferenze, scrivere libri e via dicendo. C’è, però, un altro modo, che consiste nel comprendere il proprio ruolo, la propria missione e portarla avanti fino ai propri limiti. Non consiste nel leggere un libro, né tenere una conferenza, ma in questa forma superiore di intelligenza che comunica all’individuo l’arte di saper essere. Francesco Giuseppe possedeva quest’arte con una sorta di pienezza.

Dall’altra parte, aveva alcune cose grottesche, come per esempio accompagnare la moda in tema di barbe. Portava una barba che arrivava fin qui, ma rasata nel mezzo. E sopra un paio di baffi a mo’ di ponte… Era la moda del tempo. Ma egli non doveva seguire la moda.

Col tempo, come tutti, è invecchiato. Fino alla fine mantenne un portamento eretto e un atteggiamento nobile. Conservò qualcosa della giovinezza nell’inverno della vecchiaia.

Quest’uomo aveva una quarantina d’anni quando ricevette la famosa lettera di San Giovanni Bosco, contenente alcune raccomandazioni: cerca di essere un alleato della Francia cattolica e della Spagna; stai attento alla Prussia; mantiene rapporti con la Russia ma non tanto stretti; non scatenare una guerra né lasciartene coinvolgere; prendi la guida della causa cattolica in tutta Europa, a cominciare dall’Austria; punisci i cattivi e sostieni coloro che seguono la Chiesa cattolica. Possiamo sintetizzare queste raccomandazioni in una: fai la Contro-Rivoluzione!

Dio gli promise, per mezzo di Don Bosco, che sarebbe stato al suo fianco e avrebbe portato al massimo splendore la potenza della Casa d’Austria.

Sicché prima che la casa crollasse, prima che il fiore appassisse, prima che il frutto cadesse dal tronco, Dio mostrò ancora la sua misericordia: Io, che sono onnipotente, non voglio raccoglierti, né immolarti prima di darti questa possibilità. Vieni! Basta che mi ami e che svolgi il tuo compito naturale. Io dimentico tutto il passato. Vincerò in Europa con la forza del tuo braccio. Io convoco il tuo braccio, la tua spada, la tua gloria, il nome della tua famiglia, il tuo sangue, a essere al servizio di questa causa. Vieni, figlio Mio, e avanza!

Francesco Giuseppe non fece niente. Il risultato fu la serie di disastri che colpì l’Austria: l’atteggiamento dell’Imperatrice, che si separò da lui e condusse una vita errante, finendo poi assassinata da un anarchico italiano in Svizzera; il dramma di Mayerling, cioè il suicidio del figlio Rodolfo; il dramma di Sarajevo, con l’assassinio dell’erede Francesco Ferdinando; la tragedia della monarchia austriaca nella prima Guerra mondiale; la fine dell’imperatore Carlo, morto di tubercolosi nell’isola di Madeira, in esilio, nella miseria, in condizioni tristissime, senza che nessuno lo aiutasse.

Una storia tristissima che ha portato alcuni storici a dire che c’è stata una sorta di fatalità che ha pesato sulla Casa d’Austria e l’ha strangolata, sottintendendo che Dio non amava più la vecchia Casa d’Austria e la stava consegnando al demonio perché ne facesse ciò che voleva. C’è un po’ di verità in questo giudizio, perché, dopo questa prova d’amore della Divina Provvidenza, un rifiuto, cosa comporta?

C’è, però, qualcosa di ancora più crudele. Oggi, pochissime persone sanno di questa lettera in Austria e fra i Salesiani. L’originale è nell’archivio centrale dei Salesiani, che si guardano bene dal darle la dovuta diffusione. Non risulta che Francesco Giuseppe l’abbia menzionata ai suoi parenti o ai suoi assessori politici. E ciò mentre la fama di santità di Don Bosco era ormai ben nota in tutta l’Europa. Perfino rivoluzionari, come Cavour, facevano finta di ammirare Don Bosco, tanta era la sua fama.

Eppure, sembra che l’imperatore d’Austria non ne abbia tenuto conto. E la gloria d’Austria si estinse…

Nota:

[1] Cfr. Cecilia Romero (a cura di), I sogni di Don Bosco. Edizione critica, Elle Di Ci, Torino, 1978, Vol. 4, pp. 35-36. Secondo le annotazioni di Don Gioachino Berto sulla copia del sogno di don Bosco, la lettera fu inviata all’Imperatore nel luglio 1873 tramite la contessa Lützow. Lo stesso Berto scrive: «N.B. L’imperatore fece ringraziare la persona che gli aveva mandato il suddetto scritto, e che se ne sarebbe servito, ma in seguito si lasciò adescare dalla Prussia». Il testo del sogno si trova in ASC A 2230304.

Fonte: Brani tratti da una conversazione a cena, 30/12/1981. Tratto dalla registrazione magnetofonica, senza revisione dell’autore.

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