di Plinio Corrêa de Oliveira
28 settembre 1966 (*)
Domani abbiamo la festa di san Michele. Su di lui dice il Calendario liturgico: “San Michele Arcangelo, Principe delle milizie celesti, ha combattuto nel Cielo gli angeli ribelli”. Compete a lui continuare questa lotta lungo la storia per liberarci dal demonio. D’altronde, egli è il capo degli angeli custodi, è l’angelo protettore della Chiesa, colui che presenta al Padre Eterno il sacrificio eucaristico. Richiamo la vostra attenzione su questo fatto: egli è il capo degli angeli custodi non solo degli individui, ma anche delle istituzioni, a cominciare dalla più alta istituzione della Terra, la Santa Chiesa Cattolica Romana.
Ci si domanda quale sia il rapporto tra queste due missioni, cioè da una parte combattere gli angeli ribelli e dall’altra proteggere la Santa Chiesa di Dio. Io ritengo che le due missioni siano intimamente collegate. Egli difese Dio, che volle servirsi di lui come di uno scudo contro il demonio. Allo stesso modo, Dio vuole che egli sia lo scudo degli uomini e della Santa Chiesa Cattolica contro il demonio. Egli, però, non è solo scudo. È anche spada. Non si limita a difendere, ma attacca, sconfigge, scaccia nell’inferno. Ecco la doppia missione di san Michele Arcangelo.
È per questo che egli era considerato nel Medioevo un cavaliere, anzi il primo dei cavalieri, il cavaliere celeste, perfettamente leale, estremamente forte e angelicamente puro, come un vero cavaliere deve essere. Egli è anche vittorioso, poiché pone tutta la sua fiducia in Dio e, dopo la nascita della Madonna, anche in Lei. Proprio come un cavaliere.
San Michele è il nostro naturale alleato nella lotta contro la Rivoluzione. Cos’è il movimento contro-rivoluzionario se non un gruppo di uomini che, mutatis mutandis, porta avanti la stessa lotta di san Michele, difendendo l’onore di Dio e della Madonna, la gloria della Santa Chiesa Cattolica e della civiltà cristiana? Fra le due lotte vi è una grande affinità. Ecco perché possiamo procedere tranquilli avendo san Michele come il nostro speciale Patrono.
San Michele è anche il perfetto contemplativo. Scrive Dom Prosper Guéranger: “La Chiesa considera san Michele il mediatore della preghiera liturgica. Egli è l’anello tra l’umanità e la divinità. Dio, che dispone con ordine mirabile le gerarchie visibili e invisibili, si serve, a lode della Sua gloria, del ministero di questi spiriti celesti che contemplano sempre il volto del Padre, e che sanno meglio degli uomini amare e ammirare la bellezza della Sua infinita perfezione”. Dom Guéranger afferma che san Michele presenta al Padre Eterno il sacrificio eucaristico. E, infatti, a Fatima egli è apparso con un calice in mano.
Cosa vuol dire Michele? Mi-cha-El significa “Chi è come Dio”. Nella sua brevità, questo nome esprime la lode più eccelsa, l’adorazione più perfetta, il riconoscimento più completo della trascendenza divina. Esprime anche, per contrasto, la perfetta umiltà della creatura, un nulla di fronte all’Infinito. Perché chi esclama “Chi è come Dio!”, afferma contestualmente che egli non è niente. È l’umiltà perfetta, l’umiltà propria al cavaliere, che non ha niente né di dolciastro né di romantico.
Continua Dom Guéranger: “La Chiesa che è quaggiù invita anche gli spiriti celesti a benedire il Signore, a cantare le Sue lodi e a benedirlo incessantemente. La vocazione contemplativa degli angeli è il modello della nostra vocazione, come ha ricordato San Leone nella prefazione al «Sacramentario». È veramente degno e giusto ringraziare il Signore che, attraverso San Michele, ci insegna che la nostra vita dev’essere rivolta al Cielo. Ecco ciò che dobbiamo chiedere nel giorno della sua festa”.
Gli angeli sono membri della corte celeste. Nel Cielo, essi vivono nell’eterna contemplazione di Dio, conoscendolo, amandolo, lodandolo e servendolo sempre di più. Questa contemplazione si traduce in grandi celebrazioni, che alcuni mistici hanno potuto vedere. Non si tratta di mere metafore. Il Cielo è un’eterna celebrazione in cui Dio mostra sempre di più le Sue grandezze e gli angeli, insieme ai santi, lo acclamano con nuove lodi trionfali che non finiranno mai.
Questa è la felicità celeste. Il Cielo è la patria della nostra anima. Noi siamo stati creati per il Cielo. Solo il Cielo soddisfa pienamente tutte le aspirazioni della nostra natura. Questa felicità, però, comincia già sulla terra. Qualcosa dell’eterna felicità celeste si riflette sulla terra. Nelle epoche di vera fede, per esempio, qualcosa della pietà celeste si riflette nell’anima delle persone pie, salvo poi diffondersi per tutta la società, come un tesoro comune a tutta la Chiesa.
È proprio ciò che manca nei giorni nostri. L’uomo moderno non ha la minima idea di cosa sia la felicità celeste. E senza questa idea, egli non può avere nemmeno appetenza per il Cielo. L’uomo moderno è impantanato nel puro appetito dei beni terreni. Se egli potesse comprendere, anche se fugacemente, cos’è una consolazione dello Spirito Santo, cos’è una grazia dello Spirito Santo, cos’è il riflesso della felicità celeste che si può avere già su questa terra, egli forse potrebbe iniziare il cammino del distacco dai beni terreni, e cominciare a capire come tutto è transitorio, come tutto quaggiù diventa alla fine polvere.
Ecco di cosa abbiamo bisogno oggi, e che gli angeli possono aiutarci a ottenere. Loro, che sono già inondati della felicità celeste, possono comunicarcela. È un fenomeno mistico per il quale, in un certo qual modo, gli angeli possono farci partecipare alla loro felicità, alla loro celebrazione meravigliosamente armoniosa. È un po’ come se il canto degli angeli arrivasse fino all’orecchio di coloro che aprono l’anima alla grazia divina, dandogli uno speciale appetito per le cose del Cielo.
Il nostro tempo risente drammaticamente della mancanza di tale appetito. Troppe persone si interessano solo alle cose della terra, il denaro, la politica, il godimento mondano, le notizie frivole di ogni giorno. Non si interessano più delle cose dottrinali e, tantomeno, delle cose del Cielo.
Chiediamo agli angeli che ci comunichino il desiderio delle cose celesti di cui loro sono pieni. Ecco un’intenzione per la festa di domani. Chiediamo, in particolare, che san Michele faccia di noi perfetti cavalieri della Madonna.
Nota: Tratto dalla registrazione magnetofonica di una riunione per soci e cooperatori della TFP brasiliana a San Paolo del Brasile. Senza revisione dell’autore. Traduzione del sito www.atfp.it