San Luigi Gonzaga (21/6) e l’educazione dei bambini

di Plinio Corrêa de Oliveira

“Santo del giorno”, 9 febbraio 1966

 

San Luigi Gonzaga (1568-1591) era il figlio primogenito di Ferdinando, marchese di Castiglione. Alla pietà precoce si aggiungeva il bellicoso ribollire del sangue ancestrale. Così il marchese gli regalò una piccola armatura, un elmo, una piccola spada e un piccolo archibugio. E lo portò all’accampamento di Casal-Major, dove doveva passare in rassegna le truppe che stava portando con sé per la guerra del re spagnolo contro Tunisi.

A Luigi piaceva stare con i tercios spagnoli – le più famose truppe di fanteria dell’epoca – imitando il loro passo marziale. Ma spesso ripeteva il loro gergo e le parole talvolta sconvenienti di alcuni di loro. Il suo tutore lo rimproverò, dicendogli che quello non era il linguaggio delle labbra pulite. Anche se il bambino di cinque anni non capiva cosa volesse dire, pianse amaramente per quell’errore involontario, che ricorderà sempre come uno dei più gravi della sua vita. E dice che da quell’episodio iniziò la sua “conversione”!

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Commenti del Prof. Plinio:

Il nostro servizio di ricerca mi ha inviato un estratto della vita di san Luigi, tratto dal libro di Daurignac, “La vie des saints”:

Al momento della partenza, essendo arrivato per il corpo d’armata comandato da Don Ferrante de Gonzaga, padre di San Luigi, Luigi fu inviato a Castiglione. Partendo da (…?), don Francesco del Turco salì sulla carrozza del giovane principe. I signori del seguito lo accompagnarono a cavallo. Quando furono vicini all’aperta campagna, il tutore disse al suo pupillo, con il tono solenne e rispettoso con cui gli parlava sempre: “Monsignore, da diversi giorni ho un’osservazione importante da fare a vostra signoria. Volevo aspettare che voi lasciaste Casals, per non essere pronto a rinnovarla.

– Che cosa ho fatto, per caso? chiese il ragazzo, commosso.

Risposta: Ecco cosa è successo. Vostra signoria, durante tutto il vostro soggiorno a Casals avete vissuto in campagna, questa era la volontà del principe, vostro padre. Ma vostra signoria ha introdotto parole ed espressioni sconvenienti, che un principe del suo sangue non dovrebbe mai permettersi, e che dovrebbe addirittura ignorare, perché sarebbe motivo di grande dolore per la principessa sua madre, se dovesse cogliere queste cose sulle labbra di suo figlio.

– Ma, mio caro amico (si noti che S. Luigi Gonzaga aveva quattro anni), non so che cosa sia. Che cosa ho detto di sbagliato? E il bambino scoppiò a piangere. Il precettore ricordò allora al suo allievo le parole di cui l’innocente bambino non aveva capito né il significato né l’inopportunità.

– Non mi succederà mai più, mio buon amico, rispose San Luigi, tutto afflitto per la sua colpa. Ti prometto di pensarci sempre.

Fu fedele alla sua promessa. Questa colpa, tutta di ignoranza, San Luigi di Gonzaga non la dimenticò mai. La considerava come la colpa più deplorevole che avesse mai commesso in vita sua, e più tardi confessò che il ricordo di questa colpa lo umiliava profondamente.

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San Luigi Gonzaga – giovane principe, all’età di 17 anni e mezzo. Dal quadro del Collegio Romano della Compagnia di Gesù, dipinto da un ignoto maestro della scuola di Paolo Veronese (Cagliari)

Mi sembra doveroso riassumere i fatti. San Luigi Gonzaga aveva sangue spagnolo, ma era figlio di un principe semi-sovrano d’Italia, della casa di Castiglione, imparentata con le più grandi case sovrane d’Europa, tra cui la casa d’Austria, la più importante di tutte. Aveva quattro anni e poco prima di quell’età era già inserito negli ambienti militari.

Sembra un eccesso, ma al contrario è una cosa splendida. È perché i bambini vengono messi all’asilo fin da piccoli che finiscono in una sorta di infanzia per tutta la vita. Quando si vuole che un bambino cresca, non lo si mette in un asilo, ma in strutture più adatte per lo sviluppo della sua personalità. Ho l’impressione che queste politiche dell’asilo abbiano una certa complicità nei problemi di destrutturazione delle generazioni di oggi.

Crescere è una cosa propria del bambino. Invece di metterli su un gradino più alto, dove cercano di accelerare la loro ricerca di uno stato superiore, l’educazione è fatta per comprimerli. Il ragazzo rimane un ragazzo per molto tempo e, una volta terminato, viene educato insieme alle ragazze: la co-educazione. C’è il rischio che emerga un elemento ibrido, né adulto né infantile, né maschile né femminile.

Così San Luigi non viene mandato all’asilo, ma all’esercito. Ora, come sappiamo, il linguaggio degli ambienti militari non è sempre il più puro ed elevato possibile. E il ragazzo imparò molte parole gergali militari, che non facevano parte del linguaggio della famiglia e che avevano un significato osceno e immorale.

Ecco che arriva il precettore – vedete come viaggia il ragazzo, come viaggiava un principe in quell’occasione; andava in carrozza con il suo precettore e aveva un seguito di gentiluomini che lo accompagnavano a cavallo – e solo dopo che aveva lasciato la città dove aveva contratto questa cattiva abitudine, ed era già in mezzo alla campagna, gli parlò.

Osservate la gravità che il precettore attribuì alla questione. Gli spiriti più superficiali troverebbero questa gravità esagerata. Disse che un principe di sangue non avrebbe mai dovuto imparare tali parole e che un principe di tale rango non avrebbe dovuto nemmeno conoscerne il significato. San Luigi chiese cosa fosse, ne fu molto addolorato, ecc.

Si dirà che questo precettore è stato imprudente: il ragazzo, non sapendo cosa fosse, non aveva fatto alcun male. Al contrario, ha rivelato una visione profonda delle cose: la parola è tale che, anche se la persona non sa cosa significhi, fa del male con essa. Per esempio: una persona che ha l’abitudine di pronunciare un’esclamazione blasfema. È inutile correggerla? Niente affatto: la parola ha intrinsecamente un cattivo significato e le labbra di un figlio della Madonna non devono essere sporcate pronunciando parole oscene.

E ora l’umiltà di San Luigi: l’umiltà è verità e la verità lo porta a considerare il suo peccato così grave da essere il più grave della sua vita. Ed ecco che emerge un’innocenza, una santità così splendente.

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