Tre giorni dopo, il cardinale arcivescovo di Quito, monsignor Pablo Muñoz Vega, intervistato da un importante quotidiano della città, si riferisce – senza menzionare la dichiarazione della TFP – al problema delle relazioni della Santa Sede con il mondo comunista. Il Porporato sostiene che, essendo la virtù nel mezzo e non agli estremi, la Chiesa assume una posizione che non è né capitalista né comunista, ma che sta tra le due. Ciò, continua il prelato, fa sì che la Chiesa riceva critiche da entrambe le parti, ma la simultaneità con cui queste si verificano è qualcosa di onorevole per lei, poiché costituisce la prova che si trova nel mezzo, e quindi con la verità; queste considerazioni dimostrerebbero implicitamente che la TFP è nell’errore, cioè in uno degli estremi: il capitalismo.
Nella dichiarazione Verità, Errore e Via di Mezzo – di cui sono state distribuite 10.000 copie per le strade di Quito – la TFP, riaffermando la sua filiale e ardente obbedienza al Santo Padre e al Prelato di Quito, in tutti i termini e nella misura prescritti dalla dottrina e dalle leggi della Santa Chiesa Cattolica, fa riferimento al comunicato del Cardinale.
La TFP sostiene che da anni in certi ambienti ecclesiastici si sente parlare di una posizione cattolica né capitalista né comunista, ma che non si è mai riusciti a far spiegare a qualcuno, in termini concreti, in cosa consista tale posizione. Affermare che la posizione della Chiesa non è né capitalista né comunista non significa definirla per ciò che è, ma solo per ciò che non è. L’ente, scusandosi per dire che tale definizione ha più il carattere di una evasione che di un’affermazione sostanziale e chiara, chiede al Pastore una definizione in termini positivi o che, almeno, indichi un’opera in cui tale definizione appaia. Allo stesso modo, sostiene che in qualsiasi controversia non è lecito ammettere, a priori, che entrambi i contendenti siano necessariamente agli estremi e che la via di mezzo si trovi semplicemente a tracciare una linea equidistante tra ciò che afferma l’uno e l’altro. Sarebbe quindi indispensabile, in tutta onestà, dimostrare che entrambe le parti sono agli estremi. L’ente afferma di non trovare tale prova, per quanto lo riguarda, nel comunicato del Cardinale e gli chiede di indicare in quale argomento della dichiarazione della TFP, o della rivista “Reconquista”, esista una posizione contraria alla dottrina della Chiesa, che possa essere definita estremista.
“Se il semplice fatto di essere agli antipodi del comunismo dovesse convincerci automaticamente che siamo in errore, non sapremmo come interpretare l’atteggiamento di molti santi canonizzati dalla Chiesa, teologi e filosofi di grande valore, che nei secoli passati si sono posti agli antipodi delle eresie contro le quali hanno lottato con santo coraggio…
“In realtà, il criterio della ‘via di mezzo’, a causa del fatto di esprimersi per analogia, in termini geometrici, richiede che sia usato con estrema cautela in materie di questo tipo, così distanti per loro natura dalla geometria. E, come figli che siamo della Chiesa infallibile, invece di cercare dove sia la via di mezzo, per trovare lì la verità, ci sembra più sicuro cercare la verità, per affermare che lì è la via di mezzo. Perché, se la virtù è nel mezzo, il mezzo sarà necessariamente dove c’è la virtù. E la via della verità e della virtù, la troveremo nella dottrina della Santa Chiesa infallibile. Per questo, invece di chiedere se siamo nel mezzo, chiediamo se, sì o no, i nostri scritti sono conformi agli insegnamenti della Chiesa”.
Non ci fu nessuna nuova dichiarazione del cardinale Muñoz Vega su questo argomento (cfr. “TFP Informa“, Trece años de luchas en Ecuador, Numero speciale agosto-novembre 1983, pag. 6 e 7).