Radiomessaggio natalizio di Sua Santità Giovanni XXIII ai fedeli e ai popoli del mondo intero, Giovedì, 22 dicembre 1960:
(…) Ecco l’uomo, ecco il credente in faccia alla verità, che si impone suaviter et fortiter, con soavità e fermezza.
Le parole di Cristo mettono infatti ogni uomo di fronte alla sua responsabilità, di accettare cioè o di respingere la verità; invitando ciascuno con forza suadente a stare nel vero, a nutrire i propri pensieri di verità, ad agire secondo la verità.
Questo messaggio augurale, che amiamo portarvi, è pertanto un richiamo solenne a vivere in essa, secondo il quadruplice dovere di pensare, onorare, dire e fare la verità. Tale dovere scaturisce in modo chiaro e incontrovertibile dalle parole del Libro Sacro, che vi abbiamo ricordate, dall’armonia, piena di soavi e anche di severe rispondenze, dell’Antico e del Nuovo Testamento.
E dunque anzitutto pensare la verità: avere idee chiare sulle grandi realtà divine e umane, della Redenzione e della Chiesa, della morale e del diritto, della filosofia e dell’arte. Avere idee giuste, o cercare di formarsele con senso di coscienziosità e di retta intenzione.
Si assiste purtroppo, pressoché quotidianamente, a una sconcertante leggerezza nel riferire o dissertare su argomenti, in una forma che denota l’impreparazione — è il meno che si possa dire — di chi si assume questi compiti. Per questo, in un Nostro recente discorso inteso alla salvaguardia dell’istituto familiare, abbiamo invitato « quanti hanno volontà e mezzi per influire sulla pubblica opinione, affinché i loro interventi siano sempre di chiarificazione, non di confusione delle idee; di rettitudine, di rispetto » [alla S. Romana Rota, 25 ottobre 1960; A. A. S. LII (1900), p. 901.].
Onorare la verità. È invito ad essere di esempio luminoso in tutti i settori della vita individuale, familiare, professionale e sociale. La verità ci rende liberi [27]; essa nobilita chi la professa apertamente e senza rispetti umani. Perché adunque aver timore di onorarla e di farla rispettare? Perché scendere ad accomodamenti con la propria coscienza, accettando compromessi stridenti con la vita e la pratica cristiana, quando invece solo chi ha la verità dovrebbe essere convinto di avere con sé la luce, che dissipa ogni tenebra, e la forza trascinatrice che può trasformare il mondo? Non è colpevole soltanto chi deliberatamente sfigura la verità, ma lo è altrettanto chi, per timore di non apparire completo e moderno, la tradisce con l’ambiguità del suo atteggiamento.
Onorare dunque la verità con la fermezza, il coraggio, la consapevolezza di chi possiede forti convincimenti.