La virtù evangelica dell’astuzia serpentina

In Difesa dell’Azione Cattolica, Plinio Corrêa de Oliveira, Editora Ave Maria, São Paulo, 1943, Quinta Parte – Conferma del Nuovo Testamento, Capitolo singolo (continuazione)

 

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SailkoCC BY 3.0, via Wikimedia Commons

“L’astuzia del serpente”

Iniziamo quindi con la virtù dell’astuzia o, in altre parole, con la virtù evangelica dell’astuzia serpentina.

Nostro Signore raccomanda con enfasi la prudenza in molti casi, facendo capire ai fedeli che non devono avere un candore cieco e pericoloso, ma che la loro bontà deve al contrario coesistere con un amore vivo e diligente per i doni di Dio; così vivo e diligente da poter riconoscere, nonostante le mille false apparenze, i nemici che vogliono derubarli. Vediamo un passaggio:

“Guardatevi dai falsi profeti che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro son lupi rapaci. Dai loro frutti li riconoscerete. Si raccoglie forse uva dalle spine, o fichi dai rovi? Così ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi; un albero buono non può produrre frutti cattivi, né un albero cattivo produrre frutti buoni. Ogni albero che non produce frutti buoni viene tagliato e gettato nel fuoco. Dai loro frutti dunque li potrete riconoscere” (Mt 7,15-20).

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Questo brano è un piccolo trattato sulla furbizia. Inizia affermando che dobbiamo lottare non solo con i nemici apparenti, ma anche con i falsi amici, e che i nostri occhi devono quindi essere vigili, non solo contro i lupi che si avvicinano apertamente, ma anche attenti alle pecore per vedere se sotto la lana bianca possiamo trovare il manto rosso e mal dissimulato di qualche lupo astuto. Questo significa che un cattolico deve avere una mente penetrante e agile, diffidare sempre delle apparenze e fidarsi solo di chi dimostra, dopo un attento e sapiente esame, di essere una vera pecora.

Ma come possiamo discernere una falsa pecora da una vera?Dai loro frutti si riconosceranno i falsi profeti”. Nostro Signore sta dicendo che dobbiamo prendere l’abitudine di analizzare attentamente le dottrine e le azioni del nostro prossimo, per valutare i suoi frutti secondo il loro valore reale e prendere le necessarie precauzioni quando sono cattivi.

Questo obbligo è importante per tutti i fedeli, che hanno il dovere di rifiutare le false dottrine e le seduzioni di amici che vorrebbero attirarli nel male o tenerli nella mediocrità. Questo dovere è molto più grave per i dirigenti dell’AC, che devono essere ancora più vigili su sé stessi e sugli altri e assicurarsi, con la loro astuzia e la loro vigilanza, che non si permettano ai uomini che potrebbero essere affiliati a dottrine o a sette ostili alla Chiesa di rimanere tra i fedeli o di salire a posizioni di grande responsabilità.

Guai a quei leader il cui errato senso di apertura neutralizza l’esercizio costante della vigilanza intorno a loro! Perderanno un numero maggiore di anime a causa della loro negligenza rispetto a molti nemici dichiarati del cattolicesimo. Essendo incaricati, sotto la direzione della gerarchia, di moltiplicare i talenti, cioè le anime nelle file dell’AC, non devono né sotterrare il tesoro né, con la loro “buona fede”, lasciarlo cadere nelle mani dei ladri. Se Nostro Signore è stato così severo con il servo che non ha fatto fruttare il talento, cosa farebbe con un uomo che dorme quando entra il ladro?

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