I falsari

Folha de S. Paulo, 23 agosto 1970

di Plinio Corrêa de Oliveira

Penso che Lenin sia il più eminente uomo politico della nostra epoca; il suo ricordo appartiene non soltanto all’Unione Sovietica, ma al mondo intero. Sono convinto che è dovere degli intellettuali cileni partecipare a tutte le iniziative destinate a commemorare il centenario della nascita di Lenin”. Secondo la quotata rivista di Madrid Fuerza Nueva, queste parole sono state pronunciate nel periodo preparatorio della campagna mondiale commemorativa del centenario di Lenin, dall’esponente democristiano cileno Maximo Pacheco, ministro della Pubblica Istruzione del caro paese andino (1).

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A mio modo di vedere illustrano perfettamente la pretesa equidistanza che la Democrazia Cristiana si vanta di mantenere tra il capitalismo e il comunismo. Come è noto, Lenin è stato, nel processo rivoluzionario russo, il corrispondente di Robespierre, Danton e Marat nel processo rivoluzionario francese. Ossia, un perfetto scellerato. La DC, sempre pronta a censurare freneticamente qualsiasi misura di forza adottata in Occidente contro il comunismo, proclama tuttavia, ai quattro venti, che Lenin è stato un grand’uomo in tutta l’estensione del termine. È imparzialità questa?

Consideri il lettore che il ministero affidato a Maximo Pacheco dal presidente democristiano Eduardo Frei è quello della Pubblica Istruzione. E non si sorprenderà venendo a sapere che nelle scuole pubbliche cilene si è svolto tutto un programma di commemorazioni del centenario di Lenin. E così si renderà conto dell’immenso vantaggio che il comunismo ricava quando è al potere la Democrazia Cristiana.

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È logico che, vedendo in Lenin la figura di maggiore rilievo del nostro secolo, la DC non esiti a usare di quando in quando i metodi forti, cosi graditi al despota rosso. E non solo contro i grandi, di cui la DC si proclama nemica sistematica e irriducibile, ma anche contro i piccoli, quando questi ultimi ostacolano, per poco che sia, i programmi “sociali” del partito.

Così, El Diario Ilustrado, uno dei giornali di maggiore rilievo della stampa cilena, ha pubblicato una piccola storia – ben documentata anche con fotografie – che ci lascia chiaramente cogliere di che natura è il dispotismo democristiano (2).

Nella provincia di Santiago, nella zona detta El Paico, vi era una proprietà agricola in cui tutti, padroni e dipendenti, erano felici. Nessuno in quel luogo voleva saperne della riforma agraria. Nonostante ciò, la CORA (organismo cui compete, secondo la legge della riforma agraria, l’effettuazione della divisione socialista e confiscatoria delle terre) intervenne anche lì, per obbligare tutti a essere felici, non della felicità che possedevano e amavano, ma della felicità che la Democrazia Cristiana voleva loro imporre. Perciò le terre furono divise. Scontenti, i proprietari se ne andarono; e anche i lavoratori agricoli. Fuggirono tutti dalla “felicità” socialista. La CORA, leninianamente, non batté ciglio. Chiamò gente da altre parti, a tentare l’avventura della “felicità” che gli abitanti naturali della zona avevano prudentemente rifiutato; e, come vedremo, la gente che veniva era, come la CORA e la DC, biliosa e turbolenta.

Tutto questo si dimostrò con un episodio tipico del riformismo agrario. Inserita nella proprietà detta La Red, vi era come un’isoletta appartenente a terzi, e che la divisione coatta non aveva toccato. Era la dimora di una famiglia di onesti ed esemplari lavoratori rurali che servivano i padroni di La Red da più di trent’anni e avevano avuto, come ricompensa, il dono dell’immobile, ossia della casa e di una certa estensione di terra circostante. Modello, come si vede, di perfetti rapporti tra padroni e dipendenti.

Nessuno si meraviglierà venendo a sapere che, non toccata dalla confisca, la famiglia così beneficata – il suo nome è Castillo Guajardo – volle rimanere sotto il tetto che legittimamente aveva ricevuto.

Questa vicinanza non era però gradita agli ultimi arrivati. E ancora meno alla CORA. Perché i Castillo Guajardo si mostravano contrari al riformismo agrario democristiano instaurato nella loro patria. I partigiani della CORA diedero allora inizio, contro l’infelice famiglia, a una guerra di nervi. Cominciarono con la minaccia di espellerla a viva forza. Poi, la persecuzione cambiò aspetto: fu tagliata l’energia elettrica della modesta abitazione. E fu rifiutato qualsiasi lavoro nelle terre della CORA ai Castillo Guajardo. Infine la casa fu circondata con filo spinato, in modo da ridurre la famiglia alla esclusiva occupazione della sua dimora e da impedirle di usare quel piccolo pezzo di terreno (nemmeno un ettaro), che coltivava e in cui allevava api. Questa misura fu ordinata espressamente dalla CORA stessa.

Qual’era la colpa di questa famiglia modesta, pacifica e operosa?

Non si trattava di una colpa sola. Erano due:

1) Rimanere ferma nella sua proprietà mentre il potentissimo organismo incaricato di fare la riforma agraria non voleva, sul posto, autentici proprietari, ma semplici usuari, come vi sono nei kolkhoz della Russia sovietica;

2) Pensare e dire che della felicità dei braccianti e dei piccoli proprietari aveva una concezione diversa da quella della DC.

Il racconto del Diario Ilustrado non dice, purtroppo, come è finito il caso. Ma quanto è stato fino a questo punto narrato è una significativa dimostrazione di come sono l’ideologia, il temperamento e lo stile della DC.

E non fa meraviglia che l’esponente democristiano istallato al ministero della Pubblica Istruzione sia un così caloroso ammiratore di Lenin.

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DC e gruppi del Terzo Mondo sono una cosa sola. Anche i preti del Terzo Mondo pretendono di essere equidistanti dai due grandi blocchi, quello socialista e quello capitalista. Ma in realtà lavorano ostinatamente per l’eliminazione della proprietà privata in tutta l’America Latina. Così mons. Helder Câmara, parlando recentemente alla stampa al momento della sua partenza per gli Stati Uniti, si è dichiarato contrario alla proprietà privata. In Argentina, i preti del Terzo Mondo stanno sconvolgendo il paese con le loro dichiarazioni comunistoidi. E in Perù i preti del Terzo Mondo hanno appena resa pubblica una dichiarazione, in cui tra l’altro si mostrano favorevoli alla instaurazione del collettivismo.

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Come possono queste dottrine, così radicalmente contrarie a quella della Chiesa, prosperare con l’etichetta cristiana? Di chi è la colpa?

Il fenomeno è troppo complesso, perché si possa rispondere a questa domanda con poche frasi. Ma cade opportuno a questo punto citare una osservazione del grande de Maistre:

“[…] le opinioni errate assomigliano alla moneta falsa che, coniata all’inizio da grandi colpevoli, in seguito è spesa da uomini onesti che perpetuano il delitto senza esserne consapevoli” (3).

Questa onestà equivoca e di dubbia qualità è tipica di quelli che molto incisivamente e soprattutto molto adeguatamente vengono chiamati utili idioti.

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Note:

(1) Cfr. Fuerza Nueva. 11-5-1970.

(2) Cfr. El Diario Ilustrado, 11-8-1970.

(3) Joseph de Maistre, Soirées de St. Petersbourg, La Colombe, Parigi, 1960, p. 33 (trad. it., Le serate di Pietroburgo, Rusconi, Milano, 1971, p. 21).

(*) Cfr. “Il crepuscolo artificiale del Cile cattolico”, PLINIO CORRÊA DE OLIVEIRA E TFP CILENA, Cristianità, Piacenza 1973, pag. 25-28. I grassetti sono del sito www.pliniocorreadeoliveira.info

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