TRADIZIONE FAMIGLIA PROPRIETÀ, Roma, Anno 30, n. 104 ottobre 2024, pag. 22-23
di Plinio Corrêa de Oliveira
Nostro Signor Gesù Cristo elevò il matrimonio a Sacramento, conferendogli quindi una grande dignità. Vi sono innumerevoli santi sposati. Il matrimonio è uno stato perfettamente conforme alla morale. Nel matrimonio si può arrivare all’apice della virtù.
Nella prima Lettera ai Corinzi, San Paolo dice chiaramente che sposarsi è un bene, ma restare celibe è ancor “meglio”. Ora, si sposarsi è un bene, perché non sposarsi è un bene maggiore?
Il motivo è questo. L’uomo ha cinque sensi. Il più nobile è la vista perché è il senso più conoscitivo. È attraverso la vista che noi prendiamo maggiormente contatto con la realtà esterna. Possiamo capirlo dal fatto che è molto più facile suicidarsi perché si sia rimasto cieco che perché si sia rimasto sordo o senza olfatto. Il cieco soffre un’amputazione tremenda nel suo essere.
Il senso meno conoscitivo, il più basso, il più povero è quello del tatto. È quello che parla più alla materia che allo spirito. È anche quello più disordinato in conseguenza del peccato originale.
Il punto dove il senso del tatto si mostra più disordinato è proprio in ciò che riguarda la purezza. È qui che il disordine passionale nell’uomo si fa sentire con più forza. L’istinto sessuale nell’uomo è impetuoso, brama, assale, lo accompagna tutto il giorno. Egli deve continuamente lottare per mantenersi puro.
Questo istinto, proprio perché è il più basso, è quello che più facilmente trascina l’uomo, inducendolo a ogni sorta di disordine morale. È l’istinto che più fa diventare l’uomo un essere materiale. Quando l’uomo dà sfogo all’istinto sessuale in modo sregolato, la sua parte materiale prende il sopravento, a scapito di quella spirituale.
Il vizio dell’impurità trascina l’uomo verso il basso, verso le cose della materia. Egli perde la forza per concentrarsi nelle cose più elevate, perde il gusto per l’astrazione. La fantasia comincia a invadere e dominare la sua anima. La sua volontà si rammollisce. Il suo raziocinio diventa titubante e poco penetrante. Mentre gli aspetti spirituali si spengono, la materia comincia a comunicarle qualcosa di animale. L’impurità fa dell’uomo ciò che le Sacre Scritture chiamano un animalis homo.
La purezza è il contrario. La purezza è quella forza d’anima per la quale l’uomo ama le cose spirituali, ama la sua dignità. Lo spirito ha una dignità molto superiore a quella della materia. Per il nostro spirito, noi siamo simili agli angeli. All’uomo spirituale piace pensare, alla sua volontà piace il volere, alla sua intelligenza piace afferrare le idee. Dominando la materia, egli si difende contro l’assalto dell’impurità.
L’uomo spirituale sa trattare bene la materia, perché essa è un dono di Dio. Sa prendersi cura di se stesso, sa riposarsi quanto serve, ecc. Egli sa come dare al “fratello corpo” quella quota di piacere che gli è dovuta. Ma egli stabilisce un limite. Egli sa che è stato concepito nel peccato originale, e che il suo corpo chiede continuamente cose alle quale non può acconsentire: chiede di mangiare e di bere in eccesso, chiede di dormire oltre misura, di sentire musica in modo smodato, ecc. L’uomo spirituale, però, sa mantenere il corpo nei propri limiti.
Per raggiungere questo, egli deve lottare contro il più basso dei suoi istinti: quello sensuale. Non è un istinto di per sé censurabile, ma è quello che più facilmente può portare al disordine.
La condizione migliore per portare avanti questa lotta è proprio la castità perfetta. Mantenendosi perfettamente casto, rigettando qualsiasi concessione all’impurità, mai permettendo un cattivo pensiero né un cattivo sguardo, egli creerà condizioni ottime per il trionfo dello spirito sulla materia.
Potete quindi capire perché la Chiesa dà tanta importanza alla verginità.
L’anima dell’uomo casto è come un palazzo, con un corpo centrale e due ali. Il corpo centrale è quello che ho appena descritto. Le due ali sono: l’amore per le gerarchie armoniche e la combattività. Una persona può sembrare molto pura, ma se non è sensibile alle gerarchie nell’universo, oppure se è pigra nella sua combattività, vuol dire che qualcosa nel corpo centrale non è a posto.
Così potete capire anche un altro punto: l’importanza della castità come fattore di civiltà. Il Regno di Maria previsto da tanti santi sarà la civiltà della castità. Ci saranno ovviamente persone sposate, fedeli al Sacramento del matrimonio. Ma ci sarà anche un gran numero di persone che rinunceranno al matrimonio per dedicarsi alle cose più elevate, alla Religione in tutti i suoi aspetti. Il Regno di Maria sarà il regno di Colei che, prima di tutto, è una Vergine, la cui fecondità proviene dalla sua verginità. Lei non sarebbe stata scelta come Madre di Cristo se non fosse Vergine.
Ecco perché i cattolici oggi devono coltivare specialmente questa virtù. Non potremo costruire il Regno di Maria con materiale deteriorato. Nello scontro fra il bene il male, i vincitori saranno i puri.
Da una riunione per soci e cooperatori della TFP brasiliana, 26 gennaio 1967. Tratto dalla registrazione magnetofonica, senza revisione dell’autore.
San Luigi Gonzaga, Patrono della purezza, all’età di diciassette anni