Severità nel punire
Se un frate, per istigazione del diavolo, dovesse fornicare, sia spogliato dell’abito, che per il turpe peccato ha perduto il diritto di portare, e lo deponga del tutto, e sia espulso totalmente dalla nostra Religione. E dopo faccia penitenza dei peccati (Cfr. 1Cor 5,4-5) [Capitolo XIII dalla Regola non bollata].
Severità nel giudicare
Dalla Regola non bollata, Capitolo V:
[15] 1 Custodite, perciò, le vostre anime e quelle dei vostri fratelli, perché è terribile cadere nelle mani del Dio vivente (Eb 10,31). 2 Se poi qualcuno dei ministri comandasse a un frate, qualcosa contro la nostra vita o contro la sua anima, il frate non sia tenuto ad obbedirgli, poiché non è obbedienza quella in cui si commette delitto o peccato.
[16] 3 Tuttavia, tutti i frati che sono sottoposti ai ministri e servi, considerino con ponderazione e diligenza le azioni dei loro ministri e servi. 4 E se vedranno che qualcuno di essi vive secondo la carne e non secondo lo spirito, quale è richiesto dalla rettitudine della nostra vita, dopo la terza ammonizione, se non si sarà emendato, lo notifichino al ministro e servo di tutta la Fraternità nel Capitolo di Pentecoste, senza che nulla lo impedisca.
[17] 5 Se poi tra i frati, ovunque siano, ci fosse qualche frate che volesse camminare secondo la carne e non secondo lo spirito, i frati, con i quali si trova, lo ammoniscano, lo istruiscano e lo correggano con umiltà e diligenza. 6 Che se, dopo la terza ammonizione, quegli non avrà voluto emendarsi, Io mandino oppure ne riferiscano al ministro e servo, e il ministro e servo lo tratti come gli sembrerà meglio secondo Iddio.
Dalla Regola non bollata, Capitolo VIII:
7 E se per caso, Dio non voglia, capitasse che un frate raccogliesse o avesse della pecunia o del denaro, eccettuato soltanto per la predetta necessità relativa agli infermi, tutti noi frati riteniamolo un falso frate e apostata e un ladro e un brigante, e un ricettatore di borse, a meno che non se ne penta sinceramente.
AMMONIZIONI
* Capitolo III – L’OBBEDIENZA PERFETTA:
(…) 7 Se poi il superiore comanda al suddito qualcosa contro la sua coscienza, pur non obbedendogli, tuttavia non lo abbandoni. 6 E se per questo dovrà sostenere persecuzione da parte di alcuni, li ami di più per amore di Dio. 9 Infatti, chi sostiene la persecuzione piuttosto che volersi separare dai suoi fratelli, rimane veramente nella perfetta obbedienza, poiché sacrifica la sua anima (Cfr. Gv 15,13) per i suoi fratelli.
[151] 10 Vi sono infatti molti religiosi che, col pretesto di vedere cose migliori di quelle che ordinano i loro superiori, guardano indietro (Cfr. Lc 9,62) e ritornano al vomito (Cfr. Pr 26,11; 2Pt 2,22) della propria volontà. 11 Questi sono degli omicidi e sono causa di perdizione per molte anime con i loro cattivi esempi.
* Capitolo VIII – EVITARE IL PECCATO DI INVIDIA:
1 Dice l’Apostolo: “Nessuno può dire: Signore Gesù (1Cor 12,3), se non nello Spirito Santo”; 2 e ancora: “Non c’è chi fa il bene, non ce n’è neppure uno” (Rm 3,12; Sal 13,1).
3 Perciò, chiunque invidia il suo fratello riguardo al bene che il Signore dice e fa in lui, commette peccato di bestemmia, poiché invidia lo stesso Altissimo, il quale dice e fa ogni bene (Cfr. Mt 20,15).
Dalla LETTERA A TUTTO L’ORDINE, Capitolo VI – DELLA REGOLA E DELL’UFFICIO:
(…) [227] 40 Perciò scongiuro, come posso, frate H. (Elia) ministro generale, mio signore che faccia osservare da tutti inviolabilmente la Regola, 41 e che i chierici dicano l’ufficio con devozione, davanti a Dio, non preoccupandosi della melodia della voce, ma della consonanza della mente, così che la voce concordi con la mente, la mente poi concordi con Dio, 42 affinché possano piacere a Dio, mediante la purezza del cuore, piuttosto che accarezzare gli orecchi del popolo con la mollezza del canto.
[228] 43 Per quanto mi riguarda, io prometto di osservare fermamente tutte queste cose, come Dio mi darà la grazia, e le insegnerò ai frati che sono con me perché le osservino, riguardo all’ufficio e alle altre norme stabilite dalla Regola.
[229] 44 Quei frati, poi, che non vorranno osservare queste cose, non li ritengo cattolici, né miei frati; non li voglio neppure vedere né parlare con loro, finché non abbiano fatto penitenza.
[230] 45 Lo stesso dico anche per tutti gli altri che vanno vagando, incuranti della disciplina della Regola; 46 poiché il Signore nostro Gesù Cristo dette la sua vita per non venir meno all’obbedienza del Padre santissimo (Cfr. Fil 2,8).
[Nota: i neretti sono del sito www.pliniocorreadeoliveira.info]