Il crociato del secolo XX – Plinio Corrêa de Oliveira, di Roberto de Mattei, Ed. Piemme, 1996, Prefazione di S. Em. Alfons Maria card. Stickler S.d.B.
I genitori di Plinio, l’avvocato João Paulo Corrêa de Oliveira e donna Lucilia Ribeiro dos Santos
Lucilia Ribeiro dos Santos (1), madre di Plinio, era nata il 22 aprile 1876 a Pirassununga, nello Stato di San Paolo, seconda di cinque figli. La sua infanzia si era svolta in un ambiente domestico tranquillo e aristocratico, illuminato dalle figure dei genitori Antonio (1848-1909), uno dei maggiori avvocati in quel tempo a San Paolo, e Gabriela (1852-1934).
Nel 1893 la famiglia si era trasferita a San Paolo, in un palazzetto nel quartiere signorile dei Campos Eliseos. Qui, a trent’anni di età, Lucilia aveva conosciuto e sposato l’avvocato João Paulo Corrêa de Oliveira (2), trasferitosi a San Paolo dal Nordest del Brasile, forse per suggerimento dello zio, il consigliere J oào Alfredo.
João Alfredo Corrêa de Oliveira, prozio di Plinio e Presidente del Consiglio dei Ministri durante l’Impero, autore della “legge aurea” che nel 1888 liberò gli schiavi in Brasile
Mentre donna Lucilia attendeva la nascita di Plinio, il suo medico le annunciò che il parto sarebbe stato rischioso e che probabilmente o lei o il bambino sarebbero morti. Le chiese dunque se non avesse preferito abortire, per evitare di mettere a repentaglio la propria vita. Donna Lucilia rispose in maniera tranquilla ma ferma: “Dottore, questa non è una domanda da farsi a una madre! Lei non avrebbe dovuto neppure pensarvi!” (3). Questo atto di eroismo rivela la virtù di una vita intera.
“La virtù – scrive mons. Trochu – passa facilmente dal cuore delle madri al cuore dei figli” (4). “Educato da una madre cristiana, coraggiosa e forte – scrive il padre Lacordaire di sua madre – la religione era passata dal suo seno nel mio, come latte vergine e privo di amarezza” (5). In termini analoghi Plinio Corrêa de Oliveira ricordò di dovere a donna Lucilia l’impronta spirituale che fin dall’infanzia segnò la sua vita: “Mia madre mi insegnò ad amare Nostro Signore Gesù Cristo, mi insegnò ad amare la Santa Chiesa Cattolica” (6). “Ho ricevuto da Lei qualcosa che deve essere preso profondamente sul serio: la Fede Cattolica Apostolica Romana e la devozione al Sacro Cuore e a Nostra Signora” (7).
Statue nelle Chiesa del Cuore di Gesù, a São Paulo, dei Salesiani, dove donna Lucilia si recava a pregare quotidianamente
In un’epoca in cui Leone XIII aveva esortato a collocare nel Cuore di Gesù “ogni speranza, e a lui domandare e da lui aspettare la salvezza” (8), la devozione che caratterizzò la vita di donna Lucilia fu quella al Sacro Cuore, devozione per eccellenza dell’età moderna (9). Una chiesa dedicata al Sacro Cuore, sorgeva non lontano dalla casa dei Ribeiro dos Santos (10). La giovane madre vi si recava ogni giorno, portando con se Plinio e Rosee. Fu qui, nel clima soprannaturale che caratterizzava le chiese di una volta, osservando la madre in preghiera, che si formò nello spirito di Plinio quella visione della Chiesa che lo avrebbe segnato in profondità. “Compresi – ricorderà Plinio Corrêa de Oliveira – che la fonte del suo modo di essere stava nella sua devozione al Sacro Cuore di Gesù per mezzo della Madonna”. Donna Lucilia rimase sempre fedele alla devozione della sua giovinezza. Negli ultimi anni della sua vita, quando le forze non le permettevano più di recarsi in chiesa, ella trascorreva lunghe ore in preghiera, fino a notte inoltrata, davanti ad una immagine di alabastro del Sacro Cuore intronizzata nel salone principale del suo appartamento”.
La nota dominante dell’anima di donna Lucilia era quella della pietà e della misericordia. La sua anima era caratterizzata da un’immensa capacità di affetto, di bontà, di amore materno che si proiettava al di là dei due figli avuti dalla Provvidenza.
“Ella possedeva un’enorme tenerezza: – diceva Plinio Corrêa de Oliveira – fu affettuosissima come figlia, affettuosissima come sorella, affettuosissima come sposa, affettuosissima come madre, come nonna e persino come bisnonna. Ella spinse il suo affetto fino a dove le fu possibile. Ma ho l’impressione che in lei c’è una cosa che dava il tono a tutti questi affetti: il fatto di essere, soprattutto, madre! Ella possedete un amore traboccante non solo per i due figli che ebbe, ma anche per quelli che non ebbe. Si direbbe che era nata per avere milioni di figli, e che il suo cuore palpitasse dal desiderio di conoscerli” (13).
Chi non ha conosciuto donna Lucilia può intuirne la fisionomia morale attraverso l’immagine che ne tramandano alcune espressive fotografie e attraverso le numerose testimonianze di chi la ricorda nella sua tarda età (14). Ella rappresentava il modello di una perfetta signora che avrebbe incantato un san Francesco di Sales alla ricerca del suo modello di Filotea (15). Si può immaginare che donna Lucilia educasse Plinio con le parole che san Francesco Saverio rivolse a suo fratello, accompagnandolo una sera ad un ricevimento: “Soyons distingués ad majorem Dei gloriam”.
La perfezione delle belle maniere è il frutto di un’ascesi che si può raggiungere solo con un’educazione distillata nei secoli o con un esimio sforzo di virtù, quale si riscontra spesso nei conventi contemplativi, in cui viene impartita un’educazione regale alle giovani novizie. Del resto l’uomo è fatto di anima e di corpo. La vita dell’anima è destinata a manifestarsi sensibilmente attraverso quella del corpo, la carità ad esprimersi in atti esterni di cortesia. La cortesia è un rito sociale alimentato dalla carità cristiana, anch’essa ordinata alla gloria di Dio. “La cortesia sta alla carità come la liturgia sta alla preghiera: il rito che l’esprime, l’azione che l’incarna, la pedagogia che la suscita. La cortesia è la liturgia della carità fraterna” (16).
Lucilia Ribeiro dos Santos incarnava lo spirito migliore dell’antica aristocrazia paulista. Nella gentilezza di antico stampo della madre, espressione della sua carità soprannaturale, il giovane Plinio vide un amore all’ordine cristiano spinto alle conseguenze estreme e un altrettanto radicale repulsione per il mondo moderno e rivoluzionario che si affermava. Il tratto aristocratico e l’affabilità delle maniere fu da allora una costante della sua vita. Plinio Corrêa de Oliveira, che nei modi ricordava il cardinale Merry del Val, il grande segretario di Stato di san Pio X celebre per l’umiltà dell’anima e la perfezione delle buone maniere, sapeva stare magnificamente in società. Il suo contegno era esemplare, la conversazione inesauribile e affascinante.
La Provvidenza dispose che quest’impronta fosse alimentata e rinnovata da una quotidiana convivenza che si prolungò fino al 1968, quando donna Lucilia morì a 92 anni di età.
Note:
(1) Su questa straordinaria figura rimandiamo alla biografia citata di J. S. CLÁ Dias, Dona Lucilia, con una prefazione del padre ANTONIO ROYO MARÍN O.P. “Si tratta – come scrive quest’ultimo – di una autentica ed esaustiva Vita di Donna Lucilia – che può essere paragonata alle migliori ‘vita di santi’ finora apparse nel mondo intero” (ivi, p. 11).
(2) João Paulo Corrêa de Oliveira, nato nel 1887, morì a San Paolo il 27 gennaio 1961. Più che dalla figura del padre, a cui fu legato da una lunga e affettuosa convivenza, la vita di Plinio Corrêa de Oliveira fu illuminata specialmente da quella della madre, cosi come donna Lucilia aveva avuto il proprio modello nel padre, Antonio Ribeiro dos Santos.
(3) J. S. CLA Dias, Dona Lucilia, cit., vol. I, p. 123.
(4) Can. FRANÇOIS TROCHU, Le Curé d’Ars, Librairie Catholique Emmanuel Vitte, Lyon-Paris 1935, p. 13. Da sant’Agostino, a san Bernardo, a san Luigi di Francia, fino a san Giovanni Bosco e a santa Teresa del Bambin Gesù, il numero dei santi che hanno riconosciuto nella virtù delle madri la fonte della propria è altissimo. Alle origini della santità si trova spesso, come osserva mons. Delassus, una madre virtuosa (cfr. Mons. HENRI DELASSUS, Il problema dell’ora presente, [2 voll.], tr. it. Cristianità, Piacenza 1977, vol. II, pp. 579-586).
(5) P. BARON, La jeunesse de Lacordaire, Cerf, Paris 1961, p. 39. Cfr. anche GENEVIÈVE GABBOIS, Vous êtes presque la seule consolation de l’Eglise, in JEAN DELUMEAU (a cura di), La religion de ma mère. Le rôle des femmes dans la transmission de la foi, Cerf, Paris 1992, pp. 314-315.
(6) P. CORRÊA DE OLIVEIRA, Un uomo, un’ideale, un’epopea, in “Tradizione, Famiglia, Proprietà”, n. 3 (1995), p. 2.
(7) J. S. CLA DIAS, Dona Lucilia, cit., vol. III, p. 85. “C’era un aspetto, in mia madre, che apprezzavo molto: continuamente, e fino al profondo dell’anima, ella era signora! Nei rapporti con i figli, manteneva una materna superiorità che mi faceva avvertire quanto male avrei fatto se avessi per caso trasgredito alla sua autorità, e quanto un mio tale atteggiamento le avrebbe causato tristezza, essendo al tempo stesso una brutalità e una malignità. Signora ella lo era, poiché faceva prevalere il retto ordine in tutti i campi della vita. La sua autorità era amena. A volte mamma castigava un poco. Ma perfino nel suo castigo o nel suo rimprovero, la dolcezza era così evidente che confortava la persona. Con Rosée, il suo modo di procedere era analogo, per quanto più delicato, trattandosi di una bambina. Il rimprovero, tuttavia, non escludeva la benevolenza, e mamma era sempre pronta ad ascoltare la giustificazione che i suoi figli volessero darle. Così, la bontà costituiva l’essenza della sua signorilità. Ossia era una superiorità esercitata per amore all’ordine gerarchico delle cose, ma disinteressata e affettuosa verso coloro sui quali si esercitava” (ivi, vol. II, pp. 16-17).
(8) LEONE XIII, Enciclica Annum Sacrum del 25 maggio 1889, in IP, Le Fonti della Vita Spirituale, (1964), vol. I, p. 198. La consacrazione del genere umano al Sacro Cuore, annunciata da Leone XIII nella sua Enciclica, avvenne l’11 giugno 1890.
(9) La devozione al Sacro Cuore è stata illustrata da tre magistrali documenti pontifici: le encicliche Annum Sacrum (1889) di Leone XIII; Miserentissimus Redemptor (1928) di Pio XI; Haurietis Aqua (1956) di Pio XII. Il suo grande apostolo nel Secolo XIX fu il gesuita francese Henri Ramière (1821-1884), che diresse e sviluppò in tutto il mondo l’associazione “Apostolato della Preghiera”. In Brasile, il grande propagatore della devozione al Sacro Cuore fu il padre Bartolomeo Taddei nato a San Giovanni Valle Roveto il 7 novembre 1837. Ordinato sacerdote il 19 aprile 1862, il 13 novembre dello stesso anno entrò nel noviziato della Compagnia di Gesù e fu destinato al nuovo Collegio S. Luigi Gonzaga a Itu in Brasile. Qui fondò l’ ”Apostolato della Preghiera” e iniziò a diffondere la devozione al Sacro Cuore che fu il centro della sua vita. Alla sua morte, il 3 giugno 1913, il numero dei Centri dell’”Apostolato della Preghiera”, da lui promossi in tutto il Brasile, ammontava a 1390 con circa 40.000 zelatori e zelatrici e 2.708.000 associati. Cfr. LUIGI ROUMANIE s.s., Il P. Bartolemo Taddei della compagnia di Gesù apostolo del S. Cuore in Brasile, Messaggero del Sacro Cuore, Roma 1924; ARISTIDE GREVE, Padre Bartolomeu Taddei, Editora Vozes, Petropolis 1938. Sulla devozione al Sacro Cuore cfr. l’opera classica di AUGUSTIN HAMON, Histoire de la dévotion au Sacré-Coeur, Beauchesne, Paris 1923-1945, 5 voll. e tra le opere recenti FRANCESCA MARIETTI, Il Cuore di Gesù. Culto, devozione, spiritualità, Editrice Ancora, Milano 1991.
(10) La Chiesa del Sacro Cuore, che sorgeva nel quartiere dei Campos Eliseos, era stata costruita tra il 1881 e il 1885, ed affidata ai salesiani. Padre Gaetano Falcone fu per lunghi anni stimato Rettore del Santuario. In questa Chiesa, dove in fondo alla navata laterale destra spiccava una bella statua dedicata all’Ausiliatrice, si sviluppò la devozione del giovane Plinio per la Madonna “Auxilium Christianorum” di Lepanto e del SS.mo Rosario.
(11) J.S. CLA Dias, Dona Lucilia, cit.. vol. I, p. 214.
(12) Ivi, vol. III, pp. 91-92. Donna Lucilia implorava abitualmente la protezione divina per mezzo di un’orazione al Salmo 90 e di una “novena irresistibile” al Sacro Cuore di Gesù (ivi, pp. 90-91).
(13) Ivi, vol. III, p. 155.
(14) Tra le sue qualità fu la continua polarizzazione tra il bene e il male, come ricorda il nipote Adolpho Lindenberg: “Mantenne in alto grado questa polarizzazione: un’azione è ottima, un’altra è pessima. Risaltava molto all’attenzione il fondamentale orrore che ella sempre ebbe per il peccato. Al mio sguardo di bambino o di ragazzino, in lei spiccava, più che questa o quella virtù, questo atteggiamento: la nozione di un bene per il quale dobbiamo entusiasmarci e sacrificarci, e la nozione di un male orribile che va odiato e disprezzato” (J. S. CLA DIAs, Dona Lucilia, cit., vol. II, p. 173).
(15) Il santo savoiardo insegna nella sua celebre opera come un’anima può vivere nel mondo senza imbeversi dello spirito del mondo: “Dio – egli afferma – vuole che i cristiani, piante vive della Chiesa, producano frutti di devozione ciascuno secondo la propria qualità e devozione” (SAN FRANCESCO DI SALES, La Filotea, parte I, cap. III).
(16) ROGER DUPUIS S. J., PAUL CELIER, Courtoisie chrétienne et dignité humaine, Mame, Paris 1955, p. 182.