di Plinio Corrêa de Oliveira
Plinio all’età di dodici anni: l’epoca delle grandi scelte di vita
Ero uno studente del Colégio São Luiz (…) quando arrivò un giovane sacerdote di nome Padre Castro e Costa, proveniente dallo Stato dell’Amazzonia, (…). Era un uomo intelligente, molto vivace, che si esprimeva con grande scioltezza e che entrava molto nei casi concreti, nelle situazioni concrete, ecc. e parlava e si mischiava nelle situazioni concrete degli studenti. E quando parlava della situazione degli studenti, si esprimeva molto a favore dei buoni contro i cattivi.
Gli studenti cattivi che avevano un vocabolario sporco, che uscivano dal Colégio São Luiz e spesso passavano davanti… non entravano – perché erano troppo giovani per farlo – ma passavano davanti alle case di prostituzione -, ecc. Un pericolo terribile! Potevano entrare in qualsiasi momento. Beh, erano numerosi.
E lui parlava contro questo (…). E quelli che mantenevano la castità erano felici, erano pochi, circa tre o quattro nella stanza. Uno di loro lo avete conosciuto, il dottor Arruda, quello con la barba bianca che è morto qualche tempo fa e che è stato mio collega quando ero ragazzo. Sono molto felice di rendergli omaggio, era molto puro e ostentatamente puro. E dava un ottimo esempio a scuola.
Ebbene, quelli di noi che erano puri erano molto ben protetti e molto ben sostenuti dall’atteggiamento di questo sacerdote.
In un’occasione, uno studente del Colégio São Luiz fece qualcosa che all’epoca era considerato un vero scandalo. Essendosi messo d’accordo col suo direttore spirituale, disse a tutti gli studenti della scuola che si sarebbe fatto prete. L’idea che uno studente volesse farsi prete era considerata il massimo della bruttezza, il massimo della ridicolaggine. Perché era una decisione controrivoluzionaria.
Il rivoluzionario [vuole] rimanere in una vita di perdizione e finire all’inferno, questo è il rivoluzionario.
Poi padre Costa disse – il ragazzo si chiamava Álvaro:
“Álvaro diventerà un sacerdote, ecc. Avete l’obbligo di rispettarlo, non potete prenderlo in giro, ha il diritto di essere ciò che vuole, ma il suo caso è speciale (…) perché il sacerdozio è una vocazione, è una chiamata di Dio. E una chiamata da parte di Dio non è facile, devi fare ciò che Dio ti chiama a fare. Quindi bisogna essere coraggiosi e andare. E lui ha avuto il coraggio di dire a tutti voi, che non siete d’accordo con lui, che lui diventerà un sacerdote e che quello che voi pensate è sbagliato, e che lui farà quello che vuole. Se Dio lo ha chiamato, non sarete voi a impedirgli di fare ciò che vuole”.
Tutto questo era nettare per me, pur non avendo intenzione di farmi prete; l’idea di essere un laico e di lavorare come laico nella Controrivoluzione, a favore della Chiesa quindi, ma come laico, era molto precisa in me. In ogni caso, mi faceva molto piacere che qualcun altro volesse farsi prete, e mi faceva particolarmente piacere che un prete si occupasse di difendere il bene con tanto calore.
Quando ci raccontò questo fatto, stavo vivendo in un periodo in cui ero molto delicato. (…) Ero così delicato che, per esempio, ero stato educato tra due bambine: mia sorella e una cugina che viveva con noi in casa e che fu cresciuta come se fosse mia sorella. (…). Avevo una serie di cugini che vivevano in un’altra casa e che incontravo molto spesso. Con uno di loro avevo un’amicizia, come quella che si ha con un fratello quando gli si vuole molto bene. Ma era qualcosa di diverso, erano case diverse. A casa mia c’erano queste due ragazzine più o meno della mia età.
Ero così pigro che, quando andavamo tutti fuori a fare una passeggiata – cosa che odiavo perché dovevo sforzarmi – a volte, come succede ai bambini che si portano dietro un piccolo giocattolo (…) e si distraggono con quello, un piccolo flauto, un fischietto, qualsiasi cosa, soprattutto un ragazzo ai miei tempi, io, per mollezza, lasciavo che l’oggetto cadesse a terra, e per mollezza lasciavo che rotolasse sul terreno e non lo rialzavo perché ero troppo pigro per accovacciarmi a raccoglierlo.
Naturalmente, entrambe vedevano che mi era caduto e con gentilezza, con affetto, correvano a raccoglierlo e me lo davano, e io ringraziavo, ma pensavo che fosse normale, perché ritenevo che fosse troppo difficile doversi chinare per raccoglierlo, e credevo fosse naturale che gli altri lo raccogliessero per me.
Ovviamente questo non ha senso perché, se era difficile per me, lo era anche per loro! Tanto più che io ero l’uomo, avevo l’obbligo di essere quello forte; le ragazze erano loro, io avevo l’obbligo di rendergli la vita più facile. Ma non è quello che io facevo.
Quindi ero molto molle! E ci sono stati periodi in cui la mia mollezza diveniva ancora più grande. E la mia inclinazione a essere un controrivoluzionario, ma senza combattere la battaglia controrivoluzionaria, in altre parole, a non parlare, a non discutere, ma a rimanere come uno che guarda le cose, e persino ad ascoltare gli insulti senza reagire, era un’inclinazione colossale. Ed era una colpa molto grave.
Ora, vedete come la grazia a volte usa le cose per riformare una persona.
Il sacerdote disse, e io mi stavo allietando nell’ascoltarlo:
“L’altro giorno Álvaro ha fatto una cosa che approvo totalmente. Ha detto che si sarebbe fatto prete a un ragazzo che glielo aveva domandato, e che era arrivato ridendo: ‘Álvaro, ti farai prete? Che cos’è? Etc.’. Álvaro gli ha risposto: ‘Sì, lo sarò, e a te cosa te ne importa?’ E l’altro gli ha detto: ‘Mi importa, perché sei un mio collega e non voglio che un mio collega abbia un atteggiamento ridicolo’. Álvaro allora ha fatto un passo in avanti e gli ha risposto: “Adesso ti insegno io’. Ha aperto il braccio e gli ha dato uno schiaffo colossale. Invece di arrabbiarsi – era naturale che i due si rotolassero per terra prendendosi a schiaffi – l’altro è rimasto in silenzio e non ha reagito più”.
Non avete idea di quanto mi abbia fatto bene quel piccolo fatto!
Ho capito che dovevo essere così e ho avuto una reazione all’interno della mia anima che mi ha portato energicamente a voler essere combattivo, ecc. E da quel momento ho iniziato a essere una persona combattiva ed energica. È nato dallo schiaffo di Álvaro, raccontato da padre Castro e Costa.
Nel corso della mia vita, la Madonna ha voluto che facessi molti atti energici, e li ho fatti, grazie a Lei. Ma spesso, mi ricordo dello schiaffo di Álvaro, e formulo un voto, un augurio che abbia preso una buona strada.
Infatti, la Madonna ha disposto le cose in modo curioso: alla fine Álvaro rinunciò a fare il sacerdote e io…ho perso le sue tracce, non so che strada abbia preso nella vita.
Ma quello schiaffo aprì la strada alla mia vita. E mi diede un’energia, i cui resti sono ancora presenti nella mia anima, grazie al buon esempio che mi ha dato.
Fonte: pliniocorreadeoliveira.info 13 novembre 1993. Santo do dia, Auditorium Nostra Signora Ausiliatrice. Registrazione della conferenza del Prof. Plinio con i membri e i cooperatori della TFP, senza revisione dell’autore. Traduzione a cura di Samuele Maniscalco.
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