Papa Pio XI, nell’enciclica “Ubi arcano” (23 dicembre 1922): “nessuno ignora che la leggerezza delle signore e delle fanciulle ha oltrepassato i limiti del pudore, soprattutto negli abiti e nelle danze”.
E già prima Benedetto XV lamentava l’indecenza dell’abbigliamento femminile e il difetto di ritegno e di pudore nelle danze. Dopo aver deplorato la “cecità delle donne, nella follia delle vesti”, aggiunge a riguardo delle danze: “che sono entrate nelle abitudini della società delle danze di provenienza barbarica, una peggiore dell’altra, adatte più di qualsiasi altra cosa a far perdere ogni pudore” (enciclica “Sacra propediem” 6 gennaio 1921).
* * *
– indica la proposizione falsa o almeno pericolosa.
* indica la proposizione certa.
50
– Nei vari settori dell’attività umana – affari, arte, letteratura, divertimenti, sport … – l’uomo non deve prendere in considerazione se non i principi propri a ciascun settore. Così, ad es., l’opera d’arte sarà perfetta se artisticamente ben riuscita; lo sport, se diretto efficacemente ai suoi fini specifici, ecc… Nessuno di questi settori è subordinato ai principi generali della Morale. |
* Tutti i fini prossimi a cui tendono le attività umane hanno di mira un fine ultimo che dà loro unità e valore. I principi relativi a tale fine ultimo dominano, infatti, i fini secondari relativi a ciascun settore specifico dell’attività umana. |
Spiegazione
La sentenza impugnata appartiene alla cosiddetta “Morale Nuova”, condannata dal S. Padre nell’allocuzione del 23 marzo 1952. Essa nega l’unità teleologica dell’uomo e perciò la subordinazione di tutte le sue azioni a un fine ultimo e, per conseguenza, la subordinazione di tutti i settori della attività umana a un complesso superiore di regole morali, applicabili, servatis servandis, a tutti i rami dell’attività a cui si applica l’uomo.
La sentenza impugnata condurrebbe logicamente alla dottrina di quanti affermano una identità assoluta tra l’“essere” e il “bene”, sicché qualsiasi incremento nella linea dell’essere equivarrebbe a un progresso nella linea del bene “simpliciter”. In tal modo, ad esempio, quanto più un artista progredirebbe come artista, tanto più crescerebbe, assolutamente parlando, anche nel bene. E siccome Iddio è all’apice della linea dell’essere, colui che progredisce in questa linea si avvicinerebbe, soltanto per questo, a Dio che è il Sommo Bene. La conformità o la difformità dell’opera d’arte di fronte ai precetti della Morale, in codesta concezione, è estrinseca e non può in alcun modo compromettere tale ascensione ontologica verso Dio.
51
– La stampa cattolica deve trattare ogni materia secondo i suoi propri principi, astraendo dai principi superiori a ciascun campo. Così, nella critica morale degli spettacoli, potrà censurare un film, poiché l’oggetto speciale di tale settore è la Morale; nella parte degli annunci, potrà far propaganda di quel medesimo film, poiché oggetto di tale settore è la mera propaganda; allo stesso modo, negli altri settori, arte, sport ecc. … tutti devono ottemperare ai principi propri, indipendentemente dalla Morale o dalla Religione. |
* I principi religiosi e morali devono dominare tutti i settori dei giornali, massime quando essi si propongono come fine speciale la diffusione e la difesa della dottrina cattolica. La pubblicazione di annunci immorali in organi cattolici è scandalosa, come è pure scandalosa la contraddizione tra la critica cinematografica e la parte commerciale. |
Spiegazione
Vedi spiegazione della proposizione precedente.
52
– La regola morale dev’essere inculcata in quanto norma conveniente all’uomo secondo l’ordine naturale delle cose: il suo carattere di precetto emanato da Dio e obbligatorio per forza di autorità divina, deve preferibilmente essere passato sotto silenzio. Poiché il carattere di precetto e di obbligazione rivolta e ferisce la mentalità dell’uomo contemporaneo. |
* Il punto essenziale della formazione morale sta nel riconoscimento della sovranità suprema di Dio su tutti gli uomini e su tutte le cose. Di conseguenza., una formazione morale che cerchi il fondamento principale o esclusivo nella convenienza con la natura umana, pecca alla base e non riuscirà mai a dare una formazione soprannaturale. |
Spiegazione
La sentenza impugnata è profondamente rivoluzionaria, perché ha origine direttamente dalla rivolta dell’uomo contro l’autorità del Creatore. Ciò non vuol dire che non sia conveniente, per rendere più facilmente praticabile il precetto, quando sia già riconosciuto e accettato come imposto da Dio, mostrare come esso di fatto corrisponda alla natura dell’uomo, fattura di Dio e oggetto del suo amore. Sarebbe, tuttavia, fondamentalmente difettosa una formazione morale che si basasse unicamente su questa considerazione, che è meno importante della prima.
Quando si tratta di convincere i cattolici, si può presentare la convenienza della Religione Cattolica con la natura umana, come mezzo per appianare il cammino, qualora ci si trovi dinanzi a persone in cui si veda della buona fede. Ma una apologetica che si limitasse a questo punto sarebbe insufficiente alla base. Il Cattolicesimo è Religione di obbedienza e va presentato come tale.
53
– È proprio delle associazioni religiose tradizionali, come le Congregazioni Mariane, le Pie Unioni delle Figlie di Maria ecc. …, sconsigliare i propri membri dal truccarsi, dal frequentare balli, piscine pubbliche, gite in compagnia promiscua ecc… L’Azione Cattolica, al contrario, essendo formata secondo le più recenti posizioni morali della Chiesa, deve autorizzare, promuovere e fomentare tali atteggiamenti che rendono i suoi membri conformi al secolo in cui viviamo e capaci in tal modo di esercitare l’apostolato. |
* La Morale della Chiesa è immutabile e ciò che ieri era vanità, occasione prossima di scandalo o di peccato, lo è anche oggi e lo sarà domani. Perciò la Chiesa non approverà giammai i balli moderni, le piscine miste o pubbliche, gli sport promiscui, i giochi sportivi femminili in pubblico ecc.… e loderà sempre le persone che si asterranno dal trucco o da tutto quanto ha sapore di vanità o di mondanità. |
Spiegazione
La sentenza impugnata sarebbe logica se si ammettesse il presupposto di una morale nuova nella Chiesa, più libera e più comoda, della quale l’Azione Cattolica sarebbe l’araldo. Al contrario conviene che l’Azione Cattolica, avendo avuto tanti e così onorevoli incoraggiamenti, tanti e sì preziosi benefici dai Sommi Pontefici, consideri del tutto adeguata a sè la pratica dei più rigorosi principii della modestia cristiana.
Proprio in tal senso si è pronunziato il Sommo Pontefice nelle varie allocuzioni alla Gioventù Femminile di A. C., come può vedersi negli “Acta Apostolicae Sedis” 35, pag. 142 (1943); 33, pag. 186 (1941); 32, pag. 414 (1940).
Quanto ai balli, il S. Padre Pio XI, nell’enciclica “Ubi arcano” così si esprime: “nessuno ignora che la leggerezza delle signore e delle fanciulle ha oltrepassato i limiti del pudore, soprattutto negli abiti e nelle danze” (A. A. S. vol. 14, pag. 678-679). E già prima Benedetto XV lamentava l’indecenza dell’abbigliamento femminile e il difetto di ritegno e di pudore nelle danze. Dopo aver deplorato la “cecità delle donne, nella follia delle vesti”, aggiunge quel che segue a riguardo delle danze: “che sono entrate nelle abitudini della società delle danze di provenienza barbarica, una peggiore dell’altra, adatte più di qualsiasi altra cosa a far perdere ogni pudore” (Enc. “Sacra propediem” 6 gennaio 1921, A. A. S. 13, pag. 1921).
Per quel che riguarda le manifestazioni sportive femminili in pubblico, la S. Congregazione del Concilio, il 12 gennaio 1930, promulgò un’istruzione nei termini seguenti: “I genitori tengano lontane le loro figlie dalle competizioni pubbliche e dai concorsi di ginnastica; se, tuttavia, esse fossero obbligate a prender parte a simili manifestazioni, abbiano cura che si presentino con vesti che edifichino per la modestia, né permettano mai che portino abiti immodesti” (C.P.B. appendice 20, p. (70), A. A. S. 22, pag. 26). Nel medesimo senso si è pronunziato il S. Padre parlando ai medici e agli insegnanti di Educazione Fisica, l’8 novembre 1952 (A. A. S. 14-11-1952).
54
– Non si devono proibire scollature, magliette e altri modi di vestire che mostrano molta parte del corpo, poiché il corpo è buono in sé stesso, è stato creato da Dio e non ha bisogno d’esser nascosto. |
* Il corpo umano fu creato da Dio e, come ogni essere, in sé stesso è buono. Ma a causa del peccato originale, la concupiscenza è divenuta istinto disordinato. Per tale ragione conviene velare il corpo, perché non serva di occasione al peccato. |
Spiegazione
La sentenza impugnata è di un naturalismo intrinsecamente anticattolico.
55
– Non si devono censurare le persone che si presentano alla Comunione con trucco, scollature, maniche corte o senza calze. Sarebbe un mancare alla carità rifiutare loro i Sacramenti, poiché tali persone non hanno malizia; altrimenti non si presenterebbero così in Chiesa. Inoltre veder malizia in tali cose è censurare Dio stesso, Creatore del corpo umano. |
* La Chiesa sconsiglia il trucco e proibisce gli eccessi nelle scollature e nelle maniche corte, così come la soppressione dell’uso delle calze. I fedeli devono essere istruiti su quella che è la dottrina cattolica in tale argomento, poiché il corpo umano, in seguito al peccato originale, è divenuto schiavo della concupiscenza, e qualunque imprudenza in tale materia è almeno pericolosa. |
Spiegazione
Il corpo umano, in sé, è buono come ogni creatura di Dio. La necessità che ha l’uomo di non esporlo alla tentazione non procede già dal corpo umano quale Dio l’ha creato, ma dal disordine degli istinti, conseguenza del peccato originale.
Per questo la Chiesa raccomanda il maggior riserbo nel vestire.
Il senso di vergogna che si prova all’esibizione immodesta del corpo umano, non può esser chiamato malizia ma pudore; che la nozione della differenza tra bene e male è tutt’altro che un difetto, anzi è il fondamento di tutte le virtù. Conseguentemente, ammonire quanti si vestono in modo contrario alla modestia serve a risvegliare in loro non la malizia ma la virtù.
Per questo la legge della Chiesa obbliga i Sacerdoti a rifiutare i sacramenti alle persone che si presentano immodestamente vestite (S. C. del Concilio, 12 gennaio 1930, avv. 9, A. A. S. 22, pagg. 26-27). La sentenza impugnata considera la questione come se l’umanità non stesse nello stato di natura decaduta. Inoltre nega l’esistenza di un bene e di un male oggettivi. Il male non starebbe, nel caso concreto, in un dato oggettivo – la immodestia del vestire -, né in una trasgressione del precetto che vieta il vestire immodesto, ma solo nello stato d’animo soggettivo di chi vede immoralità nella nudità.
Un’applicazione concreta mostrerà sino a qual punto la sentenza impugnata si opponga al genuino sentire della Chiesa. I Santi si sono sempre distinti per l’estrema loro finezza nel percepire e rigettare tutto quanto fosse contrario, anche da lontano, all’angelica virtù. La Chiesa loda in ciò una perfezione del pudore. Invece, secondo la sentenza impugnata, sarebbe una raffinatezza di malizia.
Sulla vanità femminile sono preziose le raccomandazioni di S. Paolo (I a Timoteo II, 9) e di S. Pietro (III, 3). Si legga anche il capo III di Isaia, ai versi 16-24.
56
– È conveniente che i membri dell’Azione Cattolica prendano parte ai divertimenti del carnevale per farvi dell’apostolato. Perciò i ritiri spirituali, che segregano dal mondo i membri dell’Azione Cattolica, non devono esser fatti nei giorni del carnevale. |
* È illecito esporsi alle occasioni prossime di peccato sotto pretesto di apostolato. E poiché i divertimenti del carnevale costituiscono occasione prossima di peccato, i fedeli devono tenersene lontani. |
Spiegazione
Il nostro carnevale è famoso in tutto il mondo per le immoralità cui dà occasione, e tutto indica che va divenendo peggiore. La partecipazione dei fedeli ai divertimenti immorali non solo costituisce pericolo per le loro anime ma anche grave scandalo per il prossimo. Al contrario, il fatto che essi si isolano nel raccoglimento e nell’orazione durante quei tre giorni, dà non piccola edificazione e costituisce in sé stesso un eccellente apostolato.
La sentenza impugnata sembra disconoscere l’esistenza di un’occasione prossima di peccato, per chiunque almeno intenda fare dell’apostolato. Si ricordi, quindi, la condanna lanciata da Innocenzo XI contro il lassismo morale, tra le cui proposizioni si trovano le seguenti: Prop. 63: “È lecito affrontare direttamente una occasione prossima di peccato con l’intenzione di conseguire un bene spirituale o temporale, personale o del prossimo”; e Prop. 62: “Non si deve fuggire l’occasione prossima di peccato quando occorre una causa utile od onesta per non fuggirla” (D. 1213 e 1212).
57
– Le persone divorziate che simulano un altro matrimonio, possono essere ammesse a partecipare pubblicamente a campagne per la raccolta di fondi in favore di opere di carità spirituale o materiale. |
* È lecito ricevere elemosine da pubblici peccatori. È tuttavia scandaloso includere i loro nomi in commissioni destinate a sollecitare donativi per opere pie, perché ciò contribuisce a porli in evidenza nella società cristiana. |
Spiegazione
La sentenza impugnata nega implicitamente l’unità morale dell’uomo, perché ha tutta l’aria di distinguere, nella medesima persona, due aspetti interamente estranei l’uno all’altro. Ancorché uno, nell’ambito della vita domestica, possa essere pubblico peccatore e meritare ogni censura, nell’ambito della vita pubblica o sociale, come politico o uomo di affari, o “filantropo”, continuerebbe a meritare ogni considerazione. E la Chiesa, chiudendo gli occhi di fronte a un aspetto della sua vita, segnalerebbe l’altro come raccomandabile. Tal maniera di considerare il comportamento di una persona è errata, come si è dimostrato nel commento alla Proposizione 50a.
58
– Essendo l’unione sessuale immagine delle relazioni della vita intima della SS. Trinità, è ragionevole e utile servirsi dei temi erotici per eccitare la pietà. |
* Sebbene tutti gli atti onesti, compiuti con retta intenzione, siano meritori dinanzi a Dio, le relazioni sessuali, nel presente ordine storico di natura decaduta, sono tanto connesse alla concupiscenza sregolata, che, moralmente, non possono costituire oggetto che ecciti o elevi la pietà. |
Spiegazione
La letteratura mistico-sensuale è uno dei mali dell’età nostra. Il Santo Padre Pio XII ne ha ammonito ripetutamente i fedeli. Durante il pontificato del suo Predecessore, la Sacra Congregazione del Sant’Uffizio emise un atto speciale in opposizione agli scritti impregnati di siffatto ibrido sentimento: fu l’Istruzione del 3 maggio 1927 (A. A. S. volume 19, pag. 186 ss.). Uno dei gravi inconvenienti di codesta letteratura è che si presta con facilità ad espressioni che conducono a un misticismo panteista. Pretendere di alimentare la pietà con delle considerazioni mistico-sensuali è contro la tradizione della Chiesa che si è sempre studiata di inculcare ai fedeli, in qualsiasi stato di vita, lo spirito di purezza col quale l’uomo si dispone a quella dimora celeste dove “neque nubent neque nubentur” (Matteo XXII, 30).
In favore della letteratura mistico-sensuale è stato citato, non senza irriverenza sacrilega, il Cantico dei Cantici. La Chiesa, unica interprete autentica delle Sacre Scritture, ha sempre condannato l’interpretazione erotica di tale testo. È certo, infatti, che le espressioni che si trovano in esso non alludono affatto alla vita animale dell’uomo. Nondimeno, poiché il vincolo d’amore tra l’anima e Dio vi è descritto in forme assai vivaci, già fra i Giudei la sua lettura era permessa soltanto dopo i trent’anni di età. Tanta è la purezza che questa materia richiede.
59
– La formazione del giovane al matrimonio dev’essere condotta in maniera moderna, ossia in grandi uditori, con un linguaggio realistico, vivo, in forma lieve e persino divertente. Gli argomenti devono essere soprattutto di carattere naturalistico. È necessario non combattere la tendenza dell’uomo al sentimentalismo ma piuttosto mostrare per esso della simpatia. |
* Nella formazione del giovane al matrimonio, devono prendersi in considerazione anzitutto le funeste conseguenze del peccato originale, le quali rendono questa materia particolarmente pericolosa in quella età. Perciò bisogna porre ogni cura nel far comprendere la importanza dei mezzi soprannaturali, ed evitare sempre di dare all’argomento una pubblicità sconveniente, contraria cioè al riserbo con cui tali questioni vanno trattate. |
Spiegazione
Nella allocuzione ai padri di famiglia, del 18 settembre 1951, il S. Padre gloriosamente regnante, Pio XII, stigmatizza il modo con cui molti autori cattolici trattano tal materia, senza la discrezione che l’argomento richiede; e raccomanda le medesime cautele prescritte da Pio XI nella enciclica “Divini Illius Magistri” (A. A. S. 22, pag. 49 ss.). Complemento della stessa Enciclica è la risposta data dalla Suprema S. Congregazione del S. Uffizio il 21 marzo 1931 (A. A. S. 23, pag. 118) a un quesito intorno all’educazione e iniziazione sessuale. Crediamo utile trascriverne qui le raccomandazioni: “È assolutamente necessario, nella educazione della gioventù, seguire il metodo sinora seguito dalla Chiesa e dagli uomini virtuosi e raccomandato da Sua Santità nella Lettera Enciclica “sulla educazione cristiana della gioventù” in data 31 dicembre 1929. In particolare, è necessario curare anzitutto una formazione religiosa della gioventù d’ambo i sessi, piena, solida e senza discontinuità; è necessario eccitare nella gioventù la stima, il desiderio e l’amore dell’angelica virtù, e soprattutto esortarla ad essere costante nell’orazione, assidua ai sacramenti della Penitenza e della Eucaristia, ad avere una continua e filiale devozione alla Madonna, Madre della santa purezza, e a porsi interamente sotto la sua protezione; ad evitare diligentemente le letture pericolose, gli spettacoli osceni, la conversazione dei cattivi e tutte le altre occasioni di peccato”.
Dopo aver dato tali consigli, per una sana educazione sessuale, la Suprema S. Congregazione censura i libri che propugnano, in materia, il nuovo metodo educativo, alcuni dei quali scritti persino da autori cattolici.
Che questa determinazione della S. Sede sia stata posta in oblio “more jansenistarum”, si rileva dalla maniera singolarmente energica con cui il S. Padre Pio XII si riferisce a codesti autori cattolici nella citata allocuzione ai padri di famiglia. Conviene leggere tutta l’allocuzione (vedi Atti e Discorsi di Pio XII, vol. XIII, “Discorso al Fronte della Famiglia” ed. cit.).
60
– Per disegno della Provvidenza la gran maggioranza delle persone deve vivere nello stato matrimoniale. Le fanciulle dei collegi che amoreggiano, sono perciò nel loro cammino naturale. Quindi non si deve impedir loro di farlo. |
* Per quel che riguarda la elezione dello stato, l’azione degli educatori deve consistere in questi punti: primo, istruire ed aiutare l’educando in modo da poter fare una scelta conforme alla volontà di Dio; secondo, impedire che l’ambiente collegiale ponga ostacolo alle vocazioni che richiedono maggiore generosità, come il sacerdozio e lo stato religioso. In conseguenza, deve combattere energicamente gli amoreggiamenti prematuri o che non abbiano di mira il matrimonio, poiché ciò non sarebbe altro che sensualità, egualmente contraria alla vocazione sacerdotale o religiosa come alla preparazione cristiana in ordine al matrimonio. |