Osservatore Romano, 8-9 maggio 2006
Gaetano Vallini
Un modello per la difesa della famiglia oggi
Nell’ultimo discorso pronunciato a Münster, il 16 marzo 1946, dopo il suo rientro da Roma – dove aveva ricevuto da Pio XII la porpora cardinalizia come riconoscimento alla coraggiosa e fiera opposizione a Hitler – il Vescovo Clemens August Von Galen [1878-1946] non fa mistero dei rischi che sapeva di correre quando aveva deciso di opporsi con forza, senza tentennamenti, alla follia dell’ideologia nazista. […] Di sicuro, quando il 5 settembre del 1933 Pio XI nominò Von Galen, settantesimo successore alla cattedra di san Ludgero a Munster, i nazisti […] non potevano certo immaginare quanta preoccupazione avrebbe dato al regime quel Presule di origini nobili e di sentimenti patriottici. Il Nec laudibus nec timore (Non ci spinga né la lode né il timore degli uomini), scelto per lo stemma Vescovile, fu molto più di un semplice motto: fu il cardine di ogni comportamento.
Nonostante il suo ruolo nelle vicende storiche e la beatificazione avvenuta il 9 ottobre 2005, Von Galen resta una figura ancora poco conosciuta […]. A colmare questa lacuna è Stefania Falasca, autrice del documentato libro Un Vescovo contro Hitler (edizioni San Paolo, 280 pagine, 16 euro) […].
Fu uno […] dei primi Vescovi tedeschi a denunciare pubblicamente, senza remore, le violenze e la barbarie del terrore nazista. Non a caso 1’8 giugno 1942 il New York Times, in piena guerra, definiva Von Galen l’oppositore più ostinato del programma nazionalsocialista anticristiano. […]
Quando all’inizio del ’34 Alfred Rosenberg, il principale teorico del nazionalsocialismo, fece diffondere massicciamente il suo Mito del XX secolo, Von Galen, nella sua prima lettera pastorale della Pasqua del ’34, condannò senza riserve il nuovo neopaganesimo del nazismo: Una nefasta dottrina totalitaria che pone la razza al di sopra della moralità, pone il sangue al di sopra della legge… ripudia la rivelazione, mira a distruggere le fondamenta del cristianesimo.
In queste circostanze […] il Vaticano sostenne Von Galen, tanto che L’Osservatore Romano, assecondando il volere di Papa Pacelli, prese apertamente le difese del Vescovo di Münster, attaccando Rosenberg come il più rabbioso e sacrilego distruttore del cristianesimo.
Ma è con le prediche dell’estate del ’41 che il Presule divenne famoso in tutto il mondo, guadagnandosi l’appellativo di leone di Münster. Le sue parole furono forti, dirette, un atto d’accusa all’intero regime: In nome del popolo germanico onesto, in nome della maestà della giustizia, nell’interesse della pace io alzo la mia voce nella qualità di uomo tedesco, di cittadino onorato, di ministro della religione cattolica, di Vescovo cattolico, io grido: esigiamo giustizia! […] E ancora: contro l’iniqua, intollerabile azione che imprigiona i sacerdoti, caccia come selvaggina i nostri religiosi e le nostre care sorelle… che perseguita uomini e donne innocenti. [ … ]
Il Vescovo, di fronte al piano segreto nazista, di sterminio dei disabili, dei vecchi, dei malati di mente e dei bambini handicappati, chiusi nelle case di cura disse: Siamo di fronte a una follia omicida senza eguali. Con gente come questa con questi assassini che calpestano orgogliosi le nostre vite, non posso più avere comunanza di popolo!
Le prediche ebbero una diffusione enorme, facendo in breve il giro del mondo. Nell’inverno del ’41-’42 parecchi ebrei vennero arrestati dalla Gestapo per la diffusione delle prediche sobillatrici del Vescovo di Münster. Per questi interventi tutti pensavano, compreso Von Galen, che di lì a poco sarebbe stato giustiziato.
Ma a pagare furono, invece, i sacerdoti della diocesi: 24 membri del clero secolare e 18 chierici religiosi vennero portati nei campi di concentramento e 10 di loro morirono. Benché angustiato, il Pastore tuttavia non si arrese, ma continuò la sua battaglia, non nascondendo la sua vicinanza alla resistenza.
[ … ] Più volte Pio XII manifestò il suo appoggio a Von Galen: […] le sue denunce incontrano la nostra piena approvazione, poiché con tanto coraggio difendono i diritti della Chiesa, della famiglia, di ogni singola persona. In sostanza lo scambio epistolare viene a sigillare un costante e stretto legame tra Papa Pacelli e colui che agli occhi dei suoi contemporanei era considerato un eroe indiscusso dell’antinazismo e della resistenza di quella Germania che non si era lasciata uniformare.