San Roberto Bellarmino (1542-1621), “il martello degli eretici”, fu anche il direttore spirituale di San Luigi Gonzaga (1568-1591). Quest’ultima attività sarebbe già un onore sufficiente per qualificare la vita di un uomo.
“Il martello degli eretici”… Prima del Vaticano II questo era un grande elogio. Il Papa Benedetto XV (1854-1922) gli attribuì questo titolo, che fu ricevuto anche da altri santi. Scrisse diversi libri dimostrando la verità della fede cattolica e confutando gli eretici. I suoi argomenti erano forti e rigorosi, e ne convertì molti.
Teodoro di Beza (1519-1605), il successore di Giovanni Calvino (1509-1564), temeva molto l’opera di San Roberto Bellarmino. La regina Elisabetta I d’Inghilterra ne aveva un sacro terrore (1533-1603), considerando il numero di fedeli della Chiesa d’Inghilterra che i suoi libri avevano riportato al cattolicesimo. Ne aveva così paura che vietò la lettura delle opere del santo in Gran Bretagna a chiunque non fosse dottore in teologia.
San Roberto Bellarmino si rendeva conto che non si può sconfiggere l’eresia solo predicando la verità. È pure necessario denunciare e confutare l’errore. Usando questo metodo convertì molti eretici, riportandoli alla comunione con la Chiesa. Canonizzandolo, la Chiesa ha approvato il suo metodo, anzi lo ha considerato parte delle sue virtù eroiche. E in realtà nei confronti degli eretici il santo ha praticato la virtù teologale della carità e le virtù cardinali della giustizia e della prudenza. Difficilmente la Chiesa avrebbe potuto canonizzarlo se il metodo che definisce tutta la sua opera fosse stato contrario alla giustizia, alla prudenza o alla carità.
È importante sottolineare questo punto perché dopo il Vaticano II molti ci hanno detto che criticare l’eresia e gli eretici sarebbe sbagliato e contrario all’ecumenismo e al dialogo. Secondo quello che ci è presentato come lo “spirito del Vaticano II”, l’unico modo di trattare con l’eresia consisterebbe nel trovarne e applaudirne i lati positivi, mai nel combattere direttamente i suoi errori. Tutta la vita di San Roberto Bellarmino va precisamente nella direzione opposta.
È anche interessante notare la presenza di contrasti armonici nella vita del santo. Era un campione dell’ortodossia e un grande combattente, ma nello stesso tempo era capace di dirigere un’anima sensibile come San Luigi Gonzaga e guidarlo alla santità. San Luigi Gonzaga era un adolescente di grande purezza. Anzi, era così preoccupato della castità che alcune persone male intenzionate che lo conoscevano misero in giro la voce secondo cui era uno squilibrato. San Roberto Bellarmino fu la persona che capì San Luigi, che non era un’anima facile da capire, seppe come trattarlo e come guidarlo fino a farlo diventare un capolavoro della santità.
Così, anche se era un polemista molto impegnato, San Roberto Bellarmino trovò il tempo di dirigere anime e di scrivere profondi trattati spirituali che contribuirono a fargli meritare il titolo di Dottore della Chiesa. Questa capacità di entrare e uscire dalla lotta, entrare e uscire dalla direzione spirituale, e nel contempo mantenere uno spirito di meditazione e scrivere libri molto profondi si dà solo nell’uomo che ha una grande tranquillità di spirito. Questa tranquillità è, in un certo senso, la nota profonda dell’anima di San Roberto Bellarmino.
Ammiriamo dunque questo grande santo, e chiediamogli di fare per ognuno di noi quello che fece per San Luigi Gonzaga: condurci sulla strada della santità.
Nota: traduzione di Massimo Introvigne