di Plinio Corrêa de Oliveira
San Clemente Maria Hofbauer (1751-1821), sacerdote redentorista, è noto per lo straordinario impulso dato all’apostolato dei laici nell’epoca della Rivoluzione francese e della Restaurazione. Voglio meditare però su un episodio che risale ai suoi anni in seminario. San Clemente frequentava il seminario di Vienna, dove i professori cercavano una strana riconciliazione fra il pensiero cattolico e le dottrine alla moda dell’Illuminismo, criticando il Papa e la Tradizione della Chiesa. Un giorno un professore, difendendo la propria passione per l’Illuminismo, disse agli allievi: “Dobbiamo nuotare anche noi seguendo la corrente, o saremo lasciati indietro”. Il giovane Clemente coraggiosamente rispose: “Nuotare seguendo la corrente è da codardi. Viviamo in un secolo in cui chi vuole seguire il Vangelo deve nuotare controcorrente”. Il professore gli rispose: “Hofbauer, finirai per predicare ai banchi vuoti. Il nostro tempo non sopporta più questi discorsi”.
Qualche tempo dopo lo stesso professore sostenne in classe che l’Immacolata Concezione della Madonna è solo una pia leggenda, di cui in un’epoca di progresso non si dovrebbe parlare in pubblico. Questa volta Clemente si alzò, esclamò: “Professore, questa dottrina non è cattolica!” e lasciò la classe. Uno dopo l’altro tutti gli allievi lo seguirono e l’altezzoso teologo si ritrovò con la classe vuota.
È interessante notare e identificare i metodi della Rivoluzione. Il Settecento, in cui si svolge questa scena, ci sembra un secolo molto remoto: il tempo delle parrucche, delle crinoline e dei cappelli a tricorno. Forse alcuni giovani oggi non distinguono il Settecento dall’Ottocento: entrambi sembrano molto lontani e immersi nelle nebbie di una scarsa conoscenza della storia.
Ebbene, in quel tempo che ci sembra così antico personaggi come il professore di teologia di San Clemente pensavano di essere molto moderni. In effetti, sostenevano già l’idea particolarmente moderna che di fronte alla Rivoluzione ai cattolici conviene cedere un po’ per non perdere tutto. Il motto era già stata adottato: “cedere per non perdere”. La stessa corrente progressista che s’incontra anche oggi stava già usando gli stessi metodi di oggi e, secondo l’espressione usata dallo stesso San Clemente in classe, stava comportandosi nello stesso modo codardo.
Prestiamo attenzione, alla minaccia del professore a San Clemente: “Quando uscirai dal seminario, predicherai a banchi vuoti”. È la stessa cosa che certi teologi ci dicono oggi: la dottrina che la Chiesa difende non è più capace di attirare le persone. Per farsi ascoltare occorrerebbe “nuotare secondo la corrente”.
Nei fatti, in realtà, succede precisamente il contrario. Quando San Clemente si ribella l’intera classe lo segue. Quindi la situazione era diversa da come la presentava il teologo. Certo, era vero che l’Illuminismo era influente: molto influente nella classe dirigente, abbastanza influente anche nel popolo. Ma c’erano ancora persone disposte a seguire chi manifestava coraggiosamente la posizione cattolica nella sua interezza. Ieri – così come oggi – la cosa giusta da fare è dire la verità tutta intera.
È anche interessante vedere come quella del giovane San Clemente è una posizione propriamente contro-rivoluzionaria (lo saranno anche, e in esplicito, le sue posizioni da sacerdote). Il seminarista combatte contro lo stile “cedere per non perdere”. Non arretra di un passo di fronte alla minaccia secondo cui si ridurrà a predicare a banchi vuoti. Pensa, infatti (lo riferisce lui stesso), che se questo dovesse succedere e proprio nessuno volesse più ascoltare la verità significherebbe che sono arrivati i tempi ultimi. Ma il suo professore ragiona diversamente. E, come i progressisti di oggi, non s’interessa affatto ai tempi ultimi: una possibilità che non è in grado neppure di prendere in considerazione. Gl’interessano al massimo i tempi presenti, in cui vorrebbe godersi la vita senza problemi praticando l’arte del compromesso. Lo stesso spirito che si oppose a San Clemente Maria Hofbauer nel Settecento e nell’Ottocento purtroppo è vivo ancora oggi.
Dettaglio della “pupitre” utilizzata per le conferenze nella sede principale della TFP brasiliana (oggi sede dell’Instituto Plinio Corrêa de Oliveira), a San Paolo. A sinistra, il leone lotta contro una serpente bicefala che simboleggia l’orgoglio e la sensualità. Quello a destra combatte una serpente con tre capi, in ricordo delle tre Rivoluzioni (protestante, francese e comunista). Al centro, la frase “Residuum revertetur – Il resto ritornerà”. L’anno 1571 evoca la vittoria della Cristianità a Lepanto.
Consideriamo i paralleli fra questo episodio della vita di San Clemente e quello che succede oggi. Vediamo all’opera una delle leggi principali della storia. Lo spirito buono – sempre lo stesso – e lo spirito cattivo – sempre lo stesso – si danno battaglia attraverso i secoli.
Sbaglieremmo se ci considerassimo un piccolo gruppo isolato e separato dalla storia passata, presente e futura, un gruppo di strani tipi sbucati all’improvviso dal nulla, un tappo in balia dell’oceano. No, non siamo soli: siamo uniti con tutta una corrente di cattolici, con coloro che mantengono uno spirito che è esistito dagli inizi della storia e che esisterà fino alla sua fine. Siamo una maglia di una magnifica catena, la catena degli schiavi di Nostra Signora, la Vergine che ha schiacciato la testa del serpente.
Dall’esempio di San Clemente Maria Hofbauer vediamo che i nemici che ha dovuto combattere sono – anche loro – gli stessi che ci troviamo di fronte oggi. La nostra battaglia non è cominciata ieri. È cominciata molto tempo fa e durerà molto a lungo. È parte di una catena d’oro che è cominciata nei primi giorni dell’Antico Testamento e si allunga fino alla fine della storia, ai tempi ultimi in cui gli ultimi cattolici staranno ancora combattendo, anche quando tutto sembrerà perduto.
Ma in quel momento il Figlio dell’Uomo, Nostro Signore Gesù Cristo, verrà in potenza e maestà a conquistare la storia, a giudicarla e a chiuderla. Solo allora la catena sarà completa e tutti i suoi membri si ritroveranno, per l’intercessione di Nostra Signora, in Paradiso.
(*) Traduzione di Massimo Introvigne.