AGENZIA INTERNAZIONALE FIDES – 2 marzo 1957 – N. 483 – NI 66
CINA: Situazione religiosa
Hong Kong (AIF) – (…) Il Governo comunista è rimasto senza dubbio seccato dalle reazioni internazionali provocate dai suoi eccessi in materia religiosa. L’indignazione sollevata nel mondo intero dagli avvenimenti dell’8 settembre 1955 e dall’arresto di S.E. Mons. Kung [Ignatius Kung], Vescovo di Shanghai, non era stata scontata. Le molte proteste non soltanto hanno stupito Pechino, ma, almeno per il momento, lo hanno fatto rinsavire. Ci si è resi conto, insomma, che simili metodi non convengono e non sono i più adatti a facilitare l’accesso all’ONU della Cina comunista.
Non bisogna dimenticare, però, che i migliori difensori della Chiesa – vescovi, sacerdoti e laici – sono sempre in prigione e che una parte del clero detto libero ha ceduto alla stanchezza, alla paura, o semplicemente ha tentato di salvare il salvabile della Chiesa Cattolica accettando una coesistenza pacifica, più pericolosa, per la Chiesa stessa, della persecuzione brutale. Questo clero non ha capitolato definitivamente; in fondo all’animo resta fedele a Roma; ma non ha creduto di dovere o potere affrontare lo sterminio, né di resistere ulteriormente alle leggi empie. (…)
Bisogna del resto stare in guardia e non generalizzare. Fino ad ora, numerosi sacerdoti non hanno accettato alcun compromesso, ma nella maggior parte dei casi essi sono confinati nelle proprie abitazioni, privi di contatti con l’esterno e nell’impossibilità di amministrare i Sacramenti. Anche la grande maggioranza del popolo cattolico non è scesa a patti, ma si trova nella dolorosa necessità di scegliersi i propri sacerdoti, come scrive uno di loro. Si può dire che un sacerdote ha tanti più fedeli attorno a sé quanto meno è compromesso con il Governo e il Partito, e che è tanto più considerato e stimato quanto meno è patriota nel senso comunista della parola. Ci viene segnalata la tale o la talaltra chiesa disertata come per incanto il giorno in cui il parroco si è sottomesso all’autorità dell’Associazione Patriottica.
Non si può nascondere che questa situazione è pericolosa.
Un pastore protestante australiano, il Rev. Mackay, affermava recentemente che la Chiesa in Cina è libera come una tigre in gabbia. Ed aggiungeva: le ultime informazioni indicano che la tigre ha finito con l’accettare la gabbia divenendo un gatto. Il Rev. Mackay parlava senza dubbio delle Chiese protestanti, ma lo stesso pericolo esiste anche per la Chiesa Cattolica che a lungo andare potrebbe finire per abituarsi, almeno in parte, alla schiavitù.
Forte di questa vittoria, più apparente che reale, il Governo comunista ha cercato di aumentare i suoi vantaggi. Sotto la maschera del patriottismo ha iniziato una specie di federazione delle Chiese e Diocesi Cattoliche e moltiplica i favori, a chi si sottomette accettando il suo punto di vista; ha posto in libertà dei sacerdoti e dei cristiani i quali hanno promesso di predicare la collaborazione, ripete con insistenza quasi comica ai forestieri di passaggio che la persecuzione non esiste e che sul continente i cattolici godono della più ampia libertà religiosa. Alla fine del 1956 veniva fatta circolare una voce quasi incredibile: si trattava di un probabile riavvicinamento alla Santa Sede. Se ne facevano portavoce dei viaggiatori che a Pechino avevano avuto la possibilità di avvicinare le più alte autorità.
Ancora più strana è la propaganda che si esercita attualmente su alcune centinaia di sacerdoti e seminaristi cinesi, profughi all’estero, per persuaderli a rientrare in Cina. Tutto è calmo, si afferma, e la Chiesa gode della più ampia libertà. Gli scettici vengano pure a vedere, il viaggio sarà loro pagato dal Governo.
Non solo, ma sappiamo di sicuro che le autorità comuniste cinesi si dichiarano pronte a ricevere alcuni missionari esteri, tenendo però presente che ad una Cina Nuova converrebbe di più inviare un personale nuovo. Il candidato non deve fare altro che indirizzare al Governo di Pechino una domanda con la quale, riconoscendo le benevole disposizioni del Governo Cinese nei confronti della Chiesa Cattolica, chiede l’autorizzazione di andare a lavorare in Cina per la felicità e la prosperità del popolo cinese.
Non è difficile constatare che tutta questa propaganda è abilmente diretta verso uno stesso scopo: cloroformizzare l’opinione pubblica in Cina come all’estero e opporre il settarismo di Roma alla magnanimità di Pechino.
Ma tutta questa propaganda urta contro fatti irrefutabili. Le carceri sono ancora piene di sacerdoti che, come uno di essi diceva, preferirebbero separarsi dal corpo, anziché separarsi dal Cristo. Al di fuori delle carceri, poi, sacerdoti cosiddetti liberi non hanno neanche la libertà di distribuire i sacramenti secondo quanto detta loro la coscienza e, come il Padre X…, si vedono chiamati al più vicino posto di polizia per dare spiegazioni se hanno osato predicare dal pulpito la pura dottrina di Cristo. (Fides, 2.3.57)
Questa materia è stata pubblicata su “Spunti”, Roma, maggio 2008, dell’associazione “Luci sull’Est“.
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