di João Alves
Delle fonti miracolose restano alcuni rubineti sulla base del monumento al Sacro Cuore di Gesù (foto di Miguel Angel Gutierrez)
Durante le apparizioni della Madonna a Fatima non sgorgò acqua, come a Lourdes. Si creò pertanto un problema di vitale e difficilissima soluzione: la mancanza di acqua per i pellegrini. Veniva ad aggravare questa difficoltà la natura del terreno, calcareo e molto poroso, incapace quindi di conservare l’umidità.
Gli abitanti di Fatima e degli insediamenti vicini, per avere l’acqua nelle proprie case, erano obbligati a raccogliere in cisterne quella piovana che scorreva sulle grondaie.
Come avrebbero potuto riunirsi le centinaia di migliaia di pellegrini in un luogo privo di acqua, com’era la Cova da Iria? D’altronde, le autorità erano alle prese col bisogno di una grande quantità di acqua per le costruzioni progettate. Umanamente parlando, sembrava assolutamente impossibile.
Ancora una volta, però, intervenne la Provvidenza. Dove l’uomo non arriva, lo fa Dio.
Era il 13 novembre del 1921. Subito dopo la prima messa celebrata nella piccola cappella commemorativa delle apparizioni, il Vescovo di Leiria ebbe l’ispirazione di esplorare il suolo. Ordinò quindi di scavare un pozzo in fondo alla Cova, precisamente nel luogo dove sostavano i pastorelli al momento della prima apparizione.
Non mancavano tra i contadini quelli che ridevano dell’idea del Vescovo, sostenendo che erano soldi sprecati, che il religioso non era del posto, né conosceva il terreno e via dicendo.
In obbedienza all’ordine dello zelante prelato, gli operai aprirono un tombino di piccole dimensioni e, con non poca sorpresa, videro sgorgare, a pochi passi dal sacro leccio, acqua cristallina e abbondante.
“Io non so come spiegare il caso – disse sorpreso un contadino – Nessuno qui poteva immaginare una vena d’acqua. Certamente è stato un miracolo del Cielo, oppure del Signor Vescovo”.
Poco dopo, poiché l’acqua non era sufficiente, il vescovo mandò a scavare altri due pozzi a pochi metri dal primo, e anche qui l’acqua sgorgò come la prima volta.
Da quel momento in poi non mancò mai il prezioso elemento, sia quello necessario per le costruzioni, sia quello per i pellegrini, che ne caricavano in quantità per le loro case.
L’acqua delle diverse fonti era raccolta in una grande cisterna di cemento armato, costruita nella base del monumento al Sacro Cuore di Gesù. I successivi lavori, purtroppo, hanno deturpato totalmente la fonte miracolosa, fino a fare quasi perdere la sua memoria. Possiamo, tuttavia, farcene un’idea dai racconti e dalle foto dell’epoca.
La fonte miracolosa aveva la forma di un cerchio di circa due metri di altezza per dieci di diametro, presentando la forma di un bacino abbastanza svasato e per questo un po’ scosceso, com’è facile trovare nelle città portoghesi. La forma circolare facilitava la soddisfazione delle straordinarie richieste di acqua in occasione dei grandi pellegrinaggi. Sul bordo erano stati collocati quindici rubinetti, tanti quanti sono i misteri del Rosario. Nei giorni dei grandi pellegrinaggi, un gruppo di ragazzi volontari si incaricava di distribuire l’acqua.
Vicino alla fonte erano posti degli avvisi per informare sulla gratuità della concessione dell’acqua e su come fosse espressamente proibito dare o ricevere offerte per questo motivo.
C’era anche il progetto di costruire una serie di piscine, come a Lourdes, perché i pellegrini potessero fare pure il bagno. Purtroppo, anche questo è stato abbandonato nei successivi lavori.
Non si contano i casi di guarigioni miracolose attribuite all’acqua della prodigiosa fonte di Fatima. Scorrendo le narrazioni delle grazie segnalate nella pubblicazione ufficiale del santuario, la “Voz da Fatima”, è facile constatare che la maggior parte di esse sia arrivata mediante l’applicazione o l’uso dell’acqua.
Tre momenti delle fonti miraculose:
Sopra: la piccola cappella sul luogo delle apparizioni con le fonti di fronte all’ingresso
Al centro: durante la costruzione del Santuario, le fonti esistevano ancora
Sotto: il Santuario nella sua forma attuale: le fonti sono sparite, restano alcuni rubineti sulla base del monumento al Sacro Cuore di Gesù
Rivista “Tradizione, Famiglia, Proprietà”, Roma, Anno 23, n. 74 – Giugno 2017, pag. 38-39
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