Distinzione, pompa e religiosità – Il contrasto tra la mentalità della chiesa scismatica russa e la mentalità autenticamente cattolica

Catolicismo, N. 817, Gennaio 2019, pag. 52

di Plinio Corrêa de Oliveira

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In questo ritratto si vede lo zar della Russia Nicola II e la zarina Alexandra, che successivamente furono crudelmente uccisi insieme ai loro figli, dai comunisti, all’alba del 17 giugno 1918. Benché la fotografia sia già del XX secolo, in lui si nota ancora la mentalità della vecchia e vera Russia dei secoli precedenti.

È notevole la distinzione e la pompa degli abbigliamenti. Lo zar ha una specie di tunica di un tessuto finissimo, di alta categoria, e un mantello con ornamenti brillanti e vistosi. Si ha l’impressione di un uomo uscito dalle nebbie della Storia, alquanto estraneo al secolo ed agli avvenimenti. La zarina ha qualcosa di una icona bizantina: ieratica, immobile, rivestita di un bellissimo mantello, incoronata e portando un velo. Questi abiti potrebbero essere quelli del giorno dell’incoronazione o di una grande solennità pubblica. L’insieme da una idea di quanto è rispettabile il potere pubblico proveniente da Dio.

Nella fisionomia dello zar si nota un aspetto della chiesa scismatica russa – una specie di mistero in fondo allo sguardo, accompagnato da una certa sonnolenza, come qualcuno che fosse stato narcotizzato o ipnotizzato da qualcosa che tende alla sonnolenza eterna. Vi è una certa tristezza, non c’è speranza ne allegria.

Le posture di entrambi sono di immobilità, un atteggiamento che l’uomo contemporaneo detesta. In effetti, lo spirito religioso deve essere meditativo, riflessivo ed orante, non fidarsi della continua agitazione dell’uomo moderno, che è l’opposto del normale atteggiamento dell’anima del vero cattolico. Infatti, il cattolico non deve essere agitato e nemmeno avere una falsa mistica; deve avere un’allegria forte, virile, accompagnata da una decisione al sacrificio, all’olocausto, alla battaglia – deve avere il piacere del combattimento.

In uno zar che fosse cattolico, potremmo immaginare un uomo senza questo estraniarsi dalla realtà ed assorto in una falsa mistica. Al contrario, avrebbe uno sguardo elevato, sereno, nobile e tendente al sublime. Così, egli sarebbe un guerriero, ora a cavallo, pronto per una battaglia, ora seduto sul trono dal quale conduce il suo popolo. In questo modo non sarebbe soltanto un simbolo per ispirare gli altri, ma un comandante dei suoi sudditi.

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Conferenza del 7 febbraio 1990. Senza revisione dell’autore. Traduzione a cura del Circolo Plinio Corrêa de Oliveira.

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