|
Plinio Corrêa de Oliveira
La leggenda del ragno di
San Felice di Nola,
un profumo del Cielo
|
|
|
San Felice di Nola (seconda metà del I secolo d.C. - 15 novembre 95, dipinto di Vincenzo Severino nel Duomo di Nola) Una leggenda si fonda su una verità sfigurata o, forse, trasfigurata dalla pia immaginazione del popolo. Le vite dei santi spesso mancano d’informazioni certe su alcuni punti, anche se esiste qualche indizio storico su che cosa può essere accaduto. La gente semplice, che ammira il santo, comincia allora a immaginare che cosa potrebbe essere successo che spiegherebbe questi punti non spiegati, in armonia con la vita del santo. Così si forma un’ipotesi. Questa ipotesi è così bella che si trasmette ad altri, che a loro volta la ripetono, e così via. Finisce per essere trasmessa come una leggenda. Non ha precisione storica, ma spesso trasmette una parte importante dello spirito del santo. Qualcosa del genere è successo con la vita di molti santi, risultando in quel vero capolavoro che è la “Leggenda Aurea” di Jacopo da Varazze [1228-1298]. Oltre al loro interesse storico – che non dev’essere scartato a priori – queste storie hanno uno straordinario valore morale e una grande bellezza letteraria. Consideriamo per esempio la vita di San Felice di Nola (…). Un fatto molto bello è la descrizione di come San Felice si nasconde dai suoi nemici. Lo hanno quasi raggiunto quando si nasconde fra i muri di una casa in rovina. Entra da uno stretto pertugio e subito dopo un ragno tesse una tela dove il santo è passato per confondere i persecutori. Questi vedono il ragno e si convincono che nessuno è passato di lì da giorni. Così se ne vanno, lasciando il santo al sicuro. Un uomo protetto da terribili persecutori da un ragno è qualcosa di estremamente delicato e poetico. È una storia molto bella. Soldati delle legioni romane, tutti armati, setacciano ogni angolo della casa in rovina. Nascosto, San Felice sente tutto. Sente i loro discorsi mentre si avvicinano al suo nascondiglio. Quando si fermano a pochi passi, pensa: “Stavolta sono perduto”. Ma ora sente il comandante dire: “Non perdiamo tempo a cercare qui. Non vedete le ragnatele? Sono giorni che non passa nessuno”. Inoltre, anche se questo ragno non è mai esistito – ma io non sono proprio sicuro che non sia esistito – la storia ritrae una situazione drammatica attraverso la quale San Felice deve passare: è una figura delle sofferenze che deve patire per la Chiesa e del suo alto profilo morale. Che questi fatti siano veri o no, ci dicono che San Felice fu un gran santo che lasciò un’impressione profonda nei contemporanei. Se non fosse stato così, il popolo non avrebbe preservato e trasmesso la memoria della sua vita. E di questa vita la leggenda ci dà un’immagine meravigliosa, una prospettiva attraente che ha in sé qualcosa del Cielo. Preghiamo San Felice perché ci conceda la sua dedizione nel servizio della Chiesa, il coraggio di fronte alla persecuzione, il desiderio del Cielo e il senso del meraviglioso che intravediamo ascoltando la sua vita narrata dal Beato Giacomo da Varazze. |