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Plinio Corrêa de Oliveira
Capitolo XI
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Pubblicato su Catolicismo, São Paulo, Brasile, Aprile 1959 (I et II), Gennaio 1977 (III) Traduzione di Giovanni Cantoni Prima edizione italiana, 1963, Dell’Albero, Torino. Seconda e terza edizioni italiane, 1972 e 1976, Cristianità, Piacenza Tutti i diritti riservati - © 1998 Associazione Luci sull’Est
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“Contro-Rivoluzione e società temporale” è tema già trattato a fondo, da punti di vista diversi, in molte opere di valore. Non potendolo affrontare nella sua completezza, il presente studio si limita a dare i princìpi più generali d’un ordine temporale contro-rivoluzionario (55) alcune delle organizzazioni più importanti che lottano per un buon ordine temporale.
1. La Contro-Rivoluzione e le associazioni di carattere sociale Nella società temporale operano numerosi organismi destinati a risolvere la questione sociale e che mirano, direttamente o indirettamente, allo stesso fine supremo della Contro-Rivoluzione, l’instaurazione del Regno di Nostro Signore Gesù Cristo. Posti questi fini comuni (56), è necessario studiare i rapporti tra la Contro-Rivoluzione e questi organismi. A. Opere di carità, di servizio sociale, di assistenza sociale, associazioni padronali, operaie e così via a. Nella misura in cui tali opere normalizzano la vita economica e sociale, pregiudicano lo svolgimento del processo rivoluzionario. E in questo senso sono, ipso facto, e anche se in modo soltanto implicito e indiretto, ausiliarie preziose della Contro-Rivoluzione. b. A questo riguardo, tuttavia, è necessario ricordare alcune verità, che purtroppo non è raro trovare dimenticate fra quanti si dedicano a queste opere con abnegazione: * Certamente tali opere possono alleviare, e in alcuni casi eliminare, i bisogni materiali generatori di tanta rivolta nelle masse. Ma lo spirito della Rivoluzione non nasce soprattutto dalla miseria. La sua radice è morale e quindi religiosa necessario che nelle opere di cui trattiamo si fomenti, in tutta la misura in cui la natura speciale di ciascuna l’esige, la formazione religiosa e morale, con cura speciale per quanto riguarda la messa in guardia preventiva delle anime contro il virus rivoluzionario, così forte ai nostri giorni. * La Chiesa, madre compassionevole, stimola tutto quanto possa dar sollievo alle miserie umane, ma non nutre l’illusione d’eliminarle tutte. E predica una santa accettazione della malattia, della povertà e delle altre privazioni. * In queste opere si presentano certamente occasioni preziose per creare un clima di comprensione e di carità fra padroni e operai e, di conseguenza, si può realizzare una smobilitazione degli spiriti già pronti per la lotta di classe. Ma sarebbe un errore supporre che la bontà disarmi sempre la malvagità umana. Neppure i benefici innumerevoli di Nostro Signore nella sua vita terrena riuscirono a evitare l’odio che gli portavano i malvagi. Così, sebbene nella lotta contro la Rivoluzione si debba di preferenza orientare e illuminare amichevolmente gli spiriti, è chiaro che un combattimento diretto ed esplicito contro le sue varie forme — per esempio il comunismo — con tutti i mezzi giusti e legittimi è lecito e generalmente perfino indispensabile. * In particolare va osservato che queste opere devono infondere nei loro beneficiati o associati una vera gratitudine per i favori ricevuti o, quando non si tratti di favori ma di atti di giustizia, un reale apprezzamento per la rettitudine morale ispiratrice di tali atti. * Nei paragrafi precedenti abbiamo avuto presente soprattutto il lavoratore. Bisogna mettere in evidenza che il contro-rivoluzionario non è sistematicamente favorevole all’una o all’altra classe sociale. Difensore attento e fermo del diritto di proprietà, deve però ricordare alle classi elevate che non è sufficiente combattere la Rivoluzione nei campi in cui essa attacca i loro vantaggi e favorirla paradossalmente — come tante volte si può vedere — con le parole o con l’esempio in tutti gli altri campi, come nella vita familiare, sulle spiagge, in piscina e negli altri divertimenti, nelle attività intellettuali, artistiche e così via. Una classe operaia che segua il loro esempio e accetti le loro idee rivoluzionarie sarà inevitabilmente utilizzata dalla Rivoluzione contro le élite “semi-contro-rivoluzionarie”. * Sarà ugualmente dannoso all’aristocrazia e alla borghesia involgarirsi nelle maniere e negli abiti per disarmare la Rivoluzione. Anche un’autorità sociale che si degrada è paragonabile al sale che non dà più sapore. Serve soltanto per essere buttata sulla strada e calpestata dai passanti (58). Lo faranno, nella maggior parte dei casi, le moltitudini piene di disprezzo. * Pur mantenendosi con dignità ed energia nella loro posizione, le classi elevate devono avere un contatto diretto e benevolo con le altre. La carità e la giustizia praticate a distanza non bastano per stabilire fra le classi relazioni d’amore veramente cristiano. * I proprietari ricordino soprattutto che, se vi sono molte persone disposte a difendere contro il comunismo la proprietà privata (chiaramente concepita come un diritto individuale con funzione anche sociale), questo accade perché essa è voluta da Dio e intrinsecamente conforme alla legge naturale. Ora, tale principio si riferisce tanto alla proprietà del padrone quanto a quella dell’operaio. Di conseguenza la stessa ragione fondamentale della lotta contro il comunismo deve indurre il padrone a rispettare il diritto del lavoratore a un salario giusto, conforme alle sue necessità e a quelle della sua famiglia. È opportuno ricordarlo per sottolineare che la Contro-Rivoluzione non difende soltanto la proprietà padronale, ma quella di entrambe le classi. Essa non lotta per gl’interessi di gruppi o di categorie sociali, ma per ragioni di principio.
B. Lotta contro il comunismo In questa parte prendiamo in considerazione le organizzazioni che non si dedicano in modo speciale alla costruzione d’un ordine sociale buono, ma al combattimento contro il comunismo. Per le ragioni già esposte in questo studio giudichiamo legittimo e spesso perfino indispensabile tale tipo di organizzazione. Chiaramente in questo modo non intendiamo identificare la Contro-Rivoluzione con abusi che organismi di questo genere possano aver commesso in questo o in quel paese. Inoltre osserviamo che l’efficacia contro-rivoluzionaria di tali organizzazioni può essere aumentata di molto se, pur mantenendosi sul loro terreno specifico, i loro membri avranno sempre presenti alcune verità essenziali: * Soltanto una confutazione intelligente del comunismo è efficace. Non basta la semplice ripetizione di slogan, anche quando sono intelligenti e adeguati. * Questa confutazione, negli ambienti colti, deve colpire i fondamenti dottrinali ultimi del comunismo. È importante indicare il suo carattere essenziale di setta filosofica che deduce dai suoi princìpi una specifica concezione dell’uomo, della società, dello Stato, della storia, della cultura e così via. Esattamente come la Chiesa deduce dalla Rivelazione e dalla legge morale tutti i princìpi della civiltà e della cultura cattolica. Fra il comunismo, setta che contiene in sé la pienezza della Rivoluzione, e la Chiesa non vi è, quindi, conciliazione possibile. * Le moltitudini ignorano il cosiddetto comunismo scientifico e non è la dottrina di Marx ad attirare le masse. Un’azione ideologica anticomunista deve colpire, nel grande pubblico, una disposizione di spirito molto diffusa, che suscita, spesso, negli stessi avversari del comunismo una certa vergogna a mettersi contro di esso. Questa disposizione di spirito proviene dall’idea, più o meno cosciente, che qualsiasi disuguaglianza è un’ingiustizia e che si devono eliminare non solo le grandi ma anche le medie fortune, perché se non vi fossero i ricchi non vi sarebbero neppure i poveri. Come si può vedere, si tratta d’un residuo di certe scuole socialiste del secolo XIX, circondato dal profumo d’un sentimentalismo romantico. Da ciò nasce una mentalità che, pur professandosi anticomunista, si definisce da sé, frequentemente, socialista. Questa mentalità, sempre più potente in Occidente, costituisce un pericolo molto maggiore della stessa penetrazione dottrinale marxista. Essa ci conduce lentamente per una china di concessioni che potranno giungere fino al punto estremo di trasformare in repubbliche comuniste le nazioni di qua dalla cortina di ferro. Tali concessioni, nelle quali possiamo intravedere una tendenza all’ugualitarismo economico e al dirigismo, si fanno notare in tutti i campi. L’iniziativa privata viene limitata sempre più. Le tasse di successione sono tanto onerose che in certi casi il fisco diviene l’erede principale. Gl’interventi pubblici in materia di cambio, di esportazione e d’importazione fanno sì che tutti gl’interessi industriali, commerciali e bancari dipendano dallo Stato. Lo Stato interviene in tutto: nei salari, negli affitti, nei prezzi. Lo Stato possiede industrie, banche, università, giornali, stazioni radio, canali televisivi e così via. E mentre il dirigismo ugualitario va in questo modo trasformando l’economia, l’immoralità e il liberalismo stanno dissolvendo la famiglia e preparano il cosiddetto libero amore. Senza una lotta specifica contro questa mentalità, anche se un cataclisma inghiottisse Russia e Cina, l’Occidente, nello spazio di cinquanta o di cento anni, diventerebbe comunista. * Il diritto di proprietà è talmente sacro che, anche se un regime desse alla Chiesa tutta la libertà e perfino tutto l’appoggio, essa non potrebbe accettare come lecita un’organizzazione sociale in cui tutti i beni fossero collettivi.
2. Cristianità e repubblica universale La Contro-Rivoluzione, nemica della Repubblica Universale, non è neppure favorevole alla situazione instabile e inorganica creata dalla lacerazione della Cristianità e dalla secolarizzazione della vita internazionale nell’Evo Moderno. La sovranità piena di ogni nazione non s’oppone a che i popoli viventi nella Chiesa, formando una vasta famiglia spirituale, costituiscano, per risolvere i loro problemi sul piano internazionale, organismi profondamente impregnati di spirito cristiano e possibilmente presieduti da rappresentanti della Santa Sede. Tali organismi potrebbero anche favorire la collaborazione dei popoli cattolici per il bene comune in tutti i suoi aspetti, specialmente per quanto riguarda la difesa della Chiesa contro gl’infedeli e la protezione della libertà dei missionari in terre pagane o dominate dal comunismo. Tali organismi potrebbero, infine, entrare in contatto con popoli non cattolici per il mantenimento del buon ordine nei rapporti internazionali. Senza negare gl’importanti servizi che in varie occasioni possano aver prestato in questo senso organismi laici, la Contro-Rivoluzione deve sempre far vedere la terribile lacuna costituita dalla loro laicità e anche mettere in guardia gli spiriti contro il pericolo che questi organismi si trasformino in un germe di Repubblica Universale (59).
3. Contro-Rivoluzione e nazionalismo In quest’ordine d’idee la Contro-Rivoluzione dovrà favorire il mantenimento di tutte le sane caratteristiche locali, in qualsiasi campo, nella cultura, nei costumi e così via. Ma il suo nazionalismo non ha il carattere d’una svalutazione sistematica di quanto appartiene ad altri, né di un’adorazione dei valori patrii come se fossero indipendenti da tutto l’insieme della civiltà cristiana. La grandezza che la Contro-Rivoluzione desidera per tutti i paesi è e può essere soltanto una: la grandezza cristiana, che implica la preservazione dei valori peculiari di ognuno e la convivenza fraterna fra tutti.
4. La Contro-Rivoluzione e il militarismo Il contro-rivoluzionario deve lamentare la pace armata, odiare la guerra ingiusta e deplorare l’attuale corsa agli armamenti. Poiché però non nutre l’illusione che la pace regnerà sempre, considera una necessità di questo mondo d’esilio l’esistenza d’una classe militare, per la quale chiede tutta la simpatia, tutta la riconoscenza, tutta l’ammirazione a cui hanno diritto coloro la cui missione è lottare e morire per il bene di tutti (60). Note: (55) Vedi specialmente parte I, cap VII, 2. (56) Vedi parte II, cap XII, 7. (57) Cfr. Leone XIII, Enciclica Graves de communi, del 1811901, in ASS, vol. XXXIII, p. 389. (58) Cfr. Mt. 5, 13. (59) Vedi parte I, cap. VII, 3, k. (60) Vedi parte I, cap. XII. |