Plinio Corrêa de Oliveira

 

Beato Angelico: pittore del divino

 

 

 

 

 

 

Rivista “Tradizione, Famiglia, Proprietà”, Roma, giugno 2018, pag. 48

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Il Beato Angelico è il miglior pittore degli angeli che io conosca. Egli rappresenta gli angeli in corpo umano come creature risplendenti di grazia. I suoi corpi angelici hanno una trasparenza, una freschezza, una bellezza che il corpo umano non ha. Sono creature senza peccato originale. Le sue figure superano il sesso. Hanno un’anima così pulita e onesta, che sono pronti a qualsiasi atto di virtù. Così forti che sono pronti a qualsiasi atto di governo. Così guerrieri che sono pronti a qualsiasi battaglia. E, allo stesso tempo, sono molto pacifici. Tutti i contrasti si ritrovano in una sintesi magnifica.

È evidente che Fra Angelico avesse un grande talento. Egli, però, fu chiamato dalla Provvidenza per una forma di produzione artistica in cui il semplice talento non bastava. Egli riuscì, come nessun altro, a dare una forma artistica al soprannaturale. Dipingere le cose naturali suppone talento. Riuscire, però, a cogliere il riflesso sottile, impalpabile, dell’azione della grazia nelle fisionomie, dipingere cioè la santità provocata dalla grazia, è qualcosa di straordinario. Ed è proprio ciò che il Beato Angelico fece.

Osservate i suoi angeli. È qualcosa di imponderabile, ma si direbbe che, non solo nella loro fisionomia, ma in tutto il loro portamento, e nei colori degli abiti, traspare una sorta di una purezza soprannaturale che non è la castità comune. Vi è qualcosa come un superiore equilibro dell’anima, una serenità, una pulizia interiore, che mostra una purezza trascendentale, che non è semplicemente la negazione dell’impurità, bensì la proclamazione della temperanza totale, con molta elevazione di spirito. Nel fondo dello sguardo di questi angeli si intravede un riflesso della grazia che nessun artista, nemmeno il più bravo, riuscirebbe a dipingere se non fosse egli stesso un santo. 

Nello sguardo di questi angeli vediamo un riflesso di Dio. Essi mi ricordano il brano conclusivo della Divina Commedia in cui, dopo aver raggiunto l’apice del Paradiso, Dante scorge nello sguardo della Madonna un barlume della luce divina.


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