Plinio Corrêa de Oliveira

 

 

AMBIENTI, COSTUMI, CIVILTA

 

Stravaganza nel vivere e

nel pregare

 

 

 

 

 

"Catolicismo" Nº 26 - Febbraio 1953

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Un paesaggio degno di nota, al tempo stesso imponente e grazioso. I due massici di pietra, per il loro volume e la naturale severità del granito, suggeriscono un'impressione di grandezza e di forza. Ma hanno anche una tale morbidezza di forme, sembrano poggiare con tale leggerezza sulla montagna ricoperta di ridente vegetazione, si legano con tale armonia al cielo senza nuvole, si appoggiano l'uno all'altro ombro a ombro come due compagni così abituati a un'antica e affettuosa convivialità, da trasferire bonomia e grazia a tutto l'ambiente. Dalla vegetazione emerge sulla destra una palma, esile, leggera, la cui chioma sembra fatta apposta per l'incessante danza delle brezze. Brezze, sì, e non venti, perché è ovvio che tutta questa natura non è visitata solo da tifoni, fulmini, tempeste, ma di solito dalle abbondanti e fugaci piogge e dalle tiepide brezze delle zone tropicali.

Si può dire che questa casa interpreti, raccolga in sé il succo di tutto questo ambiente e lo mostri al visitatore? No. Il suo stile è essenzialmente cosmopolita. Con qualche variazione in più o in meno, è assolutamente simile a quelle che, dello stesso tipo, si costruiscono oggi a tutte le latitudini, in tutti i paesaggi, in tutti i climi. Quale armonia, ad esempio, ha con l'ambiente la grande massa bianca dalle linee nette e dal contorno brutale del muro imbiancato? Quale coerenza con la natura gentile ha l'insieme di figure che saltano e si contorcono nella grande piastrella alla base? E, per quanto riguarda il corpo dell'edificio che si vede sulla sinistra, in che cosa si differenzia dalle mille e mille costruzioni simili, per quanto rigorosamente urbane, che sorgono in continuazione ovunque?

Questa mancanza di connessione tra l'edificio e il paesaggio si nota anche nel corpo dell'edificio a sinistra, nel muro e nelle piastrelle. Si potrebbe pensare che questi tre elementi facciano parte di altri edifici e che un terremoto o un ciclone li abbia riuniti inaspettatamente. La piccola e banale abitazione non ha nulla a che vedere con il muro sorprendentemente lungo, liscio e bianco che si è accovacciato "tant bien que mal" [così così] sugli incidenti del posto. E in questo lungo muro sconcertante, lo sguardo incontra inaspettatamente una "piccola sorpresa", che è la ringhiera all'estrema destra. Per la sua forma, tra l'altro, la piastrella - al cui interno continua il terremoto - a sua volta non ha nulla a che fare né con il paesaggio né con il lungo muro. La disconnessione non si ferma qui. Anche l'edificio non ha alcun rapporto con la sua destinazione d'uso, cioè l'abitazione. La piccola costruzione può essere una residenza, un ristorante o un'officina al piano terra, con un magazzino e la direzione in cima. Se non fosse per la piccola ringhiera, tutti penserebbero che il muro serva uno splendido serbatoio d'acqua. La piastrella sembra presa da un muro del Ministero dell'Istruzione di Rio de Janeiro.

La disconnessione, o meglio la stravaganza, è la nota dominante dell'edificio. Una stravaganza fondamentale che si è radicata in tutto e che dà il tono.

*     *     *

L'architettura civile e religiosa di ogni epoca formano un unico insieme. Lo stato d'animo che concepisce e realizza l'una e l'altra è lo stesso, e per questo le caratteristiche psicologiche dell'una si trasmettono immediatamente all'altra.

Nella chiesa di Pampulha, a Belo Horizonte, in cui non era permesso il culto, tutto è stravagante.

Nell'edificio spiccano tre parti di importanza diseguale: la chiesa, la torre e un certo passaggio che le collega.

Si potrebbe dire che la chiesa è un perfetto hangar per aerei completato sul retro da due hangar più piccoli. O forse una stazione da cui si guarda la parte in cui entrano i treni. Mai la Casa di Dio.

Chi vede la torre pensa che sia capovolta. Immaginatela, quindi, con la parte più larga a terra e quella più sottile verso l'alto. Si accorge subito che sarebbe assurdo. Si chiede allora come apparirebbe sdraiata sull'erba. Ma la torre distesa sul terreno è prematura per i nostri tempi: dobbiamo aspettare il XXI secolo, perché i borghesi di oggi ne sarebbero inorriditi. Viene voglia di chiedersi se starebbe bene in fondo al lago. Ma questa domanda, se è congruente con Pampulha, che è uno scherzo concreto, non è compatibile con la gravità del "CATOLICISMO". Si rimane senza sapere cosa dire. E lo spirito stanco si rivolge all'inatteso pianerottolo che va dal serbatoio dell'acqua all'ingresso della torre. Sembra un'immensa tavola da bucato che, per emergenza, è stata usata come tenda da sole. Poiché non si adattava bene, hanno dovuto tagliare una parte del tetto della chiesa per inserirla. Poiché all'esterno non c'era alcun supporto, la fissarono provvisoriamente alla torre. E poiché il lavoro era davvero precario, fu affidato a operai negligenti, che misero la tenda più in alto da una parte che dall'altra.

E molti la definiscono un'opera d'arte.

Nota: Traduzione a cura di questo sito. Senza revisione dell'autore.


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