Plinio Corrêa de Oliveira
Nero, indomito, cattolico:
Pierre Toussaint
Conferenza, 21 maggio 1991 |
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Cenni biografici Come schiavo di una famiglia cattolica di nobili francesi, proprietaria di una piantagione di canna da zucchero a Saint Pierre (oggi Haiti) visse felice lavorando nella casa dei suoi padroni che lo incoraggiavano, data la sua intelligenza e precocità, a leggere e a scrivere. Quando il clima della Rivoluzione Francese arrivò anche in quell’isola, partì con i suoi padroni verso New York, dove imparò il mestiere di barbiere, e divenne tanto noto da essere il preferito della elite locale. Grazie a questo suo mestiere riuscì a mantenere la sua padrona quando questa cadde in miseria dopo la morte del marito. Si sposò a 45 anni con una schiava da lui riscattata. Toussaint morì ottantenne il 30 giugno 1853 e fu seppellito nella Chiesa di Saint Peter, di cui fu un benefattore durante la costruzione e che frequentò per sessant’anni, fino alla sua morte. Pierre Toussaint fu ammirato dall’aristocrazia protestante bianca di New York che lo trattava alla pari, confidandogli le proprie preoccupazioni e consigliandosi con lui. (Christian Tyler, giornalista - “La fabbrica di Santi di Papa Giovanni Paolo II” - Financial Times apud Gazeta Mercantil 14/15 Marzo 1998)
La fotografia ci presenta Pierre Toussaint, nero, nel senso più categorico della parola, il cui processo di beatificazione iniziò a Roma nel 1989. Quest’uomo così umile rivela un forte senso di dignità! Egli si comporta come molti danarosi non fanno. Se Toussaint figurasse tra le persone del jet set, cioè del nucleo internazionale dei facoltosi tra i facoltosi, essendo bianco e con tale portamento, direbbero che il suo atteggiamento riflette una presunzione e un’aristocrazia intollerabili. Ebbene, non è vero. Egli è un figlio di Dio consapevole della propria dignità, con la sicurezza propria delle persone che hanno fede e logica, sapendo verso dove camminano e non fanno passi falsi, consapevoli di ciò che dicono. È un uomo sicuro e saldo, dallo sguardo serio, dalla testa eretta, dal portamento degno e che conosce il cammino che deve seguire: quello del Cielo. Dirò una cosa che forse causerà un certo sbigottimento: è probabile che egli abbia dovuto combattere nel suo intimo la mollezza, l’illogicità e l’ambiguità degli atteggiamenti. Di conseguenza, è evidente che l’energia, la logica, la forza della fede, la chiarezza degli atteggiamenti vanno incluse nelle caratteristiche della sua luce primordiale, cioè quell’insieme di determinate virtù divine che ogni uomo è particolarmente chiamato ad amare e praticare. Quindi, i vizi capitali e specialmente le cattive inclinazioni di Pierre Toussaint si orientavano proprio nel senso contrario. La sua fisionomia è quella di un vincitore, ma reso degno dalla vittoria su se stesso. |