Plinio Corrêa de Oliveira
La Rivoluzione totale
Riunione per soci e cooperatori della TFP brasiliana, 16 gennaio 1991, senza revisione dell'autore (*) |
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La Rivoluzione culturale in corso è stata chiamata anche Rivoluzione totale, una sorta di immensa coalizione di tutti i ribelli in lotta contro ogni aspetto dell’ordine dell’universo. Si parla di un “neoproletariato” multiforme. Plinio Corrêa de Oliveira riassume la portata di questa Rivoluzione. * * * La Rivoluzione culturale non intende solo far prevalere tale o talaltra concezione. Il suo fine ultimo è forgiare una sorta di grande coalizione di tutte le persone arrabbiate per la propria situazione: persone che si sentono oppresse, rifiutate o discriminate dalla società attuale. Vuole collegare queste persone in una sorta di rivolta generale contro la società. Sarebbe la rivoluzione di tutti gli sfortunati, i disgraziati, i criminali, i colpevoli, i banditi, tutti alleati in una rivolta generale. Contro chi? Contro l’uomo stesso e, in fondo, contro Dio. Sarebbe la rivoluzione di tutti quelli che, in qualsiasi circostanza, si ritengono in situazione di inferiorità. Qualsiasi differenza o gerarchia è vista come fattore di discriminazione e, quindi, motivo di rivolta. Siccome le gerarchie nell’universo sono state create da Dio, questa è una rivolta contro il Creatore stesso. È una rivoluzione con un grado di profondità e di malvagità difficili da immaginare. Rivolta delle piante e degli animali. Ribellione dell’ordine vegetale in alleanza con quello animale contro l’uomo, colpevole di tutti i mali della natura. È una rivoluzione che procede dalle viscere dell’universo. Rivolta degli omosessuali e delle lesbiche. Ribellione del peccato, cioè del disordine morale, contro l’ordine naturale, una rivoluzione satanica che vuole cancellare dall’universo l’Ordine creato da Dio. Rivolta degli immigrati. Ribellione dei popoli emarginati, che invadono il mondo occidentale, scardinandolo. Rivolta dei pacifisti. Poiché il mondo attuale non è in pace, deve esserci qualcuno che compia una rivoluzione generale contro tutti i governi per raggiungere la pace. Chi gestirà allora il mondo? L’anarchia. La pace sarà raggiunta per mezzo dell’anarchia. L’anarchia, che normalmente dovrebbe produrre il caos, è misteriosamente ritenuta un fattore di ordine e di pacificazione. Rivolta delle femministe. Rivolta delle donne che vogliono diventare uomini. Non è ancora apparso il partito degli uomini che vogliono diventare donne. Ma sono sicuro che verrà nel prossimo futuro. Basta che ci sia qualsiasi aberrazione perché automaticamente appaia un partito per perorarla. Rivolta delle minoranze razziali. Le minoranze razziali discriminate devono ribellarsi contro la maggioranza, proprio perché sono minoranze, secondo il principio che quelli che non hanno devono ribellarsi contro quelli che hanno. È la rivoluzione contro ogni differenza e ogni disuguaglianza. Rivolta degli zingari. Nomadi per natura, gli zingari si troverebbero in una posizione di inferiorità, discriminati come ladri e esclusi dalla società. Devono quindi ribellarsi. Rivolta dei tossicodipendenti. I tossicodipendenti sognano il mondo che la droga presenta e non si conformano con quello reale. Noi, invece, accettiamo il mondo reale, con le sue bellezze ma anche con i suoi sacrifici e le sue difficoltà. E lottiamo. Sappiamo che soffriremo, ma questa è la volontà di Dio. Noi dobbiamo assumere la nostra quota di espiazione del peccato di Adamo come suoi figli, unendo le nostre preghiere e le nostre sofferenze al prezioso Sangue di Nostro Signore Gesù Cristo. Rivolta delle prostitute. Le prostitute sarebbero discriminate dalla società. Devono unirsi e ribellarsi contro le leggi e l’ambiente sociale che le ritiene una scoria. Tutte queste rivolte sono varietà di anarchismo. È la rivolta della creazione contro il Creatore, per porre fine a ogni disuguaglianza e ogni differenza. Queste persone in fondo odiano Dio. Non dicono che non credono in Dio, ma lo odiano. Questa è la rivoluzione di tutti quelli che odiano Dio. I partigiani della Rivoluzione culturale non dichiarano ciò apertamente. Provocherebbero una reazione troppo forte. Hanno, però, modi di insinuare questo odio senza dirlo chiaramente. Cominciano con il presentare alcune loro finalità come un sogno bellissimo ma impossibile, un’utopia. Così facendo, stuzzicano lo spirito di rivolta nel pubblico. Pur ritenendo questa rivoluzione utopica, l’uomo della strada pizzicato dalla proposta, comincia a fare piccoli passi in quella direzione. Alla fine, la Rivoluzione culturale spera di poter presentarsi in tutta la sua orribile malvagità. Di fronte a una tale Rivoluzione, in fondo un’eco del non serviam! satanico, la nostra reazione deve essere quella di S. Michele: Quis ut Deus! (*) Rivista Tradizione Famiglia Proprietà, Roma, marzo 2019. |