Plinio Corrêa de Oliveira

 

Una meditazione sul Natale secondo la scuola di S. Ignazio di Loyola

 

 

 

 

 

 

 

Rivista “Tradizione, Famiglia, Proprietà”, Roma, Dicembre 2016 (*)

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Farò una meditazione sul Natale seguendo lo schema di S. Ignazio di Loyola. Cercherò, comunque, di adattarla un po’ al gusto delle nuove generazioni, aggiungendovi qualche adorno.

Egli dice che, col Natale, Nostro Signore Gesù Cristo ha voluto dare agli uomini una lezione. Una lezione indirizzata, più concretamente, a chi non vive per Dio ma per se stesso, cioè una lezione per gli egoisti, che sono la stragrande maggioranza degli uomini, soprattutto in tempi di decadenza, come lo erano quando Nostro Signore è nato, e come lo sono anche oggi.

L’egoismo umano, secondo S. Ignazio, può tendere verso uno di questi tre obiettivi: le delizie, la ricchezza, e gli onori.

Per “delizie” egli intende i piaceri dei sensi, a cominciare da quelli sensuali, poi quelli della degustazione, della vista, dell’olfatto, dell’udito. Insomma, tutto ciò che il mondo può offrire di piacevole e di delizioso.

Per “ricchezza” egli intende il semplice possesso di denaro. È l’avidità di chi cerca i soldi non per i piaceri che questo può procurare, in questo caso il movente non sarebbe la sete di denaro, bensì quella delle delizie, il denaro sarebbe un mezzo, non un fine. S. Ignazio si riferisce a chi ha un debole per i soldi, cioè vuole essere ricco per il solo fatto di esserlo. Tali persone spesso vivono in modo oscuro, banale, perfino miserabile, pur di avere la gioia di sentirsi continuamente in possesso di una grande fortuna.

Poi ci sono gli “onori”. Sono le persone che cercano non i soldi o la bella vita, bensì la considerazione degli altri, cioè vogliono essere oggetto di grandi attenzioni e di grande rispetto. In altre parole, cercano il prestigio.

Questa classificazione è perfetta. L’egoismo degli uomini ha sempre come oggetto una di queste tre cose. Voi stessi potete notare, sia intorno a voi sia in voi stessi, quanto gli uomini possano essere attratti da questi tre poli.

Qualcuno dirà: la classificazione è troppo schematica, perché una persona potrebbe andare dietro ai tre poli allo stesso tempo. È vero. Ma è insito nello spirito umano tendere verso uno dei tre poli in modo preponderante. Dopo averli esperimentati tutti, la persona si fissa su di uno, facendolo diventare lo scopo della sua vita.

C’è nell’uomo una certa unità per la quale egli ha anche un’unità di intenti. Quando non cerca Dio come fine ultimo, finisce per cercare uno di questi tre tipi di piacere come il suo fine ultimo.

Con la Sua nascita, Nostro Signore Gesù Cristo dimostrò la vanità di questi piaceri. Egli venne al mondo per dimostrare agli uomini come questi piaceri non valgano nulla.

Questa prova, naturalmente, si applica solo ai cattolici. Essa assume come punto di partenza la convinzione che Nostro Signore Gesù Cristo sia l’Uomo-Dio e, di conseguenza, che le Sue lezioni siano infinitamente sagge e infinitamente vere. Un ateo, ovviamente, non può accettare questa evidenza. Come potremmo fare una meditazione di Natale per un ateo? È impossibile, poiché egli nega la stessa ipotesi del Natale. Queste considerazioni sono, dunque, per un cattolico.

Di più. Questa non è una meditazione per un cattolico qualunque, bensì per uno che abbia un certo fervore, al punto di essere in grado, almeno in qualche misura, di essere impressionato dalle cose della religione. Non è una meditazione per cattolici tiepidi, come se ne trovano tanti oggidì.

Gli Esercizi Spirituali di Sant’Ignazio suppongono un cattolico che si lasci impressionare e toccare con i temi religiosi, un cattolico con la voglia di essere coerente con la propria fede, che deduca dai principi religiosi alcune conseguenze per la sua condotta personale, ritenendo intollerabile essere incoerente.

Sant’Ignazio propone quindi una meditazione sul Natale, richiamando all’ordine quei cattolici che magari si possono sentire attirati da uno di questi tre obiettivi idolatrici, dimenticando Dio a causa del denaro, dei piaceri o degli onori.

Vanità delle ricchezze

Prendiamo il primo obiettivo – le ricchezze – e domandiamoci: a cosa valgono le ricchezze di questo mondo?

Nostro Signore Gesù Cristo è il creatore del cielo e della terra, è la seconda Persona della Santissima Trinità, è Dio. Egli ha creato l’universo, perché le operazioni di Dio sono fatte congiuntamente dalle tre Persone della Santissima Trinità. Le tre Persone hanno creato tutta la ricchezza che esiste sulla terra. Insomma, tutto ciò che esiste di splendido, di bello e di utile, in grado di sostenere la prosperità di un uomo, è stato creato da Dio. Nessuno può avere una ricchezza paragonabile a quella di Dio.

Dio non solo ha creato tutte le ricchezze che esistono, ma possiede la forza infinita di creare tutte quelle che vuole, senza nessuno sforzo. Egli è onnipotente ed esercita la Sua onnipotenza con una facilità perfetta. Basta guardare le stelle del cielo per capire quanto facilmente Dio crea tutto. Con la stessa facilità con cui Egli crea un granello di sabbia, avrebbe potuto creare mille universi. Inoltre, Dio è ricco nella Sua essenza, molto di più che per quello che Egli ha creato.

Ora, questo Dio così infinitamente ricco ha voluto venire sulla terra come un povero, nato da un padre falegname e da una madre casalinga. Ha voluto nascere in una mangiatoia, cioè nel luogo più povero che si possa immaginare, avendo per riscaldamento il respiro di alcuni animali e come riparo non una residenza per uomini ma una stalla. È lì che il Verbo di Dio è nato!

Con questo gesto, Nostro Signore Gesù Cristo ha voluto insegnare che l’uomo deve essere indifferente nei confronti delle ricchezze, quando si tratta di confrontarle col servizio di Dio. L’uomo deve vivere non per essere ricco ma per amare, lodare e servire Dio su questa terra, salvo poi goderLo in Cielo per tutta l’eternità.

Così, questi uomini che vediamo intorno a noi, correndo scatenati dietro i soldi, avendo il possesso del denaro come unica preoccupazione della loro vita e meta della loro felicità, a punto di parlare soltanto di soldi, questi uomini sono dei veri sciocchi. Per quanto possano possedere, tutte le loro ricchezze sono appena un atomo di ciò che esiste nell’universo. Per Dio non sono altro che polvere e fango.

Immaginiamo l’uomo più ricco del mondo. Così ricco che il semplice indice dei suoi beni è più lungo dell’elenco telefonico: immobili, denaro contante, azioni, oggetti preziosi e via dicendo. Che cosa vale tutto ciò in confronto con Nostro Signore Gesù Cristo? Assolutamente niente!

Queste persone che vivono solo, o principalmente, per i soldi e fanno del loro possesso l’unico scopo della loro vita, sono dei veri stupidi. Essi calpestano la lezione che Nostro Signore Gesù Cristo ci ha dato nella mangiatoia di Betlemme. Qual è questa lezione?

A Betlemme Nostro Signore ci ha insegnato che l’uomo può legittimamente ambire ricchezze, acquisirle e gestirle, purché non si trasformino nel fine supremo della sua vita. Questo dovrebbe essere la gloria di Dio e della Santa Chiesa cattolica, dunque la vittoria della Contro-Rivoluzione. Le preoccupazioni finanziarie devono essere collaterali, altrimenti il cattolico – da vero stolto – inverte l’ordine dei valori e passa ad amare di più quello che dovrebbe amare di meno, e viceversa.

La vanità delle delizie

Per quanto riguarda le delizie, Nostro Signore Gesù Cristo avrebbe potuto avere nella mangiatoia i tessuti più preziosi; avrebbe potuto ordinare agli angeli di portarGli i profumi più piacevoli; avrebbe potuto far venire i musicisti più squisiti; avrebbe potuto avere un abbigliamento super-caldo; avrebbe potuto essere alimentato con i migliori cibi. In una parola, essendo il Padrone di tutto, avrebbe potuto godere, sin dal primo istante della Sua vita, di tutte le delizie della terra.

Che cosa fece, invece? L’esatto opposto! È nato sulla paglia, un materiale il cui contatto non dà alcuna gioia al corpo; in una stalla, dove gli odori non sempre sono piacevoli; tremando di freddo in piena notte d’inverno; avendo per sola musica il muggito degli animali. Cioè, il contrario di ogni delizia! Ha fatto tutto questo per mostrare agli uomini quanto sia sbagliato fare delle delizie lo scopo principale della vita.

Qual è, dunque, la lezione? Se è per il bene dell’anima e per la gloria di Dio, dobbiamo sbarazzarci da ogni piacere terreno, cercando unicamente il bene di Dio, della Madonna e della Santa Chiesa, anche a costa di molto sacrificio.

La vanità degli onori

In terzo luogo, gli “onori”, vale a dire la voglia smoderata di avere prestigio, spinto dall’egoismo. Che cosa sono gli onori? Sono i gesti di omaggio a una persona perché è più degli altri: più intelligente, più abile, più divertente, più diplomatica, più interessante, più gentile e via dicendo. In altre parole, sono gli atti di ossequio che una persona ritiene di dover ricevere per reali o immaginarie qualità personali.

La miseria umana è tale che a volte una persona può lusingarsi di una qualità che possiede davvero. Il famoso san Paolo Eremita, che viveva isolato nel deserto, a un certo punto ebbe la tentazione di lusingarsi per il fatto di essere l’uomo più vecchio sulla terra. Ora l’uomo più vecchio è anche quello più vicino alla sepoltura. Non c’è da lusingarsene! Evidentemente, egli vinse la tentazione.

Nostro Signore Gesù Cristo ha voluto nascere spogliato da tutto ciò di cui potrebbe lusingarsi. È vero che Egli era della Casa Reale di Davide. Egli era principe di questo casato che, però, aveva ormai perso il potere politico, la fortuna e anche il prestigio sociale. Nell’ordine umano, Nostro Signore non era nessuno. Il Suo padre era un falegname e Sua madre una casalinga, come ho già detto.

Egli è nato come un paria, fuori dalla città perché nessuno ha voluto accogliere i suoi genitori. Essi avevano bussato di casa in casa chiedendo ospitalità. Nessuno ha voluto riceverli. Così ha scelto di nascere in una mangiatoia, per dimostrare fino a che punto sono sciocchi quelli che hanno l’idea fissa di sembrare più degli altri. Invece di cercare di servire la causa cattolica, fanno della presunzione lo scopo della loro vita.

Applicazione pratica delle lezioni

Come possiamo trarre profitto da queste lezioni? Prima applicandole a noi stessi, alla nostra vita concreta. E poi cercando di convincere anche altre persone.

Quando vediamo qualcuno che non vive secondo la legge di Dio, ma solo per se stesso, dobbiamo avere il coraggio di dirgli: No! La tua condotta non è d’accordo con la volontà di Nostro Signore nel Vangelo! Nostro Signore, che è il re della Sapienza, insegnava il contrario. Se continui a comportarti in modo irrazionale, ti condannerai.

Dobbiamo invece proclamare: Beato chi rinuncia alla ricchezza, ai piaceri e agli onori. Oppure ha ricchezze, piaceri e onori, ma è sempre pronto a rinunciarvi, di un momento all’altro, per la causa cattolica. Io ammiro chi è pronto a qualsiasi rinuncia! Gli altri, invece, io li disprezzo. Io non posso ammirare una persona che vive come non dovrebbe.

Applicando le lezioni a noi stessi, dobbiamo domandarci: nei rapporti con gli altri, che cerco? Cerco di essere lusingato per la mia ricchezza? Per la vita di piaceri che conduco? Per un qualche titolo di superiorità? Se è così, allora non valgo niente! Io non dovrei desiderare le lusinghe degli altri, bensì che amino Dio sempre di più. Se io cerco di farmi lusingare invece di fare amare Dio, allora sto rubando a Dio ciò che Gli è dovuto. Io dovrei preoccuparmi esclusivamente di dedicare tutta la mia anima a Dio, alla Madonna e alla Santa Chiesa Cattolica.

Secondo la scuola di Sant’Ignazio, dovremmo giorno e notte avere queste considerazioni davanti agli occhi, eliminando dalla nostra anima, come uno che strappa le erbacce dal giardino, qualsiasi considerazione banale che mi possa portare ad amare il denaro, i piaceri o gli onori.

Ciò presuppone, naturalmente, molta preghiera perché, con le sole forze della sua volontà, l’uomo è incapace di non pensare alle banalità. Queste sono considerazioni spesso molto ardue, che abbiamo difficoltà nel mantenere sempre in vista. E anche se riusciamo a tenerle sempre in vista, abbiamo difficoltà nel rinunciare ad alcune cose. Per raggiungere tale obiettivo, serve preghiera e mortificazione.

Dobbiamo orientare tutta la nostra vita secondo questa idea: distacco dal denaro, dai piaceri e dagli onori.

Ecco una meditazione sul Natale fatta secondo la scuola di Sant’Ignazio di Loyola.

 

Sopra, audio originale di questa riunione

* Riunione per soci e cooperatori della TFP brasiliana, 29 dicembre 1973. Tratto dalla registrazione magnetofonica, senza revisione dell’autore.


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