Plinio Corrêa de Oliveira
Peron con la falce e il martello
Cristianità, Piacenza, Anno II n. 3, gennaio-febbraio 1974, pag. 6-7 |
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Un mito della falsa destra L’imbroglio dell’anticomunismo peronista
Quando si scriverà la storia di questa non limpida e confusa fine di secolo, una visione retrospettiva porrà in evidenza una velata e sottile manovra comunista, che – per quanto sappia io - sta sfuggendo, fino a questo momento, agli osservatori della politica mondiale. Per capire tale manovra è necessario avere presente la reale funzione del terrorismo nel quadro generale della strategia comunista. Nei paesi in cui il proselitismo del PC, per anni, non conquista un numero considerevole di adepti, come far progredire la rivoluzione sociale? In tesi, se il numero dei comunisti non aumenta, la vittoria del comunismo può derivare soltanto dall’indebolimento degli ostacoli che si oppongono a esso. Se una determinata massa di acqua non arriva a superare un’alta barriera, è necessario abbassare la barriera a un livello inferiore a quello dell’acqua. Il processo di demolizione delle attuali strutture si svolge in varie fasi. Per debilitare l’avversario, i comunisti - in una prima tappa - si dividono in due. Sul piano strettamente ideologico e politico, rimane il PC (legale o clandestino), a svolgere, come può, la sua opera di proselitismo. Ma una parte di comunisti, insofferenti della marcia lenta del partito, rompe con esso e dà inizio al Terrore. Per evitare che il pubblico si renda conto del carattere artificiale di questa scissione, di quando in quando, le due parti si insultano abbondantemente. Il processo entra, allora, nella seconda fase. Mentre il PC resta nella penombra, il terrorismo - svolto generalmente soltanto da un manipolo di agitatori - si pone al centro della scena politica, assaltando, derubando, distruggendo, sequestrando, torturando e uccidendo quanto può. Questo genere di azione, inusitato e aggressivo, incute il panico nella classe borghese. E dà ai "rospi" (1), al clero di sinistra e ai democristiani la possibilità di inculcare nella borghesia la supposta necessità delle famose "riforme di base", come il mezzo migliore per placare il terrorismo. Con questa prospettiva concordano gradualmente, nelle file della maggioranza anticomunista, tutte le persone di vista corta per le quali la formula "cedere per non perdere" è il massimo della sapienza. Si è preparato l’ambiente per la demolizione della classe dei proprietari. Il processo entra così nella sua terza fase. Infatti, dopo che il terrorismo ha svolto ampiamente la sua azione psicologica sui timidi borghesi, si fa andare al potere (preferibilmente attraverso elezioni) un governo che operi con energia lo smantellamento del movimento terrorista. Tutta la popolazione comincia a respirare sollevata. E apre un illimitato credito di fiducia al governo, nel quale crede di vedere la difesa ideale contro il comunismo. Fondandosi su questa fiducia generale, i governanti - brandendo sempre la prospettiva del Terrore - cominciano allora ad assumere atteggiamenti che valgono loro il plauso categorico, anche se discreto, del PC (che, come abbiamo visto, era rimasto nell’ombra). A esso si dà la libertà politica perduta. Alcuni suoi esponenti assumono importanti cariche amministrative o anche politiche. Fanno la loro comparsa, di quando in quando, dichiarazioni governative di simpatia verso questo o quell’aspetto del socialismo e persino del comunismo. E, contemporaneamente, incomincia l’alluvione di leggi che istituzionalizzano l’intrusione dello Stato nel settore economico privato, ed estinguono gradatamente la proprietà individuale. Senza dubbio i giornali continuano a vantare l’azione antiterroristica del governo. E i proprietari, un poco fiduciosi, un poco storditi e un poco messi con le spalle al muro, cedono. Il governo "anticomunista" avrà abbassato la barriera a un livello che il PC può superare. * * * Descrivo questo processo con gli occhi rivolti all’Argentina, dove esso si sta svolgendo con una chiarezza impressionante, anche se con un ordine cronologico un poco particolare. Nel paese il PC non ha mai ottenuto progressi elettorali importanti. Quindi è esploso il Terrore. Subito entra in scena Peron, che fa la parte del grande protettore delle classi conservatrici, spaventate. Allora il vecchio capo si mette a distruggere le organizzazioni terroristiche. La destra e il centro applaudono enfaticamente. Nel frattempo, però, Peron non dimentica di rivolgere sguardi dolci e parole soavi verso il PC. E l’alluvione delle leggi statalistiche e confiscatorie si distende sul paese. Tuttavia i giornali continuano a proclamare Peron anticomunista per eccellenza. A titolo di esempio, pubblico adesso alcune dichiarazioni del vecchio capo a favore del comunismo. Nel prossimo articolo, è mia intenzione scrivere sulle leggi o progetti di legge confiscatorie e dirigiste ispirate dai peronismo. Tutta questa politica è ancora in nuce nelle seguenti discrete dichiarazioni di Peron: "Noi [peronisti] costituiamo un movimento di sinistra. Ma [...] anzitutto una sinistra giustizialista; non una sinistra comunista e neppure anarchica [...] ". "Siamo rivoluzionari perché avanziamo verso riforme strutturali che rendano più felici gli argentini [...]" (2). Ma, rivolgendosi poco dopo alle donne peroniste, questo "sinistro non comunista" scopre il gioco. Parlando della Cina rossa proclama: "Vi è un esempio evidente e vivo: la Cina. Era un paese in cui ogni anno morivano di fame da dodici a quindici milioni di abitanti perché la produzione alimentare, in rapporto al consumo, non bastava per tutti. La saggezza del sistema instaurato nella Repubblica Democratica Cinese ha dato spazio alla donna, e oggi essa produce come l’uomo. Questo paese, dove annualmente moriva di fame una notevole parte della popolazione, non solo soddisfa le sue necessità, ma è riuscito a svilupparsi in tutti i settori, e oggigiorno si prende il lusso di esportare cibo" (3). In consonanza con queste parole, il ministro del Benessere Sociale, Lopez Rega, ha annunciato che vi sarà uno "scambio di visite di bambini" tra l’Argentina e la Cina comunista, e ha elogiato il "funzionamento in tale paese delle gendarmerie infantili, che i bambini argentini potranno conoscere quando cominceranno i viaggi" (4). Bambini-gendarmi: cosa c’è di più caratteristico del totalitarismo poliziesco? Anche poco tempo dopo, Peron manifesta un evoluzionismo storico di sapore tutto marxista: “L’uomo interviene soltanto sussidiariamente nella evoluzione [storica]. L’evoluzione è opera del determinismo e talora del fatalismo storico [...]. Così, siamo stati feudali, demoliberali, oggi socialisti: perché il mondo va indubbiamente in questa direzione, e non sappiamo che cosa saremo nella tappa universalista, forse più vicina di quanto noi tutti immaginiamo" (5). In questa linea di pensiero, è chiaro che la tappa posteriore al socialismo è il comunismo... A tutto questo si aggiunge un gesto inspiegabile e persino scandaloso per un paese in evidente crisi economica: l’Argentina si è impegnata a prestare a Cuba fino a un miliardo di dollari, a duecento milioni all’anno! Il Partito Comunista argentino sapeva bene che cosa poteva aspettarsi dall’antiterrorista Peron. Ha tenuto un congresso del quale è stato nominato presidente onorario Leonid Breznev. Vi hanno partecipato delegati del Soviet Supremo russo. Alla fine del congresso, il Partito Comunista argentino ha deciso di appoggiare la candidatura di Peron, perché "grandi masse del peronismo stanno facendo una ampia svolta a sinistra" e perché devono essere sottolineate tutte le concordanze esistenti tra il peronismo e il comunismo (6). In un discorso, il segretario del PC aveva elogiato le leggi riformiste presentate dal governo al parlamento, la restituzione della libertà al PC, la promessa di abolizione delle discriminazioni ideologiche, il riconoscimento dei governi di Cuba, del Vietnam del Nord, della Corea del Nord, come pure della Repubblica Democratica Tedesca (7). I delegati del PC russo fecero visita a Peron. Rimasero con lui un’ora. E a sua volta la Russia dichiarò che avrebbe appoggiato i "paesi di democrazia popolare, tra i quali, a suo giudizio, si sarebbe trovata l’Argentina" (8). Così, mentre con il martello Peron demolisce il Terrore, con la falce raccoglie i vantaggi politici che gli offrono il PC e la Russia... Note: (*) Traduzione dell'articollo "Peron com a foice e o martelo", comparso sulla Folha de S. Paolo il 4-11-1973. (1) Con un uso simile a quello che fa indicare come "falchi" i sostenitori della maniera forte e come "colombe" i partigiani della pace a ogni costo e della resa, l’Autore chiama "rospi" un certo tipo di borghesi non comunisti, danarosi e con una buona posizione sociale che si presentano come progressisti o democristiani e sono entusiasti della "apertura sinistra". I "rospi" sognano un mondo nel quale viga la democrazia politica liberale insieme a un ferreo dirigismo e interventismo statale in campo economico-sociale, e auspicano ogni genere di concessioni al comunismo. Si agitano ed emettono suoni sgraziati solo quando qualcuno ricorda loro i doveri di stato o di categoria, disturbandoli nel pantano nel quale sono beatamente immersi (N. d. R.). (2) La Nación, 3-8-1973. (3) Ibidem, 28-8-1973. (4) La Prensa, 8-8-1973. (5) La Nación, 1-9-1973. (6) Cfr. La Nación, 24-8-1973. (7) Ibidem, 21-8-1973. (8) Ibidem, 29-8-1973. |