Plinio Corrêa de Oliveira
A un giovane infuriato contro la TFP cilena
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Folha de S. Paulo, 4 marzo 1973 (*) Mio caro progressista. Sì, la chiamo “mio caro”, perché amo la sua anima redenta da Nostro Signore Gesù Cristo e sarò felice di sapere che questi miei chiarimenti avranno potuto aiutarla. Entro dunque in argomento. Il manifesto pubblicato dalla TFP cilena sulla Folha de S. Paulo (1) l'ha lasciata indignata, e vuol fare degli studi per confutarlo. Trovo che il suo atteggiamento è leale e coraggioso. Lei non sfugge il problema; non si accontenta di contrattaccare con offese e calunnie; vuole opporre tesi a tesi, argomento ad argomento. Molto bene. Nel suo manifesto la TFP cilena si dichiara a giusto titolo “associazione autonoma”, e si assume la “esclusiva responsabilità” di quanto ha pubblicato. Perciò la TFP brasiliana non è compromessa dall'atteggiamento dei suoi valorosi fratelli. Essa attende la presa di posizione della curia di Santiago, così come quella dei cileni e dei brasiliani interessati all'argomento. Poi è possibile che si pronunci, e lo farà con la prudenza e la circospezione che il delicato tema esige. Senza per ora entrare nel merito della questione, le do alcuni consigli, amico progressista. Voglio dire ciò che, a mio modo di vedere, Lei deve evitare di usare come argomento, e ciò che deve usare. * * * Non dica che la TFP cilena ha negato implicitamente l’infallibilità papale, o l'attaccamento dovuto al Romano Pontefice, attribuendo a Paolo VI una parte di responsabilità per ciò che accade in Cile. Si esporrebbe alla possibilità di essere demolito con un buffetto. Infatti, chiunque conosca un po' di teologia o di diritto canonico sa che il carisma della infallibilità protegge il Sommo Pontefice soltanto in certi atti del Magistero, svolti in condizioni ben definite. E che l'adesione dovuta ai suoi insegnamenti dottrinali non infallibili non comporta per i fedeli la proibizione di discordare - con fondate ragioni - da atti concreti compiuti da un Papa. Non protesti subito. Ascolti il celebre cardinale Gaetano, considerato una autorità da tutti i teologi seri. Guardi fino a che punto arriva questo autore: “Si deve resistere in faccia al Papa che pubblicamente distrugge la Chiesa” (2). E lo stesso Francisco de Vitória, grande teologo del secolo XVI, a sua volta insegna: “Se [un Papa] volesse dare tutto il tesoro della Chiesa [...] a suoi parenti, se volesse distruggere la Chiesa, o fare altre cose di questo genere, non gli si dovrebbe permettere di agire in tale modo, ma si avrebbe l'obbligo di opporgli resistenza. La ragione di questo sta nel fatto che egli non ha potere di distruggere; quindi, constatando che lo fa, è lecito resistergli” (3). E più avanti Vitória insiste con queste parole chiarissime: “Da tutto questo risulta che, se il Papa, con suoi ordini e suoi atti, distrugge la Chiesa, si può resistergli e impedire la esecuzione dei suoi comandi” (4). Se questi autori non le bastano, consulti, tra gli antichi, san Tommaso, san Roberto Bellarmino, Suarez, Cornelio a Lapide, e tra i più recenti Wernz-Vidal o Peinador, oppure Padri orientali come san Giovanni Crisostomo, san Giovanni Damasceno e Teodoreto. Se vuole posso darle i testi più interessanti di questi autori. Ho un amico erudito che li possiede mirabilmente raccolti... Questa consultazione la porterà alla conclusione che pensano allo stesso modo. Lei non vorrà certamente, mio giovane progressista, lanciare contro tutti questi l'accusa di essere eretici, scismatici, ribelli, come, nel suo precipitato furore, ha fatto contro i giovani della TFP cilena, calunniandoli. Chiunque si occupa dell'argomento con un minimo di serietà e di cultura sorriderebbe con pena della sua ridicola posizione. * * * La vedo sobbalzare di indignazione: “Ma, allora, Paolo VI è un cattivo Papa, un Papa che sta demolendo la Chiesa? I fatti smentiscono questa calunnia!”. A questo punto, mio giovane e irascibile amico, Lei è sulla buona strada. I fatti: questa è la via regale sulla quale deve avviare la sua replica. La TFP cilena ha affermato che a Paolo VI tocca una parte di responsabilità per il lavoro di demolizione che il clero e la Gerarchia stanno svolgendo in Cile. Essa adduce dei fatti per provare che questa opera di demolizione viene fatta dai Pastori; e, infine, menziona altri fatti per provare che Paolo VI ha una parte di responsabilità in questo. Se Lei è così infuriato, canalizzi il suo furore verso un fine pratico. Si documenti. Provi che i fatti ricordati dalla TFP cilena sono falsi. O che non si prestano a essere interpretati come li ha interpretati questa associazione. Allora sì: schiacci in questo modo la TFP, la svergogni, ne trionfi allegramente... Nel caso che le sue prove siano valide, Lei avrà tutta la mia solidarietà. E mi metterà la gioia nel cuore, perché vedrò che il panorama oscuro e tragico descritto dalla TFP cilena non è vero. Mi associerò a Lei nello smentire la TFP cilena, e proclamerò che Lei è un benemerito. Ma perché possiamo giungere a questo risultato, mi permetta di insistere, ha davanti soltanto una via: quella dei fatti. Il rancore non è un argomento. E l'offesa neppure. Fatti, fatti, fatti: la formula è questa! Note: (1) Cfr. Folha de S. Paulo, 2-3-1973. Tale manifesto è riportato alle pp. 151-180 del presente volume (N.d.E.). (2) GAETANO, De comparatione auctoritatis Papae et Concilii, cap. 27, cit. in Obras de Francisco de Vitória, B.A.C. Madrid 1960, p. 486. (3) FRANCISCO DE VITÓRIA, De potestate Papae et Concilii, 1534, in Obras, cit., p. 487. (4) Ibidem. (*) Cfr. "Il crepuscolo artificiale del Cile cattolico", PLINIO CORRÊA DE OLIVEIRA E TFP CILENA, Cristianità, Piacenza 1973, pp. 181-183. – I grassetti sono di questo sito. – Vedi l’articolo successivo cliccando qui. |