Plinio Corrêa de Oliveira
Figlia di Luigi XV, Combatté la Rivoluzione quando viveva a Corte e anche dopo nel Carmelo. Morì avvelenata dai rivoluzionari, ma il suo esempio continua a dare frutti fino ad oggi
"Santo del Giorno", 22 dicembre 1966. Senza revisione dell'autore. |
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Domani, 23 Dicembre, sarà la festa della Venerabile Teresa di Santo Agostino, vergine. Su di lei esistono abbondanti dati biografici trascritti da “Les Vies des Saints et fêtes de toute l’année” (di M. l’Abbé E. Daras, t. XII, Louis-Vivès Libraire-Editeur, Paris, 1856, Appendice – Vie de Madame Louise de France, pp. 409-452): “La principessa Luisa Maria di Francia, figlia del re Luigi XV e della regina Maria Leczinska, principessa di Polonia, nacque a Versailles il 15 luglio 1737. Fu educata nell’abbazia di Fontevrault, all’epoca retta da Madame de Rochechouart. (...) “Ancora molto piccola, soffrì un incidente che quasi le fece perdere la vita. Impaziente ché la sua cameriera tardasse a occuparsi di lei, si arrampicò sulla parete del lettino, per poi cadere. Anche se soccorsa immediatamente, questa caduta le lasciò una deformità fisica, e la condusse in punto di morte. In questa circostanza, le religiose del monastero fecero un voto alla Vergine Maria per la salute della principessa ed ella venne miracolosamente curata. Mai più dimenticò a chi doveva la sua vita, cosa che la segnò profondamente. “Sin dall’infanzia mostrò un’inclinazione per la vita di pietà, mai stancandosi della durata dell’Officio divino. Un giorno pianse amaramente perchè una dama che la serviva le parlò di un principe straniero che sarebbe stato il suo sposo. Tuttavia, era fiera della sua posizione. In una circostanza, ritenendosi offesa da una delle sue dama, le disse con acidezza: ‘Non sono forse la figlia del vostro re?’ – ‘E io, Madame, rispose la signora, non sono una figlia del vostro Dio?’ – ‘Avete ragione, rispose la principessa toccata dalla risposta, ho sbagliato e chiedo perdono’. – Estremamente liberale con i poveri.... “Liberale” qui significa generosa, che dona con generosità. “...Al ritorno dalla corte, dava loro il denaro che riceveva per le sue spese personali, nulla riservando per se stessa. La damigella d’onore, incaricata delle sue spese, si abituò a dare ai poveri ciò che riceveva per Luisa Maria, persino senza consultarla. Un giorno, tuttavia, la principessa si permise, a scapito dei poveri, l’acquisto di una fantasia e non ebbe il coraggio di chiedere la somma di un luigi alla damigella, per saldare un debito”. “Fantasia” nel senso che volle comprare un oggetto per capriccio. “Escogitò, dunque, uno stratagemma: compose ella stessa un biglietto per Madame Luisa, che avrebbe dovuto essere consegnato alla damigella, con la richiesta di una persona che necessitava urgentemente della somma. La damigella consegnò il denaro, che fu dato alla principessa. Questa astuzia, però, le causò un grande rimorso. (...) “Dotata di un carattere vivace, le piacevano gli sport che esigevano molta audacia. Un giorno, cacciando nella località di Compiègne, il suo cavallo si imbizzarrì scaraventandola a una buona distanza per terra. Quasi cadde sotto le ruote di una carrozza apparsa all’improvviso. Salva per miracolo, la fecero rientrare in carrozza. Ridendosene dello spavento, ordinò al suo scudiero che le portasse il cavallo, lo montò, dominò l’animale nervoso e continuò la passeggiata. Ritornata al castello, andò a ringraziare la Vergine Maria per quella che chiamò il secondo salvataggio della sua vita”. “Desiderosa di entrare in convento, all’assistere nel Carmelo alla ricezione di abito della contessa di Rupelmonde, chiese di entrare in questo Ordine. Iniziò a prepararsi a ciò studiando la regola di Santa Teresa, e astenendosi a poco a poco dal conforto che la circondava. Si allontanava dal riscaldamento del castello durante periodi di freddo orribili”. Cosa che in Europa significa molto! Diversi gradi sotto lo zero. “Ella non sopportava l’odore delle candele e vinse questa ripugnanza dopo anni di sforzo. Infine, ottenne il consenso del re e il venti febbraio del 1770, entrò a far parte delle carmelitane di Saint Denis. La Francia rimase ammirata da questo esempio e Papa Clemente XIV scrisse alla principessa per esprimerle la felicità che provava nel vedere il suo pontificato segnato da un evento così confortante per la religione”. Pertanto, ciò accadeva diciannove anni prima dello scoppio della Rivoluzione Francese. “Dentro il convento, lottò strenuamente affinché le sue compagne la smettessero di trattarla diversamente dalle altre. Si adoperò anche per vincere la sua difficoltà a rimanere per lunghi periodi in ginocchio, conseguendo questa grazia dopo una novena fatta a San Luigi Gonzaga. Ricevette l’abito il 10 settembre del 1770, rivestita del mantello di Santa Teresa che le carmelitane di Parigi possedevano, prese il nome di Sorella Teresa di Santo Agostino”. Quale onore, eh!? Ricevere l’abito rivestita del mantello di Santa Teresa!... “Nominata più tardi maestra delle novizie, si distinse notevolmente in questo incarico così duro, manifestando constante allegria in mezzo alle difficoltà che incontrava. Successivamente venne eletta, unanimemente, superiora. Quando il visitatore generale delle carmelitane portò la notizia al re, lo informò che soltanto un voto era stato espresso contro Sorella Teresa. ‘Dunque, rispose Luigi XV, tuttavia, c’è stato un voto contro di lei?’ – ‘Si, Sire, rispose il prelato, ma è stato il suo stesso voto‘. “Come superiora, fu piena di carità verso le sue consorelle e estremamente severa con sé stessa, cercando di seguire con massima fedeltà lo spirito della sua regola. Si preoccupava, anche, di ottenere insieme a suo padre e, più tardi, insieme a Luigi XVI, tutti i benefici possibili per la religione. Fu a lei che le carmelitane dei Paesi Bassi austriaci dovettero l’accoglienza in Francia, quando Giuseppe II le espulse dalla loro terra. Suor Teresa contribuì inoltre alla fondazione di un monastero di stretta osservanza per i carmelitani scalzi, la cui pratica della regola si era rilassata da un po’ di tempo. Severamente contraria ad usare la propria influenza per tutto ciò che concernesse le questioni mondane, la utilizzò, però, come poté, per la salvezza delle anime. (...) “Lontana dai problemi di Stato, si interessava profondamente per le sue necessità e cercava di risolverli attraverso la preghiera. Pregava per suo padre, per la conservazione della fede nel regno, la restaurazione dei costumi, la salvezza dei popoli, la pace e la tranquillità pubblica. Verso i francesi aveva lo stesso amore del suo antenato San Luigi. Tutto ciò che riguardava la sua patria era oggetto della sua pietà. Luigi XVI la riveriva come l’angelo custode della Francia. Senza dubbio, fu per allontanare l’influenza che ella esercitava su Luigi XVI, che i malvagi decisero di distruggerla completamente. È quasi certo che Maria Luisa morì avvelenata”. Questo punto è importantissimo. “Nel novembre del 1787, il suo mal di stomaco si aggravò violentemente con dolori lancinanti. Da quel momento in poi...” Due anni prima della Rivoluzione Francese... “Peggiorando giorno dopo giorno, si preparò a morire. La sua morte fu magnifica per il coraggio con cui la affrontò. Le sue ultime parole furono: ‘È tempo, andiamo! Alziamoci, affrettiamoci ad andare in Paradiso’. Era il 23 Dicembre del 1787, alle quattro e mezzo della mattina. (...) “Madame Luisa di Francia lasciò per Dio i gradini del trono. Speriamo che, in cambio, Egli un giorno la faccia salire sui nostri altari”.
Madame Luisa, figlia di Luigi XV, allora Madre Teresa di Santo Agostino La prima cosa da dire è che questa narrazione, molto interessante sotto il punto di vista strettamente biografico, illustra appena un aspetto dell’esistenza e dell’azione della principessa Luisa di Francia. In realtà, la sua azione sulla corte fu molto più ampia di quanto qui viene riportato. E ciò per la seguente ragione: Luigi XV, padre di lei, come voi sapete, conduceva una vita lasciva, essendo stato concubino di Madame di Pompadour e, dopo, di Madame di Barry. Questo stato di concubinato del re determinava nella corte un duplice atteggiamento: al tempo in cui Luigi XIV conduceva una vita immorale, la quasi totalità della corte lo appoggiava e neppure si ricordava di fargli opposizione. Quando Luigi XV iniziò a condurre una vita lasciva, nella corte di Francia dove, allo stesso tempo, erano cresciute l’influenza dell’empietà e l’influenza della religione e dove i due campi erano divisi, per cui le persone erano, allo stesso tempo, le une più empie che ai tempi di Luigi XIV, e le altre più cattoliche che ai tempi di Luigi XIV, vennero a delinearsi due correnti assai distinte.
A destra, la Regina Maria Leczinska; sinistra, il virtuoso Delfino Luigi, figlio di Luigi XV, e padre di Luigi XVI, Luigi XVIII e Carlo X (gli ultimi Re di Francia) Una corrente appoggiava la regina Maria Leczinska, persona di una virtù rispettabile che, a causa di ciò, ordiva ogni sorta di trame e sabotaggi nei confronti delle concubine, fingendo di non vedere, cercando di non ricambiare le formalità, cercando di non fare visita, cercando di non informarsi sulla presenza della concubina a corte. L’altra era sostenuta da Voltaire, dagli enciclopedisti, da ogni sorte di gente vile, per compiacere il re, ma, sopratutto, per far avanzare la depravazione nella corte francese, che era la testa di tutto il popolo di Francia. Ed era motivo di pena per gli empi, che tutta la famiglia reale, ad eccezione del re, fosse contro le concubine. Alla testa di questa “congiura” anti-concubine, quindi di fondo contro-rivoluzionaria, c’erano il figlio di Luigi XV, che era il delfino Luigi, sua moglie (Maria José de Saxe), e anche le figlie del re, che erano, pertanto, sorelle del delfino Luigi. Ma accade che, per motivi per i quali il sospetto di omicidio non è estraneo, il delfino Luigi morì, sua moglie morì, e le principesse figlie del re rimasero da sole, alla testa della famiglia reale, ad affrontare il re e, naturalmente, con molto mena forza rispetto all’erede al trono, il quale, oltre ad essere un uomo, aveva tutto il prestigio di chi, in futuro, avrebbe ricoperto la carica più regale. Il delfino Luigi era inoltre un uomo molto pio e di buoni costumi. Luigi XV - lui, il lascivo, lui, l’immondo – ebbe due figlie che godono, a titolo diverso, in misura differente, dell’onore degli altari. Una carmelitana illustre, della quale avete appena sentito parlate e un’altra che fu una duchessa di Savoia, regina di Sardegna, che era Madame Clotilde. Vedete dunque fiorire, a Versailles, allo stesso tempo un cumulo di vizi e un auge di virtù. E queste due principesse, per molti anni, capeggiarono la reazione contro l’impurità, fino al momento in cui Madame Luisa entrò nel Carmelo e Madame Clotilde rimase da sola. Più tardi si sposò anche Madame Clotilde, ma Luigi XV morì e il problema cessò di esistere, perché Luigi XVI aveva una via privata molto onorevole. Madame Luisa, pertanto, fu una delle principesse che servì da colonna per La reazione controrivoluzionaria dentro la corte. Reazione, questa, che stimolava la corte alla pratica della virtù e, al contempo, ridestava i destini della medesima nel regno.
Versailles - La galleria degli specchi Versailles era, dunque, un crogiolo dove a lato delle virtù più ammirevoli, prendevano forma e si sviluppavano i vizi più abominevoli. Cosa c’era, nell’ambiente di Versailles, nella sua architettura e nell’atmosfera della corte che producesse allo stesso tempo effetti tanto opposti? Questo è un punto di partenza per una critica all’ “Ancien Régime”, che sarebbe molto interessante poter fare. È molto bella l’idea di Madame Luisa di andare in convento. Le pareva che avrebbe pregiudicato la resistenza a corte, perché, in fin dei conti, sarebbe rimasta appena una sorella a guidare il buon orientamento. Ma ella comprese molto bene che la preghiera e la penitenza valgono molto di più dell’azione. Comprese che un esempio vivo vale molto più di mille parole, di mille contatti, di mille relazioni prive dell’importanza di questo esempio. Ed Ella volle dare, perciò, al mondo di quel tempo e in modo speciale alla corte francese, questa lezione di stordimento.
Voi avreste bisogno di andare a Versailles... dovete sfogliare alcuni album con immagini di Versailles per capire a che grado arrivò la raffinatezza in quel castello. Non esiste un solo dettaglio dell’architettura del castello, della sua mobilia, della sua decorazione, non esisteva un solo dettaglio dell’etichetta di corte, dello stile di vita delle principesse, che non rappresentasse la raffinatezza più squisita e più elevata dell’arte del vivere bene. Il buon gusto delle cose era portato al massimo grado. La musica, magnifica; la tavola, superba; il conforto, straordinario; la bellezza dell’insieme, incomparabile; lo splendore della vita, dell’etichetta e dello stile che lì crescevano, meraviglioso! La vita di una principessa era tutto quanto di più entusiasmante, di più confortevole, di più opulento potete immaginare con ogni sorta di raffinatezza che abbondava nella corte. Madame Luisa di Francia volle dare il seguente esempio: lasciare uno stile di vita che, certamente, se le più grandi imperatrici del passato avessero conosciuto si sarebbero sentite delle cafone a confronto con una principessa francese dell’Ancien Régime. Ed ella volle abbandonare lo stile di vita di Versailles per precipitarsi – perché è un vero e proprio precipizio – in uno stile di vita completamente opposto!
Sopra e sotto, Carmelo di Lisieux, dove ha vissuto Santa Teresina del Bambino Gesù
Immaginatevi i tessuti di seta con i quali la principessa si vestiva, i broccati, i pizzi e comparate tutto questo con l’abito spesso di una carmelitana. Immaginate un piatto d’oro, d’argento, le più magnifiche porcellane di Sèvres, e immaginate il piatto in polvere di pietra di una carmelitana... Immaginatevi la stanza della principessa, il suo letto magnifico e il letto in legno della cella da carmelitana, in cui non è concesso avere nemmeno una panca. Immaginatevi quei saloni di Versailles e comparateli con il convento del Carmelo, dove non ci sono nemmeno sedie perché la carmelitana si siede sui propri talloni. Immaginatevi quella mensa che era il fiore all’occhiello della gastronomia francese, che ha condotto al suo auge la gastronomia mondiale, e considerate i digiuni, le penitenze, le mortificazioni di una carmelitana. Tutto ciò è nulla se confrontato al seguente aspetto: la principessa abituata a dare ordini, abituata a stare in prima fila in ogni circostanza. E passare da questa situazione a quella di una carmelitana ed essere più o meno come una schiava, senza una propria volontà, non potendo fare nulla di ciò che voleva, avendo consegnato la sua volontà nella mani della superiora, che di lei poteva farne – in qualunque ora – ciò che preferiva. E lei in ossequio, in obbedienza, lavando il pavimento, raccogliendo la spazzatura, cucendo, rammendando, lottando affinché le ordinassero di compiere questi compiti che non volevano darle in quanto era una delle figlie del re, e perché proveniva dai fasti inauditi di Versailles. Potete immaginare come tutto questo stordì l’Europa di quel tempo; avete sentito che Papa Clemente XIV scrisse una lettera a Madame Luisa in cui si rallegrava per il fatto che il suo pontificato fosse stato glorificato con un tale avvenimento. E l’esplosione che questo fatto produsse nella corte fu veramente senza pari. Fu come dare un pungo in faccia all’empietà dentro la corte. L’empietà, a partire da questo momento, languì e iniziò a svanire, non riuscì più a risollevare la testa, esattamente perché era demoralizzata. L’esempio era troppo forte. Nel Carmelo, suor Luisa, avrebbe potuto facilmente scegliere, non dico di andarsene, ma di vivere se non comodamente, per lo meno nella tranquillità di questa vita appartata. Tuttavia, non lo fece. Il biografo accenna molto bene, ma non informa fino al dettaglio, che lei continuò ad intervenire negli affari del regno e sopratutto in quelli ecclesiastici. A quel tempo il re aveva il diritto di proporre al Papa la designazione dei nomi di vescovi, arcivescovi e cardinali che dovevano essere scelti. Egli aveva un’ ampia ingerenza nell’amministrazione degli affari ecclesiastici, e, dall’altra parte, possedeva la prerogativa di perseguire le eresie con il titolo di “re cristianissimo”. Madame Luisa di Francia era a conoscenza, sin nei minimi particolari, attraverso i suoi informatori, di tutto quanto accadeva dentro la corte. E non mancava mai di intervenire con il re quando questi sbagliava mossa.
Per sapere chi fu Luigi XVI, basta guardare – per lo meno per quanti di voi hanno senso psicologico – la sua faccia in questo eccellente dipinto, nel quale è rivestito con l’abito della consacrazione (foto di sopra). Il mantello è superbo, l’abito è magnifico, il velluto è stupendo, la posa è stilizzata, di un’ eleganza regale e di una forza senza pari. La faccia è di un idiota... Basta fissarla per percepire la ragione di tutte le follie che quest’uomo commise durante il suo regno e che condussero la Francia fin dove è arrivata. Ciononostante, Luigi XVI venerava sua zia, e quando lei gli mandava messaggi, frequentemente lui cambiava orientamento. In altre parole, ella continuò a combattere per allontanare gli empi da dentro la Chiesa. Voi sapete che quando la Rivoluzione Francese scoppiò, c’erano quattro vescovi atei che non si vergognavano, nelle loro conversazioni, nel dirsi atei. Uno di loro è il famoso Talleyrand. Questo vi mostra come procedeva tutto il resto. Ed Ella, perciò, si sforzava enormemente di introdurre la religione lì dentro, per cercare, in questa maniera, di evitare la tempesta che stava vedendo approssimarsi. Però la Francia camminava sulla via del crimine e non si fermava davanti a nessuno. E il primo sangue regale che la Rivoluzione versò non fu quello di Luigi XVI. Naturalmente già si può sospettare dell’assassinio del delfino Luigi, padre di Luis XVI e figlio de Luigi XV.
Ci sono tutti gli elementi per sospettare dell’assassinio di Madame Luisa (attualmente, esistono pubblicazioni che comprovano abbondantemente che ella venne avvelenata, come, per esempio, la biografia pubblicata dal Monastero Carmelitano di Concenedo (Italia) “Dalla Reggia al Carmelo – Luisa di Francia”, della casa editrice Minep-Docete, dei Padri Carmelitani italiani, 2002, 183 pp., n.d.c.). L’empietà gridava che i re erano poco di buono, ma questa stessa allontanava dai gradini del trono gli uomini virtuosi e santi che lì fiorivano. È questa l’ipocrisia della Rivoluzione. E li allontanava perché prevedeva che questi potevano ostacolarla. Bene, in ciò consiste la gloria di Madame Luisa: dal Carmelo, fu talmente attiva, che la Rivoluzione la temette! Una semplice carmelitana, spogliata di tutti i suoi onori e di tutte le prerogative di ogni potere, si fece temere dalla Rivoluzione, la quale avvertì la necessità di avvelenarla per poter andare avanti. La sua vita, pertanto, fu offerta in olocausto alla Francia. Era la fine gloriosa dell’esistenza di una principessa, degna sotto ogni aspetto di essere considerata, acclamata come nipote di San luigi IX. * * * A cosa è valsa l’esistenza della Venerabile Luisa di Francia? Qualcuno potrebbe dire: “la Rivoluzione scoppiò, il trono cadde, il laicismo entrò in Francia, l’egualitarismo invase la Francia e iniziò questa lenta corrosione, che oggi la prepara per il comunismo. Vita persa, sforzi vani e defraudati...” Come sarebbe sbagliato una considerazione del genere! In realtà, tutti gli storici manifestano la convinzione che la reazione cattolica dinanzi agli attacchi della Rivoluzione Francese fu sorprendente. Tutti loro riconoscono che fu degna di ammirazione la barriera che i vandeani [contro-rivoluzionari della regione francese della Vandea, n.d.c.] opposero; che fu inaspettato il numero di suore, sacerdoti e persino vescovi che si opposero a prestare il giuramento civile del clero. Quando si leggono con attenzione certi storici anticattolici, osserviamo che essi lasciano intendere quanto segue: la reazione contro la persecuzione religiosa fu molto più forte rispetto a quella suscitata dalla persecuzione contro la monarchia e si riconoscere che fu un errore della Rivoluzione Francese aver attaccato simultaneamente la monarchia e la religione. E, dicono loro, sarebbe stato più intelligente non perseguire la religione e costruire la repubblica – l’ora della religione sarebbe venuto dopo. In altre parole, dividere per dominare. A cosa fu dovuto questo rinascimento religioso? È evidente che l’immolazione di Suor Luisa di Francia non fu estranea a tutto questo. Se la morte dei giusti è preziosa agli occhi di Dio, anche la sua morte deve aver avuto un grande peso. E la sua vita era già stata di un così grande peso davanti agli uomini! Ci fu la contro-rivoluzione dei vandeani. E, grazie a questa, nacque il movimento ultramontano (*) francese nel secolo XIX, che il nostro Prof. Fernando Furquim ha raccontato tanto bene nelle pagine di “Catolicismo”. Lo spirito del movimento ultramontano francese ha raggiunto il Brasile. Si sparse, inoltre, come un profumo eccellente in tutta la Chiesa. E nella mia infanzia, fu proprio questo profumo che io ebbi ancora modo di incontrare. Ne fui affascinato, estasiato, entusiasmato. E feci il proposito di raccogliere nella mia anima, nella mia intelligenza, nella mia volontà, nella mia sensibilità, tutte le vestigia ancora palpitanti della vita ultramontana che io avevo incontrato nell’ambiente in cui nacqui. Di modo che, in ultima analisi, esiste tutta una genealogia di cattolici che hanno combattuto nella corte contro l’influenza della Rivoluzione Francese, alla cui testa c’erano Madame Luisa e Madame Clotilde, e da loro ai vandeani, da questi agli ultramontani e dagli ultramontani al movimento di “Catolicismo”. Un poco delle ultime lacrime e degli ultimi gemiti di Madame Louise – e soltanto Dio sa se siano state poche – le ritroviamo nelle enormi grazie che abbiamo ricevuto dal movimento ultramontano brasiliano. Ragione per la quale è più che giusto ed equo che noi la ricordiamo questa notte, con emozione e rispetto. E che chiediamo a lei, come anche a Madame Clotilde, cosi come a tutti coloro che pregarono, soffrirono, combatterono e morirono per la sconfitta della Rivoluzione Francese prima che questa si manifestasse, fintanto che questa durò e dopo che essa iniziò a espandersi in tutto il mondo, che ci ottengano la grazia di un fervore straordinario, di uno spirito cattolico militante, di una compenetrazione suprema dello spirito della Contro-Rivoluzione. Osservate – accentuo questo punto perché è giusto farlo – il beneficio enorme che ci rende in questo senso la Commissione di Storia. In quale occasione, senza il lavoro di questa Commissione, sentireste parlare di Madame Luisa di Francia, zia de Luigi XVI, come venerabile? Assolutamente in nessuna. Io non ho mai sentito parlare di questo: Venerabile Suor Luisa di Francia... Adesso rimane l’appello per vedere se questa Commissione trova i dati biografici di Madame Clotilde, affinché si possa far qui un altro “Santo do Dia”. È una gioia per noi veder nascere la santità dal tronco germogliato dal grande Re San Luigi IX. (*) Ultramontanismo, dal latino ultramontano, che significa "al di là dei monti", cioè delle Alpi oltre le quali sono la Francia o la Germania, si riferisce alla dottrina politica cattolica che ha in Roma il suo principale riferimento di orientamento. Questo movimento nacque precisamente in Francia nella prima metà del secolo XIX. Rinforza e difende le prerogative del papa in materia di disciplina e di fede. Si distinsero come lider di questo pensiero Joseph de Maistre e Louis Veuillot. Traduzione a cura di Samuele Maniscalco. |