Plinio Corrêa de Oliveira

 

Petizione di 200 Padri conciliari contro il comunismo

 

 

 

 

 

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Nel libro “Il Concilio Vaticano II – Una storia mai scritta”, di Roberto de Mattei, (Lindau, Torino, 2010, pag. 364, in nota) si può leggere: “Cfr. il testo di questa petizione in “Catolicismo”, n. 157 (1964), tr. it. in “Cristianità”, 19-20 (1976). Fu Plinio Corrêa de Oliveira a redigere la petizione contro il comunismo firmata dai Padri conciliari. Cfr. A-IPCO, Riunione del 26 agosto 1989”. 

 

Basilica di San Pietro, entrata del Papa per chiudere la seconda sessione del Concilio

Nota: Tutti i grassetti sono del sito www.pliniocorreadeoliveira.info

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213 Padri Conciliari, Cristianità n. 19-20 (1976) 

Petizione per uno schema speciale sulla dottrina naturale e cristiana e la sua opposizione al comunismo

Presentata il 3 dicembre 1963 al Signor card. Amleto Cicognani da mons. Antonio de Castro Mayer, vescovo di Campos in Brasile - e non, come dice p. Wiltgen, da mons. de Proença Sigaud, impossibilitato perché colto da una improvvisa indisposizione -, e appoggiata da 213 Padri conciliari, la petizione richiedeva la preparazione di uno schema speciale sulla dottrina sociale naturale e cristiana e la sua diametrale opposizione a comunismo, marxismo e socialismo.

La lettera - tradotta da Catolicismo, Campos gennaio 1964, anno XIV, n. 157, da cui si ricava anche la precisazione sul presule presentatore - non ebbe mai risposta. 

Petizione per uno schema speciale sulla dottrina sociale naturale e cristiana e la sua opposizione al comunismo 

Eminentissimo e Reverendissimo Signore, 

mosso dal desiderio che dal Concilio Vaticano II si ottenga il massimo frutto per il bene delle anime, e presentando i miei rispettosi saluti a Vostra Eminenza, Le consegno questa petizione, pregandoLa di volerla sottoporre alla Commissione che Ella presiede, per poi, se approvata, presentarla al Santo Padre.

Fondamento

Il Concilio Ecumenico ci offre una occasione eccellente per trattare delle questioni di maggiore importanza per il bene della Chiesa e la salvezza delle anime. Tali pare siano quelle relative alla setta comunista, socialista o marxista. Infatti si tratta di cosa che interessa gravissimamente la salvezza di un grande numero di fedeli: in primo luogo quelli che, vivendo sotto il giogo dei comunisti, sono già privati della libertà di servire, come esige la coscienza cattolica, Dio; poi, quelli che si trovano in pericolo di cadere sotto lo stesso giogo. Ma siccome il disegno comunista di dominare tutte le nazioni si rafforza di giorno in giorno, si può dire che la Chiesa si trova in numerose regioni nell’imminenza di una crudele schiavitù e di una persecuzione atroce.

Che il Concilio tratti di una questione tanto grave, mi pare non soltanto opportuno, ma più ancora necessario. Esporrò alcune ragioni più profonde di questa necessità.

I - Tra i cattolici serpeggiano numerosi errori e stati d’animo che trovano la loro origine nella Rivoluzione francese e sono diffusi dalla propaganda bolscevica; essi rendono gli spiriti propensi ad accettare le dottrine marxiste e la struttura sociale ed economica del comunismo. Irretiti da tali idee, molti cattolici giudicano con simpatia il comunismo, ammirano le nazioni comuniste, mettono in dubbio i fondamenti stessi dell’ordine sociale cristiano, o lo concepiscono come piace ai comunisti. Per di più, vi sono molti fedeli che provano un senso di colpa perché non fanno ancora professione aperta del comunismo o del socialismo.

I principali errori e le principali deviazioni spirituali sono i seguenti:

1. Ogni giorno diventa più comune l’opinione secondo cui è ingiusta ogni superiorità sociale o economica, così che sarebbe conforme al Vangelo soltanto la completa uguaglianza di beni tra gli uomini, dopo avere, inoltre, sradicata qualsiasi altra diversità sociale.

Se, quindi, alcuni uomini, sia abitanti nello stesso paese che stranieri, soffrono le conseguenze di una certa povertà, questi Cattolici ritengono che tutti gli altri uomini, che godono di beni oltre la misura dello strettamente necessario per vivere, devono rinunciare non solo ai beni superflui, ma perfino a quelli che sono loro assolutamente necessari per poter conservare il tenore di vita conforme alla posizione sociale, che è loro propria. Perciò, per tali cattolici, ogni ricchezza familiare o nazionale deve essere sempre considerata un furto e una ingiusta ritenzione di beni che appartengono alle classi più modeste. Da tutto questo deducono una gravissima conseguenza, che si può enunciare in questo modo: le classi più modeste hanno stretto diritto ai beni che devono essere considerati necessari, se non in senso stretto per vivere, almeno per il tenore di vita conforme alla posizione sociale propria di altri. E, posto che esse hanno questo diritto, possono prenderli con la forza. Il che, se applicato alla convivenza dei popoli, dà come conseguenza che le nazioni di minore cultura e di minore ricchezza hanno diritto di esigere dalle nazioni più colte e più ricche una partecipazione ai beni da queste posseduti, sia di cultura, che economici. Quindi è a esse lecito, se del caso, prendere con la violenza le ricchezze delle più dotate. Questa conseguenza, se non in pratica, almeno in teoria, quei tali cattolici non la respingono.

2. Questi cattolici pensano che la Santa Sede debba distribuire i tesori del Vaticano e delle basiliche romane, così come le opere d’arte che possiede, per aiutare i poveri e i bisognosi. I vescovi, i monasteri e i presbiteri dovrebbero rinunciare a tutte le ricchezze, conservando soltanto quelle che fossero necessarie per mantenersi, in senso stretto, in vita.

3. Tali errori sono diffusi da molti maestri che appartengono alle file del clero. Propagandosi sotto apparenze di giustizia e di carità, inducono numerosi fedeli ad ammettere false dottrine e principi, creano uno spirito avverso all’ordine sociale cattolico e tendente all’ugualitarismo sociale

II - Vengo a trattare di un altro aspetto della situazione attuale del cattolicesimo

L’astuzia dei comunisti va applicando negli ultimi anni un nuovo metodo strategico. Il governo russo proclama la necessità della coesistenza pacifica, e ostenta una liberalità fittizia. Questa momentanea diminuzione del rigore del sistema politico crea l’illusione di una certa evoluzione delle nazioni comuniste, che, insensibilmente, avanzerebbero verso un tipo di società che potrebbe essere tollerato e perfino desiderato dai cattolici. In questa nuova società marxista lo Stato permetterebbe una certa libertà di parola e di pensiero, attenuerebbe il rigore poliziesco, tollererebbe la religione, ma non ammetterebbe il diritto di proprietà, né consentirebbe l’uso della proprietà privata.

Molti cattolici contemporanei giudicano tollerabile questo regime, e pensano che la Chiesa non avrebbe nessuna ragione sostanziale per opporsi a un tale Stato socialista. Essi favoriscono l’opinione di quanti dicono che la proprietà privata non porta vantaggi alla Chiesa, ma soltanto ai proprietari, e quindi, secondo il loro modo di vedere, la Chiesa non avrebbe nessuna ragione per lottare a favore del diritto di proprietà. Sarebbe, quindi, lecito al cattolico dare la sua adesione e prestare il suo appoggio a un regime sociale in cui non si ammettesse o si coartasse gravemente il diritto di proprietà.

Fondandosi su tali opinioni, molti cattolici reputano che la cosiddetta società occidentale, a causa degli abusi del regime capitalista sotto cui vivono, è peggiore della società comunista. Giudicano, realmente, insanabili gli abusi del capitalismo, e perciò dicono che non interessa assolutamente alla causa cattolica che viviamo sotto un regime occidentale libero, o sotto la schiavitù comunista. Inoltre, non si vergognano di affermare che al regime delle nazioni capitaliste, come dicono, preferiscono il regime marxista.

III - Lo stato delle cose è tale, che questa generale infestazione di idee e di mentalità marxista esige assolutamente dal Concilio una parola che possa tranquillizzare la coscienza cristiana. Questa parola, mi pare, non può essere omessa senza gravissimo danno per le anime. Realmente il marxismo e il comunismo devono essere considerati come le maggiori e più pericolose eresie di questo secolo: i fedeli, quindi, rimarrebbero perplessi se il Concilio non affrontasse una questione tanto importante.

Petizione

Dal momento che è ormai chiaro che una costituzione dottrinale e pastorale sul marxismo, socialismo e comunismo non creerà il sia pure minimo ostacolo alla azione della Santa Sede a favore della pacifica esistenza di tutti gli uomini e di tutte le nazioni, chiedo, fondandomi sulle gravissime ragioni esposte, che la Commissione per gli Affari Straordinari del Concilio Vaticano II si degni di presentare al Sommo Pontefice il desiderio di molti vescovi, e di numerosi fedeli, nel senso che il Santo Padre disponga la elaborazione e lo studio di uno schema di costituzione conciliare in cui:

1. si esponga con grande chiarezza la dottrina sociale cattolica, e si denuncino gli errori del marxismo, del socialismo e del comunismo, dal punto di vista filosofico, sociologico ed economico;

2. siano fugati quegli errori e quella mentalità che preparano lo spirito dei cattolici alla accettazione del socialismo e del comunismo, e che li rendono propensi agli stessi.

Conclusione

Conosco con certezza, Eminentissimo e Reverendissimo Signore, l’opinione di numerosi Padri conciliari che, mossi dalla stessa sollecitudine e angustia, desiderano trattare questi argomenti in Concilio. Nutro la speranza che, rispondendo a così profondi desideri, Vostra Eminenza presenterà questa petizione agli egregi membri della Commissione che presiede, e quindi porterà a conoscenza del Sommo Pontefice il desiderio e la petizione di tanti Padri conciliari.

Baciando la sacra porpora, mi professo di Vostra Eminenza, devotissimo.


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