Plinio Corrêa de Oliveira

 AMBIENTI, COSTUMI, CIVILTA

Il problema della vecchiaia:

maturità o decadenza?

 

"Catolicismo" Nº 12 - Dicembre 1951

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La nostra epoca si vergogna della vecchiaia. Questo sentimento è così profondamente radicato che prova fastidio persino verso ciò che lo tocca da lontano.

Quindi, per quanto possibile, si evita anche di dare l'impressione di essere in età matura. Tutti vogliono apparire giovani. E non sono pochi quelli che vogliono sembrare dei ragazzi.

Queste affermazioni non sono esagerate. È sufficiente che ognuno si guardi intorno, e forse anche a sé stesso.

Tutto il trucco femminile rappresenta uno sforzo non solo per diminuire l'età, ma per simulare - per quanto il rigore implacabile della natura lo consenta - una giovinezza che si avvicina quasi all'adolescenza. I colori e le forme degli abiti, gli atteggiamenti, i gesti, il linguaggio, gli argomenti di conversazione, le risate, tutto insomma viene sfruttato per accentuare questa impressione. Gli uomini non usano trucco, tranne talvolta sui baffi e sulle tempie. Ma sempre più spesso gli abiti tipici dell'età matura vengono abbandonati: le linee severe, i colori discreti, l'aspetto sobrio lasciano il posto a look sportivi, a colori chiari, a linee vivaci. Ciò si nota soprattutto sulle spiagge balneari, dove non è raro vedere seri professori, noti politici, cupi banchieri, vestiti esattamente come i loro nipoti: piedi semi-scalzi, capelli al vento, t-shirt giallo-canarino, pantaloncini celesti che non arrivano nemmeno al ginocchio, peluria sulle braccia e sulle gambe, una risatina smielata nella vecchia bocca, una luce fittizia tenuta a scapito degli occhi stanchi, e in tutto un enorme sforzo per nascondere un'età che pertinacemente si attesta, si afferma, si proclama attraverso ogni poro.

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Perché tutto questo? Innanzitutto, perché l'uomo pagano dei nostri giorni vive per il piacere, e l'età del piacere è per eccellenza la giovinezza; almeno per chi non capisce che la giovinezza, come ha scritto un certo autore, non esiste per il piacere ma per l'eroismo.

Ma c'è un altro motivo. È che la vecchiaia, se può rappresentare la pienezza dell'anima, è certamente un decadimento del corpo. E poiché l'uomo contemporaneo è un materialista e ha gli occhi chiusi su tutto ciò che appartiene allo spirito, è chiaro che la vecchiaia gli causerà orrore.

Ma la realtà è che se un uomo ha saputo crescere nel corso della sua vita, non solo in esperienza ma anche in penetrazione di spirito, in buon senso, in forza d'animo, in saggezza, la sua mente acquisterà in vecchiaia uno splendore e una nobiltà che risplenderanno sul suo volto e saranno la vera bellezza dei suoi ultimi anni. Il suo corpo fisico può suggerire il ricordo dell'avvicinarsi della morte. Ma in compenso la sua anima avrà sprazzi di immortalità.

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Un esempio memorabile di quanto affermiamo è, ai nostri giorni, Winston Churchill, alla cui brillante intelligenza e lucidità, alla cui ferrea volontà un grande popolo ha affidato il più difficile dei compiti, che è quello di riedificare un Impero decadente.

La nostra prima fotografia lo ritrae all'età di 34 anni. È innegabilmente un giovane bello, intelligente e con futuro. Ma i suoi occhi non hanno la profondità, né il suo portamento la sicurezza, né la sua fisionomia la forza erculea della fotografia di Churchill in età avanzata che presentiamo nella nostra seconda immagine.

La gioventù è indubbiamente passata, e con essa la freschezza dei verdi anni. Ma l'anima era cresciuta mentre il tempo segnava implacabilmente il corpo. E quest'anima è, da sola, il pilastro su cui poggia un intero Impero.

Questa è - anche nell'ordine meramente naturale - la gloria e la bellezza dell'invecchiare.

Quanto e come sarebbero più decisivi questi commenti se considerassimo i dati soprannaturali della questione!


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