L'appoggio determinante delle TFP

all'indipendenza della Lituania

 

 

 

 

Lepanto, Roma, Anno X, nn. 111-112-113, giugno-luglio-agosto 1991, pag. 13-16

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Madonna Porta dell’Aurora (Vilnius), Patrona della Lituania

L'appoggio determinante delle TFP alla Lituania

Tra nazioni dell'Europa orientale vittime del comunismo, la Lituania è stata quella che ha opposto una più viva resistenza all'aggressore. Malgrado l'Occidente non abbia mai riconosciuto ufficialmente la brutale annessione sovietica del 1940, la Lituania è stata per mezzo secolo abbandonata al suo destino.

Una sola voce pubblica si è levata a sostegno della sua indipendenza: quella delle TFP che in sei mesi hanno raccolto oltre cinque milioni di firme nel mondo intero. La consegna è avvenuta nel dicembre 1990. Il 27 agosto 1991 l'indipendenza della Lituania è stata riconosciuta dagli stati occidentali e dalla stessa Unione Sovietica (6 settembre).

L'indipendenza della Lituania non si fonda sul principio di autodeterminazione, cioè sul puro nulla, ma sulla tradizione religiosa, politica e culturale di questo popolo che nel corso dei secoli ha sempre lottato con fierezza per la sua indipendenza ed è rimasto tenacemente attaccato alla fede dei padri di cui è simbolo la Madonna della Porta dell'Aurora. 

Una petizione-record

Il 2 Dicembre 1990 una commissione internazionale, in rappresentanza delle 20 fra associazioni T.F.P. (Società per la Difesa della Tradizione, Famiglia e Proprietà) e loro uffici di rappresentanza, si è recata a Vilnius, capitale della Lituania, per consegnare al presidente Vytautas Landsbergis i microfilms contenenti le 5.218.520 firme raccolte dai giovani delle T.F.P. in 24 Paesi durante la campagna in favore dell'indipendenza della Lituania. La consegna si è svolta con gran solennità nella sede del Parlamento lituano. Dopo la cerimonia, il presidente Landsbergis ha nominato un membro del Parlamento, Antanas Racas, quale suo rappresentante per accompagnare i membri della commissione della T.F.P. durante la visita fatta nei principali luoghi religiosi, patriottici, culturali e artistici del paese.

Lo storico successo della campagna pro-Lituania stabilisce un record che certamente finirà nel celebre "Guinness dei primati"; non si ha infatti memoria di una raccolta che abbia raggiunto i 5 milioni di firmatari e probabilmente si tratta della più grande petizione mai fatta nella storia. La sua riuscita rivela quanto l'opinione pubblica cattolica e anticomunista sia vicina al popolo lituano in questa fase cruciale della sua tormentata ed eroica storia. 

Lotta tra Davide e Golia

L'iniziativa della T.F.P. è partita dal prof. Plinio Corrêa de Oliveira presidente della TFP brasiliana e ispiratore di tutte le altre TFP, in un momento in cui l'appoggio delle nazioni libere era fondamentale per la salvezza del generoso popolo lituano. Approfittando della crisi - in parte voluta, in parte subìta - dell'impero sovietico, e prendendo in parola le dichiarazioni in favore delle libertà nazionali solennemente fatte dal dittatore Gorbaciov, il presidente lituano Landsbergis aveva infatti proclamato, l'11 marzo 1990, l'indipendenza della propria nazione, contestando l'illegittima e violenta assimilazione alla Russia voluta nel 1940 da Stalin ed effettuata con i carri armati. Immediatamente, però, il 15 marzo, il Cremlino dichiarava illegale quest'atto di indipendenza e, dopo aver fatto occupare dal proprio esercito gli uffici pubblici della capitale Vilnius, imponeva un blocco economico ai danni della Lituania, tagliando le forniture di petrolio, di gas e di altre materie prime.

Vedendo che il governo lituano non si piegava, Gorbaciov tentava allora astutamente la via morbida, invitando Landsbergis a "congelare" per tre anni l'attuazione dell'indipendenza. Si trattava chiaramente di un tentativo di rinviare "sine die" la questione, cercando così di guadagnar tempo per pescare nel torbido al fine di rovesciare la situazione. Per riuscire in questa strategia del rinvio, il Cremlino contava sulla complicità della diplomazia internazionale, sul silenzio della stampa occidentale e sull'indifferenza dell'opinione pubblica; se però le prime due condizioni si sono realizzate, data l'abituale vigliaccheria che i poteri in Occidente dimostrano verso il comunismo, la terza invece è venuta a mancare, anche per l'iniziativa di sensibilizzazione messa in atto brillantemente dalle T.F.P. con la loro petizione di protesta.

Nel frattempo, la situazione precipitava e a fine anno lo scoppio della guerra del Golfo Persico, che attirava l'attenzione dell'opinione pubblica mondiale, offriva a Gorbaciov un'occasione preziosa per tentare il "colpo" col minor danno possibile. 

La repressione di Gorbaciov

Mercoledì 9 gennaio, l'ufficio della T.F.P. di Washington riceveva un messaggio via fax da parte di Antanas Racas, membro del Parlamento Lituano, che conteneva un pressante appello rivolto dal Presidente Vytautas Landsbergis a tutti i capi di Stato dei Paesi liberi. Riportiamo il testo del Presidente Landsbergis, cui le T.F.P. hanno dato la massima eco presso la stampa e l'opinione pubblica: 

"8 Gennaio 1991

Ai Capi e Governi degli Stati democratici

Un'ondata di violenza si è di nuovo abbattuta sulla Lituania. Non essendo riusciti a provocare un qualsiasi conflitto, i militari sovietici hanno deciso di dare la caccia, in Lituania, a 9.400 giovani che si sono rifiutati di accettare la richiesta illecita di arruolarsi in un esercito straniero (il 92 per cento di coloro che hanno ricevuto la chiamata).

Questa è una flagrante violazione della legge e dei diritti umani, che mette in pericolo la vita delle persone, conducendole in un vicolo cieco. E la responsabilità per ogni vittima ricadrà su Michail Gorbaciov. Ma la notizia ancora peggiore è che i militari che, insieme con il loro Presidente (Gorbaciov, n.d.r.), hanno creato questa ed altre situazioni inquietanti, avvalendosi della crisi del Golfo Persico, dove è concentrata l'attenzione mondiale, possono in qualsiasi momento, facendo uso della forza, rovesciare rapidamente il governo legalmente eletto in Lituania, opprimere l'attuale rinascita della democrazia e introdurre una dittatura d'occupazione.

Una vostra azione determinata, potrebbe prevenire il pericolo di nuove aggressioni. Un gesto di sostegno potrebbe essere l'allacciamento di relazioni diplomatiche con il governo legalmente eletto della Repubblica di Lituania, specialmente se il vostro Paese non ha riconosciuto l'avvenuta annessione della Lituania nel 1940 e se ha sostenuto l'Atto di Dichiarazione di Indipendenza del l'11 Marzo 1990. Un altro gesto di sostegno potrebbe essere una dichiarazione con la quale si riconosce che la Costituzione Sovietica non è valida in un paese annesso da Stalin; un Paese che ha rifiutato la suddetta Costituzione, e che ha la sua Costituzione e le sue leggi. Ciò potrebbe costringere i sovietici a rallentare la deportazione dei cittadini lituani. Perché non fate almeno una tale dichiarazione?

Vytautas Landsbergis

Presidente del Consiglio Supremo della Repubblica di Lituania"

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Santiago del Cile - La TFP in campagna in favore dell'indipendenza della Lituania e dei paesi baltici

In risposta all'appello della nazione lituana, le T.F.P. hanno organizzato manifestazioni pubbliche e hanno diffuso capillarmente un volantino di protesta contro la sanguinosa repressione sovietica dell'indipendenza dei Paesi Baltici.

"Nell'anno 1939 -si legge nel volantino- la Lituania, la Lettonia e l'Estonia erano nazioni indipendenti. Ma l'avidità comunista si proponeva di ridurle alla stessa servitù sotto la quale, dal 1917, gemeva il popolo russo. Per raggiungere questo fine Stalin incontrava un solo ostacolo: la possibile opposizione di Hitler, il prepotente dittatore tedesco. Comunismo e Nazismo sembravano avversari irriducibili. Però, in fondo, la ideologia comunista e nazista erano consimili. E tra i consimili facilmente si stabiliscono complicità.

Fu così che, nel 1939 il ministro degli Esteri tedesco Ribbentropp e il suo collega russo Molotov sottoscrissero il famoso patto mediante il quale Hitler si assoggettava parte della Polonia e Stalin l'altra parte, insieme alla Lituania, alla Lettonia e all'Estonia. Fu uno scandalo mondiale. Confidando in questa reminiscenza storica, il comunismo russo spera di ottenere analoga complicità degli Stati Uniti (...). Gorbaciov, fino a ieri l'araldo sereno, gentile ed attraente della pace mondiale, oggi manda le truppe sovietiche contro le minuscole nazioni baltiche. Egli spera che gli Stati Uniti accettino un  compenso nascosto che consisterebbe in una benevola attitudine della Russia con il governo di Washington a proposito della guerra del Golfo Persico. Ma una energica dichiarazione del Presidente Bush, in favore dell'indipendenza delle nazioni baltiche sembra smentire totalmente questa versione". La T.F.P., che "sfila oggi con entusiasmo per le strade proclamando la sua indignazione contro questa aggressione comunista ed elevando al Cielo le sue preghiere per la preservazione della indipendenza della nazione lituana, come pure dell'Estonia e della Lettonia", invita a manifestare per le nazioni baltiche e in particolare per la cattolica Lituania, "terra di Maria". "Stalin rivive in Gorbaciov -si legge ancora nel volantino- La perestrojka fino a ieri era l'ultima moda. Oggi è già obsoleta. Brasiliani, non illudiamoci. La guerra fredda non è morta e da un momento all'altro potrà scoppiare la terza guerra calda mondiale".

Sopra e sotto, campagna della TFP brasiliana a San Paolo, contro l'invasione soviética dell'eroica e cattolica Lituania, nel gennaio 1991

Nostra Signora, porta dell'Aurora, protettrice della Lituania ha riservato una speciale e amorevole protezione alla sua terra e la nobile nazione lituana ha visto premiato, con la raggiunta indipendenza, il suo coraggio e la sua determinazione.


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