Plinio Corrêa de Oliveira
La devozione al Sacro Cuore di Gesù e la Contro-Rivoluzione
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Rivista
Tradizione, Famiglia, Proprietà nel
mondo, Numero 50, Giugno 2011 Vetrata nella chiesa di Notre Dames des Chênes, a Pouxeux, in Lorena
Voi
sapete che la devozione al Sacro Cuore di Gesù è alla radice di tutti i
movimenti controrivoluzionari sorti dopo le famose rivelazioni a S.
Margherita Maria Alacoque nel secolo XVII. Nostro Signore le diede
l’incarico di trasmettere un messaggio al re Luigi XIV, esortandolo a
consacrare se stesso e la Francia al Sacro Cuore di Gesù e a porre questo
simbolo sullo stemma nazionale. Se il re di Francia avesse intrapreso la
lotta contro i nemici della Chiesa, Nostro Signore prometteva di venire
nel suo aiuto, conducendo il suo regno verso una grande gloria.
Il
Sacro Cuore auspicava che Luigi XIV cambiasse orientamento e si mettesse a
capo di una Contro‑Rivoluzione. Se egli avesse dato ascolto a questa
esortazione, il suo sarebbe stato un regno glorioso e la Francia sarebbe
andata verso un periodo di grande apogeo cattolico. La devozione al Sacro
Cuore si sarebbe diffusa in tutto il mondo, e si sarebbe creato un clima
spirituale propizio per la predicazione di S. Luigi Maria Grignion de
Montfort, che è vissuto proprio in quel periodo. A mio parere, questo
avrebbe evitato alla Francia la Rivoluzione del 1789. Sono sicuro che se
Luigi XIV avesse dato ascolto alle richieste del Sacro Cuore, la marcia
della Rivoluzione sarebbe stata interrotta.
È
dunque chiaro che, già dal primo momento, la devozione al Sacro Cuore ha
avuto un carattere nettamente controrivoluzionario. Perciò tutti i
movimenti di reazione contro la Rivoluzione francese si sono sempre
richiamati al Sacro Cuore di Gesù, usandolo perfino come distintivo.
La
devozione al Sacro Cuore, mentre è un segno di speranza e di entusiasmo
per i figli della luce, è letteralmente detestata dai figli delle tenebre.
Cosa affermano costoro?
Un
primo argomento, secondo loro decisivo, è chiedersi perché questa
esclusività per il Sacro Cuore. Non si potrebbe pensare a una bella
devozione, per esempio, alle Sacre Mani o ai Sacri Occhi? Non potremmo
perfino “smembrare” Gesù, adorandone ogni parte? Perché non adorare
le orecchie, che sentono le suppliche degli uomini? Oppure la bocca, dalla
quale sgorgano parole di salvezza? Oppure le mani, che ci benedicono?
Altri,
invece, la criticano in quanto devozione sentimentale. Il cuore è simbolo
del sentimento, dicono. Sarebbe quindi una devozione sentimentale, senza
contenuto teologico e non dovrebbe essere ammessa.
In
realtà, attraverso documenti solenni, solidi, magnifici, la Santa Sede ha
più volte incoraggiato questa devozione. Mi viene in mente, per esempio,
l’enciclica «Inscrutabili Divinae Sapienzae» di papa Pio VI,
nel 1775, che concedeva molte indulgenze legate alla devozione dei primi
venerdì dedicati al Sacro Cuore. Pensiamo poi alle tantissime
confraternite intitolate al Sacro Cuore, erette e approvate dalle autorità
ecclesiastiche. Per non parlare delle tante chiese costruite in onore del
Sacro Cuore di Gesù. La Chiesa ha approvato in modo sovrabbondante questa
devozione che ha, dunque, tutte le carte in regola per meritare la nostra
fiducia.
Riguardo
al primo argomento, cioè perché non tributiamo devozione ad ogni membro
di Nostro Signore Gesù Cristo, si tratta di avere buon senso.
Privatamente possiamo adorare Nostro Signore in ogni Sua parte. Possiamo,
per esempio, adorare Suoi occhi infinitamente espressivi, regali, seri,
dottorali, divini. Occhi così penetranti che con un solo sguardo hanno
convertito S. Pietro.
La
Chiesa, però, ha un senso molto fine del ridicolo, e capisce che il
sublime è a un passo dal ridicolo. Essa capisce che gli spiriti volgari
potrebbero facilmente fare sarcasmo di un tale “smembramento” di
Nostro Signore, per la verità un po’ scioccante per la sensibilità
umana, anche se perfettamente legittimo dal punto di vista teologico.
Ciò
non toglie che, in certe circostanze, possiamo adorare altre parti del
divino corpo. Per esempio, nella basilica di S. Sebastiano fuori le mura,
sulla via Appia a Roma, ci sono le impronte dei Divini Piedi su una pietra.
Noi possiamo ovviamente adorare questi piedi che hanno attraversato la
terra per insegnare. Questi piedi che si sono sporcati di polvere durante
la divina missione di insegnare, salvare e combattere il male. Noi
possiamo adorare questi piedi in quanto, pieni di sangue, sono serviti a
portare la croce per la nostra redenzione. Possiamo adorare questi piedi
mentre venivano perforati dai chiodi. Questo è perfettamente legittimo.
Un
bel modo di adorare Nostro Signore Gesù Cristo è unirsi alle meditazioni
che la Madonna ha certamente fatto mentre deponevano Gesù dalla croce.
Quando, cioè, Lei aveva fra le braccia il Suo divino corpo ormai esangue.
Trafitta dal dolore, Lei ha certamente considerato ogni parte di questo
corpo martoriato con una profondità di amore, di riverenza, di rispetto e
di affetto difficile da penetrare. Lei ha considerato ciascuna di queste
parti, adorandole nel loro significato e funzione specifici. E ha vissuto
l’offesa arrecata alla Divinità quando hanno flagellato e colpito
questa o quella parte del divino corpo. Lei, insomma, ha praticato in modo
perfetto questa devozione.
Quindi
è solo per una questione di opportunità, per una questione di senso
delle apparenze e delle proporzioni che la Chiesa non promuove il culto a
ciascun membro del corpo di Nostro Signore Gesù Cristo.
Ma,
in cosa consiste, esattamente, la devozione al Sacro Cuore?
Comincio
col rilevare che, nelle Sacre Scritture, il cuore non ha affatto i
connotati sentimentali che ha invece assunto a partire dal secolo XIX.
Nelle Sacre Scritture il cuore non esprime il sentimento bensì la volontà.
Leggiamo, per esempio, nel Salmo 118: “Con tutto il cuore ti cerco,
non farmi deviare dai tuoi precetti”.
Il
cuore esprime la volontà umana, esprime il suo desiderio di camminare
verso la santità. Ma è una volontà densa di pensiero, come nel brano
evangelico che dice: “Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose
meditandole nel suo cuore” (Luca 2,19). Vi rendete conto che il
cuore non è il sentimento, ma l’anima che serba quelle cose e medita su
di esse. Il cuore è la volontà della persona, è il suo elemento
dinamico col quale considera e analizza le cose. Il Sacro Cuore di Gesù
è questo in Nostro Signore. Il Sacro Cuore è il modo con il quale Egli
considera tutte le cose, le analizza e le guida con la Sua volontà
divina. E questa volontà deve trovare un’eco nel cuore dell’uomo.
Per
estensione, esiste anche la devozione, immensamente significativa, al
Cuore Immacolato di Maria, che è come uno scrigno all’interno del quale
troviamo il Sacro Cuore di Gesù.
A
chi abbraccia la devozione al Sacro Cuore, Nostro Signore ha promesso un
fiume di grazie. Ho già commentato, lo scorso anno, le promesse del Sacro
Cuore a coloro che faranno i nove primi venerdì del mese. Forse la più
impressionante è la promessa di non morire senza la grazia del pentimento.
Non è detto che la persona vada sicuramente in paradiso, ma Nostro
Signore non la lascerà morire senza una grande grazia di salvezza.
Credo
sia chiaro quanto la Chiesa vuole che questa devozione sia conosciuta e
apprezzata secondo ragione. Una devozione meramente sentimentale sarebbe
priva di sostanza. La nostra dev’essere una devozione forte, che cerca
cioè di conoscerne il fondamento razionale, salvo poi amarla e
abbracciarla fino alle ultime conseguenze. Questa è la nostra pietà.
Finisco
esortandovi a rivolgere l’anima al Sacro Cuore di Gesù come fonte di
grazie concepite appositamente per questi tempi di Rivoluzione, così
difficili, nei quali dobbiamo chiedere al Sacro Cuore di Gesù che ci
rigeneri col Suo Preziosissimo Sangue, che ci lavi e ci purifichi. Questo
è il senso della magnifica preghiera dei primi venerdì.
Insisto
su questo punto finale. Tutti conosciamo l’episodio del centurione che
trafisse con una lancia questo vero tabernacolo che è il Sacro Cuore di
Gesù. Parte dell’acqua e del sangue usciti dal costato di Nostro
Signore hanno bagnato i suoi occhi, e lui ha subito riacquistato una vista
perfetta. Per noi questo fatto è molto eloquente.
Ciò significa che coloro che prestano devozione al Sacro Cuore di Gesù possono chiedere una simile grazia, non tanto per la vista fisica quanto per quella mentale. Chiediamo al Sacro Cuore il senso cattolico, chiediamo il senso della Rivoluzione e della Contro-Rivoluzione, chiediamo di poter capire come agiscono la Rivoluzione e la Contro-Rivoluzione attorno a noi, e anche dentro di noi. Chiediamo la grazia di conoscere i nostri difetti, e di essere consapevoli di quelli altrui. Chiediamo la grazia di poter guarire noi stessi, salvo poi guarire la società. Ricorriamo al Sacro Cuore di Gesù, chiedendogli quell’acqua che ha guarito il centurione per eliminare la cecità dalle nostre anime. Chiediamo al Sacro Cuore di Gesù attraverso il Cuore Immacolato di Maria che ci guarisca da ogni cecità. (*) Riunione per soci e cooperatori della TFP brasiliana, 4 marzo 1965. Senza revisione dell’autore. |