Plinio Corrêa de Oliveira
Dottore, profeta e apostolo nella crisi contemporanea
"Catolicismo", maggio 1955, N. 53 |
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Statua di San Luigi Maria Grignion di Montfort nella Basilica San Pietro Se qualcuno mi chiedesse di segnalare un apostolo-tipo per i nostri tempi, risponderei senza vacillare, menzionando il nome di un missionario… deceduto precisamente 239 anni fa! Nel dare una così sconcertante risposta, avrei l'impressione di fare qualcosa di perfettamente naturale, poiché certi uomini, collocati al livello delle realtà profetiche, stanno al di sopra delle circostanze temporali. Basterebbe esemplificare col profeta Elia. Fra cent'anni, noi che viviamo in questi giorni saremo superati dal corso del tempo come lo sono gli uomini di cent'anni orsono. Saremo posticipati, antiquati, ammuffiti. Fra duecento o trecento anni ci troveremo incrostati nel regno della morte, delle ombre e della Storia, quanto le mummie egizie che nei saloni del British Museum attendono il giorno del Giudizio Universale. Che dire allora della nostra "situazione" fra mille anni? Eppure c'è qualcuno, vivo, vivissimo, che sarà l'ultima parola in materia di apostolo moderno, non oggi però, ma alla fine del mondo quando noi saremo immersi nel più totale anacronismo. Qualcuno che vide giorni assai anteriori all'imperatore [del Brasile] D. Pedro II, a Pio IX e a Napoleone. Giorni che precedettero persino San Luigi IX, Carlo Magno, Attila - che dico? - Cesare Augusto e Gesù Cristo. E' il profeta Elia! Un apostolo moderno, sì, e modernissimo, non perché è scritto su di lui che parteciperà dello spirito e delle tendenze degli uomini che vivranno quel dì, ma perché sarà inviato da Dio come l'uomo idealmente adeguato a combattere frontalmente la corruzione del secolo in cui ritornerà alla terra. Elia sarà moderno, non per l'aver assunto lo spirito e la forma degli ultimi anni della Storia - non conformatevi a questo secolo, avverte San Paolo - ma perché sarà adattato ed adeguato al tempo. Adattato, nel senso che sarà "atto", idoneo a fargli del bene. Adeguato, senz'altro, nel senso che disporrà dei mezzi adeguati per correggerlo. Proprio perciò sarà modernissimo. Poiché essere moderno non consiste necessariamente nell'assomigliarsi con i tempi in corso, e molte volte può persino esserne l'opposto. Tuttavia, per un apostolo, essere moderno consiste nell'essere in condizione di fare il bene nel secolo in cui vive… Senza voler equiparare Elia, Profeta incaricato di una missione ufficiale, a San Luigi Maria Grignion de Montfort, negli scritti del quale vi sono luci profetiche impressionanti, pur di valore meramente privato, esiste una certa analogia tra entrambi. Quindi, è nei termini di quest'analogia che il Santo francese rappresenta un modello di apostolo per i nostri giorni, e per i secoli venturi. * * * San Luigi Maria Grignion de Montfort nacque a Montfort-la-Canne, in Francia, nel 1678. Appartenendo a una famiglia povera, gli mancavano le risorse per le spese degli studi necessari al Sacerdozio, al quale da molto giovane aspirava. Quindi si diresse a Parigi, dove svolse l'incarico di vegliare in alcune notti della settimana le salme nella Parrocchia di San Sulpicio, per poter pagare la sua pensione nel Seminario. Dopo un corso brillante, fu ordinato Sacerdote il 1700. Per via della mole delle difficoltà sorte dinanzi al suo apostolato in Francia, e spinto dal desiderio di annunciare il Vangelo ai gentili, San Luigi Maria si diresse a Roma per chiedere un orientamento al Papa Clemente XI. Questi determinò che egli ritornasse in patria, per dedicarsi alla predicazione presso la popolazione cattolica bisognosa di catechesi e di edificazione. Dedicandosi interamente a questa attività lungo i dieci anni che visse ancora, il Santo insisteva particolarmente sulla rinuncia alla sensualità e alla mondanità, sull'amore alla mortificazione e alla Croce, nonchè alla devozione filiale alla Madonna. Come terziario domenicano, diffuse largamente il Rosario. Vittima degli attacchi furibondi dei calvinisti e dei giansenisti, fu oggetto di severe misure da un non piccolo numero di Vescovi francesi, che non lo volevano come missionario nelle loro Diocesi. La morte lo raggiunse quando aveva soltanto 43 anni d'età. Fondò due Congregazioni Religiose: la Compagnia di Maria e le Figlie della Sapienza. Tra i suoi scritti, spicca il "Trattato della Vera Devozione alla Santissima Vergine", una delle più elevate opere di mariologia di tutti i tempi, e forse la superiore. Questo libro ammirevole fu lasciato dal Santo in manoscritto, e sparì misteriosamente dopo la sua morte, riapparendo in modo provvidenziale nei nostri tempi. Leone XIII lo beatificò nel 1888. Pio XII, gloriosamente regnante, lo iscrisse nel catalogo dei Santi. Ecco la visione "à vol d'oiseau" della vita di questo grande Santo. Quanta ricchezza ci si presenta in un'analisi più attenta dei principali aspetti di questa vita. * * * Il Rinascimento scatenò in Europa una sete di divertimenti, di opulenza, di piaceri sensuali, che incitò fortemente gli animi a sottovalutare le cose del Cielo, per occuparsi molto più di quelle terrene. Ne seguì, nei secoli XV e XVI, un sensibile declino dell'influenza della Religione nella mentalità degli individui e delle società. A questo indifferentismo nascente, si aggiunse spesso un'antipatia contro la Chiesa, discreta e appena percettibile in certuni, più pronunciata in altri, ed elevata in alcuni fino all'estremo di un'ostilità militante. Questo stato d'animo concorse sensibilmente all'eruzione del protestantesimo, e alle manifestazioni di razionalismo e scetticismo tanto frequenti tra gli umanisti. Dall'indifferentismo nasceva naturalmente il libero pensiero. Ma questi fermenti non attaccarono tutta la società nello stesso momento. Al principio, dominarono soltanto certi elementi molto influenti nella vita intellettuale, nella nobiltà e nel Clero, con l'appoggio di un certo numero di sovrani. Pian piano, intanto, raggiunsero i tessuti più profondi del corpo sociale. Ai tempi di San Luigi Grignion, si può affermare che l'influenza di quei fermenti si faceva notare in tutti i campi: la politica si era laicizzata, l'antica società organica e cristiana era stata semi inghiottita dall'assolutismo dello Stato neo-cesareo e neo-pagano, l'influenza della Religione era diminuita nella vita di tutte le classi sociali, principalmente nelle élite, una tendenza generale ai costumi più lassisti, più "liberi", più facili conquistava tutti gli ambienti, cresceva la sete di piacere e di guadagni, la mondanità sfoggiava persino in un certo numero di case religiose, il mercantilismo stendeva i suoi tentacoli per dominare ogni aspetto dell'esistenza. Insomma, il panorama era molto simile a quello dei nostri giorni.
Notevoli differenze Tuttavia, se l'analogia è profonda, evidente, indiscutibile, da questa non si potrebbe passare a una equiparazione assoluta. Il corpo in cui i fermenti operavano nei secoli XV, XVI ed anche XVII, era ancora il corpo robusto della vecchia Cristianità generata dal Medioevo. Innumerevole istituzioni, abitudini mentali, tradizioni, usi, leggi riflettevano ancora lo spirito della società organica e cristiana di un tempo. Se la monarchia presagiva il socialismo odierno, essa si personificava tuttavia nei Re incoronati per grazia di Dio, i quali si consideravano ancora i Padri dei loro popoli nel buono e vecchio stile di San Luigi IX. Benché la vita internazionale fosse stata secolarizzata dai trattati di Westphalia, esistevano ancora queste o quelle vestigia della Cristianità, una famiglia di Re e di popoli cristiani dotati dalla consapevolezza di formare un insieme a parte, di fronte al mondo dei gentili. Se è vero che la società era mondana, che le dispute religiose - come quelle che imperversarono tra Gesuiti e giansenisti - incontrarono in essa una risonanza che giammai avrebbero riscontrato nei nostri giorni. Se è un fatto che i costumi erano lassisti nella corte e nelle città, vi erano pure innumerevoli ed eclatanti eccezioni. Sui gradini del trono, sul trono stesso lo scandalo di un Luigi XIV, per esempio, era in qualche modo riparato dalla sua emenda e dalla sua vita esemplare dopo il matrimonio con Mme. De Maintenon e la caduta morale di Mlle. de La Vallière era riparata dalla sua penitenza edificante nel Carmelo. Mme. de Montespan, a sua volta moriva cristianamente, il Duca di Borgogna, nipote di Luigi XIV, si risaltava per la sua devozione. La famiglia reale avrebbe avuto ancora, nel secolo XVIII, accanto alla vergognosa vita di Luigi XV, l'illustrazione delle virtù poco comuni del Delfino Luigi, della Carmelitana Louise de France e della Principessa Clotilde di Savoia, entrambi figlie del Re, e decedute in odore di santità. Quindi, per quanto rigorose vengano fatte le analogie tra il secolo XVI e il secolo XX, sarebbe ovviamente esagerato affermare che la vita politica e sociale già da quel dì si trovava interamente o quasi laicizzata e paganizzata. Comunque, nella storia dei Tempi Moderni, cioè, nei secoli XVI, XVII e XVIII, non c'è dubbio che I fermenti nati dal neo-paganesimo rinascimentale si rivelarono sempre più vigorosi, e questo portò all'immensa esplosione del 1789.
Tempi precursori dei nostri Considerando questi fatti dal punto di vista del Santo Padre Leone XIII nell'Enciclica "Parvenu à la 25ème Année" (Pervenuti all’anno vigesimo quinto), la Rivoluzione Francese fu una conseguenza del protestantesimo. E a sua volta produsse il comunismo. Infatti, all'egualitarismo e al liberalismo religioso del frate apostata di Witemberg, succedette l'egualitarismo e il liberalismo politico-sociale dei sognatori, dei cospiratori e dei malfattori del 1789. E a questi consegue l'egualitarismo totalitario, sociale ed economico, di Marx. La rivoluzione protestante fu una forma ancestrale della Rivoluzione Francese, allo stesso modo come questa lo fu del comunismo odierno. Ognuna di queste forme ancestrali aveva già in sè tutte le tossine di quella che l'avrebbe seguita. Sono tre infermità, gradatamente più gravi, provocate dallo stesso virus. Oppure sono tre fasi successivamente più gravi della stessa infermità. Tre tappe di una unica ed universale Rivoluzione.
Appare un profeta nel corso della Rivoluzione Quindi, San Luigi Grignion de Montfort fu, in questo processus storico, un vero profeta. Nel momento in cui tanti spiriti illustri si sentivano completamente tranquilli quanto alla situazione della Chiesa, cullati da un ottimismo spensierato, tiepido, sistematico, egli sondò con un occhio di aquila le profondità del presente, e predisse una futura crisi religiosa, con parole che fanno pensare alle sciagure che la Chiesa patì durante la Rivoluzione, cioè, all'installazione del laicismo di Stato, allo stabilimento della "Chiesa Costituzionale", alla proscrizione del culto cattolico, all'adorazione della dea ragione, alla prigionia e morte del Papa Pio VI, ai massacri o alle deportazioni di Sacerdoti e Religiose, all'introduzione del divorzio, al confisco dei beni ecclesiastici, etc.. Ma c'è qualcosa di più: per il nostro incoraggiamento e la nostra gioia, il Santo profetizzò pure una grande e universale vittoria della Religione Cattolica nei giorni venturi.
Martello della Rivoluzione Ma oltre ad essere profeta, San Luigi Grignion de Montfort fu missionario e guerriero. Come missionario, egli cauterizzò in modo implacabile lo spirito neo-pagano, facendo tutto quanto poteva per allontanare il popolo fedele dalla mondanità e da tutto ciò che costituiva la malafede nata dal Rinascimento. La regione da lui evangelizzata fu così profondamente immunizzata contro il virus della Rivoluzione, che si sollevò contro il governo repubblicano e anti-cattolico di Parigi. Fu la Chouannerie. Essendo un oratore sacro efficientissimo, predicava la parola di Dio con un'audacia straordinaria. Il che gli valse l'odio, non soltanto dei calvinisti, ma anche di una delle più detestabili ed influenti sette finora esistite in quanto infiltrate dentro la Chiesa, cioè, i giansenisti. Sarebbe lungo enunciare le molteplici e complesse ragioni per cui il giansenismo, seppure con le sue apparenze di austerità, è il legittimo prodotto della crisi religiosa del secolo XVI. Certo è che questa setta, disponendo di una deplorevole influenza su molti fedeli, Sacerdoti e persino Vescovi, Arcivescovi, Cardinali, seguiva una linea di pensiero e di azione nociva ad ogni restaurazione della vita religiosa, allontanava le anime dai Sacramenti, e combatteva vivamente la devozione alla Madonna. Al contrario, San Luigi Grignion de Montfort aveva per la Santissima Vergine la devozione più ardente, al punto da comporre in sua lode il "Trattato della Vera Devozione", che oggi rappresenta il fondamento più forte di ogni devozione mariana profonda. Da un'altra parte, per mezzo delle sue missioni, avvicinava il popolo ai Sacramenti, lo infervorava nella preghiera del Rosario, insomma, faceva un'opera diametralmente opposta alle intenzioni dei giansenisti. Tutto questo gli causò, negli stessi ambienti cattolici, una persecuzione aperta, che gli valse le maggiori umiliazioni. Causa stupore che, mentre tanti Prelati, chierici, e laici, in nome della carità si mostravano irritati o preoccupati della giusta severità della Santa Sede riguardo ai giansenisti, non risparmiassero penalità, atti di ostilità e umiliazioni contro San Luigi Maria. Possiamo affermare che fu uno dei Santi più disprezzati e umiliati in questi venti secoli di vita della Chiesa. Alla fine, in soltanto due Diocesi gli fu permesso di esercitare il suo ministero. Però, come un nuovo Ignazio di Loyola, accettando con serenità l'impeto contro la sua persona, delle onde di odio anti-cattolico mascherate da arie di devozione, non si turbò. E, umiliato sino alla fine, sino alla fine lottò. Questo Santo straordinario lasciò una preghiera ammirevole, che contiene insegnamenti e luci speciali per la nostra epoca. E' quella che compose chiedendo Missionari per la sua Congregazione. In questa preghiera vediamo che per San Luigi Maria i suoi tempi erano considerati precursori di un'immensa crisi che, purtroppo, si estende fino ad oggi, e che andrà fino all'instaurazione del Regno di Maria. Egli stesso ci si raffigura come il modello, la pre-figura degli apostoli suscitati per combattere in questa crisi, e vincere la battaglia per Maria. E' questa la sublime e profonda attualità di San Luigi Maria Grignion de Montfort per gli apostoli dei nostri giorni. |