Verità dimenticate
La Chiesa permette le esibizioni femminili di carattere sportivo?
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Lettera del Papa Pio XI al Cardinal Vicario di Roma (2-5-1928): Signor Cardinale, A Lei, Vicario Nostro in questa Roma che è insieme e il centro della Cristianità e la Nostra Sede episcopale, dobbiamo rivolgere una parola a proposito del «Primo Concorso Ginnico Atletico Nazionale Femminile "Giovani Italiane"» che qui stesso avrà luogo nei prossimi giorni 4, 5 e 6, ancora sulle soglie del mese particolarmente sacro a Maria. Lo facciamo con molta pena; ma dopo aver molto pensato e pregato sentiamo di soddisfare, facendolo, ad un sacro dovere del ministero apostolico demandatoci da quel supremo Pastore e Signore delle anime che Ci ha a giudicare: dovere di Vescovo di Roma qual'è e sarà sempre il successore di S. Pietro, dovere di Vescovo dei Vescovi e dei fedeli di tutto il mondo. Nell'una e nell'altra qualità, la Nostra parola purtroppo non può essere che di deplorazione. Il Vescovo di Roma non può infatti non deplorare che qui nella città santa del Cattolicismo, dopo venti secoli di cristianesimo, la sensibilità e l'attenzione ai delicati riguardi dovuti alla giovane donna ed alla fanciulla siasi mostrata più debole che non nella Roma pagana, la quale, pur discesa a tanto scadimento di costumi, adottando dalla vinta Grecia i pubblici ludi e concorsi ginnici ed atletici, per motivo di ordine fisico e morale di puro buon senso, ne escludeva la giovane donna, esclusane del resto anche in molte città della stessa Grecia tanto più corrotta. Non accade davvero esporre od anche solo sommariamente richiamare quei motivi: furono già molte volte esposti: padri, madri ed insegnanti, non prevenute o fuorviate da teorie esagerate e false o da motivi affatto estranei alla buona e sana pedagogia, li intuiscono e sentono come per naturale istinto; ne apprezzano e gustano la bellezza e la preziosità soprannaturali quanti assiste ed illumina quel sensus Christi, che è come l'anima dell'anima cristiana. Per questo diciamo anche Noi col Profeta (Is. 62, 1): Propter Sion non tacebo et propter Ierusalem non quiescam. Il Vescovo dei Vescovi e dei fedeli di tutto il mondo non può dimenticare mai, meno che mai in circostanze come questa, di essere il primo fra i custodi da Dio dati alla nuova Gerusalemme e dei quali sta scritto (Is. 62, 6) che giorno e notte in perpetuo non taceranno: Tota die et tota nocte in perpetuum non tacebunt. Invero i fedeli di tutto il mondo non potrebbero che sentirsi, a dir poco, confusi e sconcertati, se Ci trovassero del tutto silenziosi, mentre avviene sotto gli occhi Nostri quello contro di cui, dovunque si è, anche in giorni non lontani, avverato, hanno levato la voce i Sacri Pastori, da Noi approvati ed incoraggiati. E questi stessi Sacri Pastori e Venerabili Fratelli Nostri potrebbero nel Nostro silenzio trovare ben penoso motivo a dubitare che sia mutato il Nostro sentire e giudicare a loro riguardo. È bensì vero che non si vogliono qui ripetere le audacie o piuttosto le sconvenienze altrove lamentate e Ce ne danno speranza le precauzioni prese e le istruzioni fino all'ultima ora impartite dagli organizzatori e responsabili; ma la natura e la sostanza delle cose permangono pur sempre le stesse, con le accennate aggravanti del luogo e dei precedenti storici; permane sempre il vivo contrasto con le speciali delicate esigenze della educazione femminile, immensamente più delicate e rispettabili quando questa educazione vuole e deve essere educazione cristiana. Nessuno può pensare che questa escluda o meno apprezzi tutto quello che può dare al corpo, nobilissimo strumento dell'anima, agilità e solida grazia, sanità e forza vera e buona; purché sia nei debiti modi e tempi e luoghi; purché si eviti tutto quello che male si accorda col riserbo e con la compostezza che sono tanto ornamento e presidio della virtù; purché esuli ogni incentivo a vanità e violenza. Se mano di donna si deve alzare, Ci auguriamo e preghiamo che sia sempre e solo in atto di preghiera e di benefica azione. Anche più largamente e prima d'ora Ci saremmo intrattenuti con Lei, signor Cardinale, in argomento così alto ed importante, se prima d'ora avessimo potuto avere e conoscere il definitivo di quanto veniva preparandosi. A questi pochi e rapidi riflessi Ci costringe limitarci la angustia del tempo. Ben di cuore Le inviamo con essi, auspice d'ogni bene, l'Apostolica Benedizione. PIUS PAPA XI Nell'Ottava del Patrocinio di S. Giuseppe, festa di S. Atanasio, 1928. (A.A.S., Vol. XX, pag. 135-137). |