Plinio Corrêa de Oliveira

 

 

III - Importanza del problema sul piano concreto

 

 

 

 

 

 

 

 

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Questo mutamento tattico del comunismo verso la religione sta portando un enorme beneficio alla causa comunista: l’opinione degli ambienti cattolici, che in altri tempi costituiva un muro invalicabile per la propaganda comunista, si è diviso circa l’orientamento da seguire. Si è così rotta la maggiore diga di opposizione ideologica al comunismo.

Prima di entrare nel merito del problema, diciamo qualcosa della sua importanza concreta.

L’importanza di questo problema per le nazioni sottoposte a regime comunista è ovvia.

Ci pare necessario dire qualcosa sulla sua portata nei paesi dell’occidente. E particolarmente per quanto si riferisce ai piani di penetrazione dell’imperialismo ideologico in questi paesi.

Il timore che, nel caso di una vittoria mondiale dei comunisti, la Chiesa si venga a trovare ovunque sottoposta agli orrori che ha sofferto in Messico, in Spagna, in Russia, in Ungheria o in Cina, costituisce la ragione principale della decisione di 500 milioni di cattolici sparsi nel mondo, vescovi, sacerdoti, religiosi, religiose e laici, di resistere al comunismo fino alla morte. Questa è pure la ragione principale, relativa alle rispettive religioni; dell’atteggiamento anticomunista delle centinaia di milioni di persone che professano altri credi.

Queste eroica decisione rappresenta, nell’ordine dei fattori psicologici, l’ostacolo maggiore – o forse perfino l’unico considerevole – a che il comunismo giunga a instaurarsi e a mantenersi in tutto il mondo.

Quali che siano i motivi tattici che determinano il citato mutamento nell’atteggiamento di alcuni governi comunisti verso i vari culti, il fatto è che la tolleranza religiosa, che attualmente praticano e che la loro propaganda annuncia in modo esagerato a tutto il mondo, sta già portando loro un enorme beneficio: di fronte alla alternativa da essa creata, le opinioni degli ambienti religiosi si vanno dividendo quanto all’orientamento da seguire, e con questo si sta rompendo la diga di opposizione massiccia e a oltranza contro il comunismo, mantenuta da tutti gli uomini che credono in Dio e gli tributano un culto.

Infatti, il problema della determinazione di un atteggiamento dei cattolici, e dei seguaci di altri credi, di fronte alla nuova politica religiosa di certi governi comunisti, sta dando luogo a perplessità, a divisioni e perfino a polemiche. A seconda del loro livello di fervore, del loro ottimismo o del loro pessimismo, molti cattolici continuano a pensare che la lotta a oltranza rimane l’unico atteggiamento coerente e sensato di fronte al comunismo; ma altri pensano che sarebbe meglio accettare da subito, e senza ulteriore resistenza, una situazione come quella della Polonia, piuttosto che lottare fino alla fine contro la penetrazione comunista e cadere nella situazione tanto più oppressiva in cui si trova l’Ungheria.

Inoltre, a questi ultimi pare che l’accettazione di un regime comunista - o semi-comunista - da parte dei popoli ancora liberi, potrebbe evitare la tragedia cosmica di una guerra nucleare. L’unica ragione che li porterebbe ad accettare con rassegnazione il rischio di una tale ecatombe, sarebbe il dovere di lottare per evitare alla Chiesa una persecuzione mondiale di un’ampiezza senza precedenti e tesa al suo sterminio totale. Ma, qualora questo pericolo non si presenti - poiché in certi paesi comunisti si tollera che la Chiesa sopravviva, sebbene ridotta a fruire di una libertà minima -, la disposizione ad affrontare il pericolo della guerra atomica diminuisce di molto. E guadagna terreno, in tali cattolici, l’idea che si possa stabilire ovunque, e su scala quasi mondiale, un modus vivendi - come quello polacco – tra la Chiesa e il comunismo, accettato come un male, ma come un male minore.

Tra queste due correnti, comincia a formarsi un’immensa maggioranza disorientata, indecisa e per ciò stesso psicologicamente meno pronta alla lotta di quanto non lo fosse fino a poco tempo fa.

Se questo fenomeno di debilitazione dell’atteggiamento anticomunista si produce in persone assolutamente ostili al marxismo, è ben naturale che sia più intenso nei cosiddetti cattolici di sinistra, sempre più numerosi, i quali, senza professare il materialismo e l’ateismo, hanno simpatie per gli aspetti economici e sociali del comunismo!

In sintesi, in tutti o quasi tutti i paesi non ancora soggetti al giogo marxista, milioni di cattolici che fino a ieri sarebbero morti di buon grado in eserciti regolari o in bande armate per evitare l’instaurazione del comunismo nelle rispettive patrie o per rovesciarlo nel caso fosse giunto a conquistare il potere, già oggi non hanno più la stessa predisposizione.

Nell’ipotesi di una crisi di panico - per esempio una suspense nell’imminenza di una guerra nucleare universale - questo fenomeno potrà accentuarsi ancora di più, spingendo eventualmente intere nazioni a capitolazioni catastrofiche di fronte alle potenze comuniste.

Queste considerazioni pongono in risalto tutta l’importanza dello studio tempestivo, nei loro vari aspetti, delle questioni morali inerenti all’alternativa posta alla coscienza di milioni e milioni di uomini nostri contemporanei dalla condotta di relativa tolleranza religiosa di alcuni governi comunisti.

È lecito affermare che dalla soluzione di questo problema dipende in modo considerevole il futuro del mondo.

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