Plinio Corrêa de Oliveira
La Chiesa, il decalogo e il diritto di proprietà
LA LIBERTÀ DELLA CHIESA NELLO STATO COMUNISTA
Prefazione dell’autore alla decima edizione in portoghese
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Nell’agosto 1963, quando fu pubblicato per la prima volta questo studio, la diplomazia e la propaganda comuniste facevano sforzi sempre maggiori per instaurare il regime di coesistenza pacifica tra i due mondi, quello capitalista e quello comunista, e i rapporti tra l’Occidente e l’Oriente cominciavano appena a uscire dal regime della guerra fredda. Bersagli privilegiati dello sforzo "pacifista" sovietico erano, naturalmente, i due grandi pilastri della resistenza al comunismo: in campo materiale gli Stati Uniti, in campo spirituale la Chiesa cattolica. Nella potente nazione nordamericana, la propaganda diretta da Mosca si serviva di utili-idioti - di una idiozia forse discutibile, ma di una utilità sempre indiscutibile - per diffondere una atmosfera di ottimismo sentimentale e pacifista a oltranza che induceva surrettiziamente i nordamericani a dimenticare l’esperienza del passato, e a sperare in una riconciliazione definitiva con i sorridenti leaders sovietici dell’era post-staliniana. In seno alla Chiesa la diffusione della stessa atmosfera era fatta attraverso gruppi di teologi e di uomini d’azione, ora ingenui, ora dichiaratamente di sinistra. L’illusione secondo la quale sarebbe stata possibile una autentica coesistenza pacifica tra la Chiesa e i regimi comunisti andava conquistando terreno, nonostante che in tutto il mondo comunista continuasse in tutto il suo rigore la lotta antireligiosa. Questo studio è stato scritto per creare ostacoli - nella misura del possibile - alla dolosa manovra "pacifista" di Mosca negli ambienti cattolici. * * * Da allora a oggi, nel corso degli anni, diverse edizioni dell’opera si sono via via succedute: nove in portoghese, una in tedesco, undici in spagnolo, tre in francese, quattro in inglese, due in italiano, una in polacco e una in ungherese, per un totale di 144 mila esemplari, senza contare la trascrizione integrale su più di trenta giornali o riviste di undici paesi diversi. Contemporaneamente, sulla grande scena mondiale anche gli avvenimenti hanno proseguito il loro corso. E, così come oggi si presentano, impongono la seguente constatazione: gli sforzi "pacifisti" di Mosca sono aumentati, sono riusciti a operare enormi trasformazioni, e stanno raggiungendo ampiamente gli obiettivi perseguiti. Tra l’Occidente e le nazioni comuniste prosegue ostinatamente la "distensione" promossa da Nixon e da Kissinger. Anche il Vaticano sta "distendendo" in modo impressionante i suoi rapporti con i governi di Mosca e delle diverse nazioni satelliti. Parallelamente, l’ecumenismo ha offerto l’occasione per l’allacciamento di rapporti sempre più frequenti tra la Chiesa cattolica e la Chiesa scismatica soggetta a Mosca. Come segni di questo duplice avvicinamento – diplomatico e religioso - tra la Chiesa e il mondo comunista, non è superfluo ricordare alcuni grandi accadimenti: l’omissione di qualsiasi condanna del comunismo durante il Concilio Vaticano II; gli accordi con la Jugoslavia, l’Ungheria, la Polonia, la Cecoslovacchia e la Germania Orientale; la lettera apostolica Octogesima adveniens; le difficoltà tra il cardinal Slipyj e i cattolici di rito ucraino e la Santa Sede; e la recente destituzione del cardinale Mindszenty dalla sede arcivescovile di Esztergom. Diverso dalla doppia "distensione" Mosca-Washington e Mosca-Vaticano, ma a essa affine, vi è il fermento che lavora nelle sfere politiche più malleabili dell’Europa occidentale e orientale a favore della "convergenza". Come tutti sanno, si tratta di una tendenza, che si esprime su diversi piani e con diversi nomi, all’adozione di uno stesso regime socio-economica in tutte le nazioni. Tale regime si porrebbe a una certa distanza tra la proprietà individuale e la proprietà collettiva. Se prevarrà questa tendenza, il mondo non comunista farà un passo enorme verso la sinistra. E la parte più "duttile" del mondo comunista forse farà un piccolo passo verso il regime di proprietà privata. Questa soluzione lascerà allora intravedere il giorno in cui le nazioni così "avvicinate" faranno un nuovo passo di avvicinamento verso la parte irriducibilmente comunista. E così si arriverà virtualmente al comunismo. Il futuro proverà che le diverse tappe della "convergenza" sono solo altrettante tappe sulla via versa il polo più estremo e radicale costituito dal comunismo. Tutto questo, ben inteso, se la Provvidenza non interromperà - e siamo certi che lo farà - la marcia di questo enorme processo di conquista del mondo da parte dei comunismo. Questo panorama, considerato nel suo insieme, dà una visione impressionante della escursione del potere comunista nel mondo. E impone una domanda: questa escursione presenta anche altri aspetti? Sarebbe impossibile non ricordarne almeno tre: a) il crescente disagio nei rapporti tra l’Europa Occidentale e gli Stati Uniti minaccia gravemente l’Alleanza Atlantica; b) una crisi economica e finanziaria, confusa nelle sue cause e nelle sue manifestazioni, sembra erodere l’economia occidentale; c) infine, in un altro ordine di fatti, la potenza militare della Russia sta crescendo sempre di più, nella misura in cui l’influenza internazionale degli Stati Uniti sta ovunque riducendosi, e la potenza militare nordamericana sta lasciandosi raggiungere o superare da quella russa. Se, nell’anno in cui fu pubblicato questo studio, qualcuno avesse osato prevedere tante calamità, avrebbe trovato ben poche persone disposte a dargli credito. La maggior parte di queste persone, poste oggi di fronte a questi fatti incontestabili, non li trova sorprendenti, e ancora meno pericolosi. Forse la maggiore delle calamità è proprio questa: l’intorpidimento dei buoni. * * * Di fronte a questo quadro, che cosa si propone questa nuova edizione di uno studio, che invita a lottare contro un avversario la cui vittoria finale, ancora prima di realizzarsi, a tanti spiriti pusillanimi sembra ormai definitiva. A certe categorie di persone consiglio di non leggere questo saggio. Non è stato scritto per le mentalità accomodanti, per gli idolatri del fatto compiuto. E neppure per i pigri e per i paurosi, per i quali lo sforzo e il rischio costituiscono mali che non sono assolutamente disposti ad affrontare. Ancora meno per gli ambiziosi, che cercano di indovinare il corso degli avvenimenti, per sapere in anticipo davanti a chi dovranno piegarsi, nell’intento di aumentare più rapidamente le loro ricchezze o il loro potere. Leggendo questo saggio, perderanno soprattutto il loro tempo gli uomini senza fede, che non credono in Dio, e pensano che il corso della storia, nelle epoche di catastrofe e di decadenza, sia esclusivamente soggetto alle cieche forze sociali ed economiche, o alle personalità, nello stesso tempo insipienti e mostruose, che compaiono allora sulla cresta degli avvenimenti. Le persone di queste diverse categorie non sono preparate a dare il dovuto valore al fatto che l’opinione pubblica è stata misteriosamente addormentata, ma certamente non conquistata, dalla propaganda sovietica. Oggi rimane assolutamente vero, come lo era nel 1963, che il comunismo non si è mai dimostrato capace di raggiungere la maggioranza in elezioni libere e senza frode (1). Da allora a oggi, sono trascorsi undici anni di fermo e generale rifiuto del comunismo. Bisogna poi aggiungere che la non rassegnazione al comunismo, intatta in Occidente, non ha fatto altro che crescere, in questi undici anni, oltre la cortina di ferro. Sono tante e così note le manifestazioni di questo fatto, che mi dispenso dal commentarle. In sintesi, il comunismo ha al suo servizio la potenza, l’oro, la propaganda. In certe élites corrotte continua ad aumentare. Ma le moltitudini, da una parte non le conquista, dall’altra le perde. E di fronte a questa constatazione, il suo potere, formidabile come un gigante, lascia vedere bene a nudo i suoi piedi d’argilla. Tuttavia che questi piedi siano d’argilla lo colgono soltanto, con tutta chiarezza, gli uomini di fede, che non si lasciano ingannare dal turbine della propaganda fatta intorno alla supposta onnipotenza comunista. Essi credono in Dio, confidano nella Vergine e sono fermamente disposti a scendere in lotta, certi che la vittoria finale appartiene a loro. Solo da tali uomini, che sanno vedere che i piedi del colosso sono di argilla, si può sperare che lo calpestino. Questo saggio è stato scritto per loro. Provando l’impossibilità della coesistenza della Chiesa con i regimi comunisti, questo studio mira ad aiutarli a confermarsi in una posizione di totale rifiuto di ogni manovra comunista; e costituisce uno stimolo affinché, in numero sempre maggiore, attacchino l’avversario terribilmente grande e ridicolmente debole. Ripetiamo: lottando per la causa di Dio, avranno con loro l’aiuto del Cielo e potranno, con l’ausilio della Vergine, rinnovare la faccia della terra.
San Paolo, luglio 1974 Note: (1) Nel 1970, cinque anni dopo la prima edizione di questo studio, andò al potere in Cile, per via elettorale, un governo marxista. Ma è noto che i partiti marxisti cileni non ottennero assolutamente la maggioranza. Come ho avuto occasione di provare allora, in un articolo ampiamente diffuso in quasi tutti i paesi dell’America Latina (cfr. Tutta la verità sulle elezioni cilene, in Folha de S. Paulo, 10-9-1970), nelle elezioni presidenziali precedenti, tenute nel 1964, Allende era appoggiato soltanto dai comunisti, ossia dal Partito Socialista (marxista), dal Partito Comunista e da certi gruppuscoli comunisti dissidenti. Così, tutto l’elettorato di Allende era comunista, e tutto l’elettorato comunista era per Allende; ed egli fu sconfitto. Nella consultazione del 1970, al contrario, Allende si presentò come candidato di una coalizione, ricevendo, oltre ai suddetti voti comunisti, l’appoggio di partiti non esplicitamente marxisti. E successe proprio che Allende fu primo dei candidati, ma ottenne soltanto il 36,3% dei voti contro il 38,7% ottenuto nelle elezioni precedenti. Si verificò, pertanto, un regresso dell’elettorato marxista nelle elezioni presidenziali del 1970, dal momento che, anche unito alle altre forze, egli ottenne una percentuale di voti inferiore al 1964. E il comunismo non si sarebbe assolutamente instaurato allora in Cile se non vi fossero stati: da una parte la divisione politica dei candidati antagonisti; dall’altra l’appoggio male mascherato, sconcertante, della Gerarchia e del clero cileni, alla testa il cardinale Silva Henriquez (che giunse ad autorizzare i cattolici a votare il candidato marxista!...); e, infine, la vergognosa cessione del potere ad Allende da parte della Democrazia Cristiana, al momento della scelta, in parlamento, tra i due candidati più votati. Inoltre bisogna notare che nelle elezioni seguenti la coalizione di sinistra non ottenne la maggioranza dei voti. Per di più, le elezioni non si svolsero in un clima di autentica libertà. La libera propaganda elettorale fu coartata dal governo, che si servì con vigore dei mezzi di "persuasione" in suo potere, e inoltre esercitò una pressione diretta sulle aziende editrici di giornali e riviste, nonché su emittenti radio-televisive, coinvolgendole in arbitrarie inchieste, in alcuni casi assumendone il controllo azionario, e in altri casi sospendendone anche l’attività. Non si ebbe quindi la possibilità di una propaganda veramente libera, e questo fatto lasciò l’elettore di base dell’opposizione - il cui atteggiamento in una competizione elettorale è molto importante - in condizioni di non poter votare liberamente (cfr. gli articoli In Cile: pareggio sotto pressioni e Né vittoria autentica, né libera consultazione da me pubblicati sulla Folha de S. Paulo rispettivamente l’11 e il 18-4-1971. Questi articoli, quello precedentemente citato e altri sul medesimo argomento sono accessibili al lettore italiano nel volume Il crepuscolo artificiale del Cile cattolico, Cristianità, Piacenza 1973). Le numerose agitazioni delle masse popolari, non rassegnate alla miseria derivante dalla applicazione dei principi comunisti alla economia cilena, misero bene in chiaro in che senso si sarebbe pronunciato il popolo se vi fossero state elezioni nei mesi che precedettero la caduta e il suicidio di Allende. Per tutte queste ragioni, anche il caso cileno non costituisce un argomento valido contro la tesi secondo cui un partito comunista non ha mai ottenuto la maggioranza in elezioni veramente libere. |