Capitolo II
9. “La guerra più enigmatica di questo secolo”
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“Da qui a poco - aveva scritto Plinio Corrêa de Oliveira fin dal 1936 - solo i ciechi possono contestarlo, verrà un diluvio internazionale: la guerra mondiale batte alle porte della Civiltà occidentale” (106). All’inizio del 1939, egli tracciò sul “Legionário” un drammatico quadro degli avvenimenti internazionali. “In questo mare tempestoso - affermava - naviga la mistica Barca di Pietro. Contro di essa si formano misteriose turbolenze che rapidamente degenerano in un’immensa tempesta” (107). Il 1° settembre 1939, dopo il rifiuto polacco di cedere a Hitler il “corridoio” di Danzica, l’esercito tedesco invase la Polonia. Nella sua Nota internacional del 3 settembre, Plinio Corrêa de Oliveira commentò l’evento con queste parole: “Tutto ci porta a credere che la guerra è stata determinata non da un semplice patto di non-aggressione, ma da un accordo segreto fra la Russia e il Reich, che probabilmente prevedeva la spartizione della Polonia. Sembrano quindi definirsi le posizioni nel modo in cui si sono sempre presentate agli occhi di coloro che sanno vedere: la stretta prossimità ideologica tra nazismo e comunismo si traduce in una fattiva alleanza militare contro la civiltà e la pace. E’ la guerra che inizia, con tutto il suo ripugnante corteo di morte, di miseria e di sofferenze, per tentare d’imporre all’Europa un padrone che è l’antitesi della civiltà cattolica e il prodotto di una secolare serie di errori” (108). Quello stesso 3 settembre, la Gran Bretagna e la Francia dichiararono guerra alla Germania. Iniziava la Seconda guerra mondiale, che Plinio Corrêa de Oliveira in un articolo su cinque colonne del “Legionário” definiva A guerra mais enigmatica de nosso século (109). L’enigma era rappresentato dal velo di apparenti contraddizioni con cui “le oscure forze del male” (110) avvolgevano le loro manovre per distruggere quanto ancora sopravviveva della Civiltà cristiana. L’intento di Plinio Corrêa de Oliveira continuava ad essere quello di svelare con acutezza di sguardo il mysterium iniquitatis che si dipanava nella storia a lui contemporanea. I primi mesi del conflitto videro un’avanzata fulminante della Germania che occupò la Polonia, la Danimarca, la Norvegia, l’Olanda, il Belgio e la Francia. Il 10 giugno 1940, alla vigilia dell’entrata delle truppe tedesche a Parigi e dell’armistizio tra Hitler e Pétain (111), Mussolini entrò in guerra a fianco del Reich. In Inghilterra, intanto, il 10 maggio 1940 Chamberlain aveva dato le dimissioni ed era stato sostituito come Primo Ministro da Winston Churchill. Il nuovo capo del governo promise al popolo britannico “lacrime, sacrifici, sangue e sudore” fino alla vittoria finale, dichiarando alla Admiralty House: “Dirò alla Casa dei Lord ciò che ho detto a coloro che compongono questo governo: ‘non ho altro da offrire oltre che sangue, sacrifici, lacrime e sudore’. (...) Chiedete qual’è la nostra politica? Rispondo: è guerra intrapresa per mare, per terra e nei cieli, con tutta la nostra potenza e con tutta la forza che Dio ci concederà; fare la guerra contro una mostruosa tirannia, mai sorpassata nell’oscuro e triste catalogo dei crimini umani. Questa è la nostra politica. Chiedete qual’è il nostro scopo? Posso rispondere con una parola sola: è la vittoria, vittoria a tutti i costi, vittoria nonostante il terrore, vittoria per quanto lunga e difficile possa essere la strada; poiché senza vittoria non vi è sopravvivenza” (112). Plinio Corrêa de Oliveira nutrì sempre ammirazione per la figura di Churchill, protestante, ma forte di carattere e fermo nelle idee, mentre il tratto comune degli uomini politici cattolici del tempo sembrava essere la disponibilità a “transigere” e a collaborare con l’avversario (113). A fine giugno del 1940, Churchill, dopo aver respinto tutte le proposte di pace, affrontò la “battaglia d’Inghilterra” scatenata dal Führer per piegare il popolo inglese. Già nel mese di ottobre, la caparbietà della resistenza britannica costringeva Hitler a rinunciare al suo progetto (114). La speranza tedesca di concludere la “guerra-lampo” svaniva con lo stesso ritmo con cui era iniziata. L’Europa si trovava tuttavia sotto il tallone del Führer che annunziava la creazione del suo “ordine nuovo” millenario. La carta geografica europea del 1941 sembrava confermare i suoi sogni: sotto forma di Stati annessi, “protetti”, collaboratori o satelliti, la maggior parte delle nazioni europee gravitavano ormai nell’orbita del Terzo Reich. Per la Chiesa cattolica si trattava di una situazione radicalmente nuova che, come è stato osservato, aveva un precedente analogo solo sotto l’espansionismo napoleonico (115). Si cominciava a parlare della possibilità di una invasione nazista del Vaticano e di una deportazione del Pontefice (116). Il “silenzio” nei confronti del nazismo di cui Pio XII è stato accusato, non nacque tuttavia da questo timore, ma da quello di provocare, con una sua protesta solenne, reazioni più spietate nei confronti dei cattolici e degli stessi ebrei (117). Il Papa invocò la sua vocazione di arbitro morale derivante dal suo magistero spirituale. I Patti Lateranensi, che all’art. 24 garantivano la neutralità e l’inviolabilità della Città del Vaticano, gli offrivano una libertà d’azione di cui non aveva potuto godere nessuno dei suoi predecessori immediati. “Con chi sta il Papa?”. Il Papa, rispondeva sul “Legionário” Plinio Corrêa de Oliveira a questa domanda tante volte risuonata, è il Vicario di Nostro Signore Gesù Cristo, maestro infallibile di Verità, sovrano di un regno spirituale e indistruttibile: “Supremo gerarca dell’universo intero, il Santo Padre rappresenta tutto quanto è divino, soprannaturale, immutabile ed eterno” (118). Il Papa non ha dunque “alleati” né “nemici”. Il Papa non sta né con Hitler, né con Stalin. “Il Papa sta con Gesù Cristo, con l’indefettibilità, con l’eternità. E sarà il Papa a vincere” (119). Nel corso della guerra, Plinio Corrêa de Oliveira commentò con dolore i bombardamenti sulla Città Eterna, sede del Vicario di Cristo (120), ed espresse ripetutamente la sua unione al Pontefice e alla Santa Sede. “Se il Papa soffre, dobbiamo soffrire con lui, dobbiamo lottare con lui, dobbiamo pregare per lui. Alle soglie dell’anno 1944, proferiamo la risoluzione di distinguerci più che mai nella devozione filiale ed entusiastica al Sommo Pontefice” (121). Notes: 106] P. Corrêa de Oliveira, Unidade nacional, in “O Legionário”, n. 219 (22 novembre 1936). [107] P. Corrêa de Oliveira, Ainda o fascismo, in “O Legionário”, n. 330 (8 gennaio 1939). [108] P. Corrêa de Oliveira, Nota internacional, in “O Legionário”, n. 364 (3 settembre 1939); cfr. anche id., Ao celebramos o advento da Paz, não nos esqueçamos da lição que encerra esta guerra, in “O Legionário”, n. 666 (13 maggio 1945). [109] P. Corrêa de Oliveira, A guerra mais enigmatica de nosso século, in “O Legionário”, n. 381 (31 dicembre 1939). Sulla Seconda guerra mondiale, cfr. le classiche opere di Winston S. Churchill, La seconda guerra mondiale, tr. it. Mondadori, Milano 1966, 6 voll. e Alan John P. Taylor, Le origini della Seconda Guerra Mondiale, tr. it. Laterza, Roma-Bari 1996. [110] Pio XII, Allocuzione al Sacro Collegio del 24 dicembre 1946, in IP, La pace internazionale, cit., p. 469. [111] “Non comprendiamo come si possa desiderare per la Francia il Regno di Cristo, appoggiando però allo stesso tempo, con fraterna premura, coloro che in Germania insultano, vilipendono e perseguitano Nostro Signore Gesù Cristo. Non si può essere allo stesso tempo amici di san Pietro e di Erode” (P. Corrêa de Oliveira, As máscaras cairam, in “O Legionário”, n. 504 (10 maggio 1942)). [112] Cit. in M. Gilbert, Finest hour. Winston S. Churchill, 1939-1941, Heinemann, London 1983, p. 333. [113] Cfr. ad esempio P. Corrêa de Oliveira, Quisling, Mosley & C., in “O Legionário”, n. 396 (14 aprile 1940) in cui critica il “grande consorzio internazionale Quisling, Mosley, Degrelle, Seyss-Inquart & Co.”. [114] “Durante la guerra - affermerà Pio XII - il popolo inglese ha sopportato più di quello che era sopportabile all’umane possibilità” (Pio XII, Allocuzione al nuovo Ministro della Gran Bretagna del 30 giugno 1947, in DR, vol. IX, p. 137). [115] J. Chélini, L’Eglise sous Pie XII, cit., pp. 121-122. [116] Cfr. G. Angelozzi Gariboldi, Pio XII, Hitler e Mussolini, cit., pp. 193-194. Nel momento in cui l’Italia entrò in guerra, si era parlato di un volontario esilio di Pio XII in un paese neutrale, per salvaguardare l’indipendenza della sua missione di capo della Chiesa. L’arcivescovo di New York, mons. Francis Joseph Spellman, aveva proposto addirittura che il Papa trovasse rifugio in un paese dell’America Latina e, secondo Giorgio Angelozzi Gariboldi, “s’era fatto il nome del Brasile” (ivi, p. 113). [117] G. Angelozzi Gariboldi, op. cit., pp. 148-149; A. Rhodes, Il Vaticano e le dittature, cit., pp. 347-362. [118] P. Corrêa de Oliveira, Com que está o Papa?, in “O Legionário”, n. 589 (21 novembre 1943). Cfr. anche id., “Pastor Angelicus”, in “O Legionário”, n. 568 (27 giugno 1943). “La nostra posizione tra i due campi opposti - afferma Pio XII nel Radiomessaggio Natalizio del 24 dicembre 1947 - è aliena da qualsiasi considerazione di ordine temporale. Essere con Cristo o contro Cristo: è tutta la questione” (Pio XII, in DR, vol. IX, p. 394). [119] P. Corrêa de Oliveira, Com que está o Papa?, cit. Cfr. anche id., 7 dias em revista, in “O Legionário”, n. 541 (20 dicembre 1942). [120] Cfr. P. Corrêa de Oliveira, O bombardamento de Roma, n. 572 (25 luglio 1943); id., 7 dias em Revista, in “O Legionário”, n. 597 (16 gennaio 1944). In occasione del Natale del 1944, pubblicò vari articoli in commento al Messaggio di Pio XII (P. Corrêa de Oliveira, A mensagem de Natal, in “O Legionário”, n. 647 (31 dicembre 1944), n. 648 (7 gennaio 1945), n. 649 (14 gennaio 1945), n. 651 (28 gennaio 1945)). [121] P. Corrêa de Oliveira, 7 dias em Revista, in “O Legionário”, n. 595 (1 gennaio 1944). |