Presentazione alla prima edizione francese di Rivoluzione e Contro-Rivoluzione

 

Dall’opera “Rivoluzione e Contro-Rivoluzione”, Edizione del cinquantenario (1959-2009), Presentazione e cura di Giovanni Cantoni, Sugarco Edizioni, pag. 433-437

S.A.I.R. il Principe Don Pedro Henrique di Orléans e Bragança[1]

 

Préface[2]

 

La caduta della monarchia brasiliana nel 1889 obbligò il mio bisnonno, l’imperatore don Pedro II [di Orléans e Bragança (1825-1891)], a prendere la via dell’esilio con tutta la famiglia. Dopo un breve soggiorno in Portogallo, dove ebbe il dolore di perdere la moglie, l’imperatrice donna Thereza Christina [Maria Teresa Cristina di Borbone-Due Sicilie (1822-1889)], don Pedro si stabilì a Parigi insieme alla figlia, la principessa Isabel, erede della corona, al genero, il conte d’Eu, e ai loro tre figli. Gaston d’Orléans [1842-1922], conte d’Eu, figlio maggiore del duca di Nemours [Louis Charles Philippe Raphaël d’Orléans (1814-1896], principe francese di nascita e di cuore, sposo dell’erede al trono del Brasile [Isabel di Bragança (1846-1921], si era affezionato profondamente alla patria d’adozione, che servì con tutto il cuore e con coraggio. Il suo ruolo nalla guerra fra il Brasile e il Paraguay fu preponderante. La vittoria finale riportata dall’eroico esercito imperiale, del quale era il generale in capo, fu, in larga misura, frutto della sua chiaroveggenza, della sua bravura e delle sue qualità di perfetto militare.

Mio padre, il principe Luís [di Orléans e Bragança (1878-1920)], nato a Petropolis nel 1878, aveva dodici anni quando, con i genitori, lasciò il Brasile. Fece gli studi a Parigi, in via des Postes, e passò quasi tutta la sua esistenza in Francia, dal momento che la legge d’esilio non gli permetteva di risiedere nel paese natale, che tanto amava.

Trovò in Francia, terra di san Luigi, dal quale discendeva in linea maschile, la propria seconda patria, a cui si legò profondamente pur conservando la nazionalità brasiliana. Qui vi ritrovò tutte le tradizioni della sua famiglia. Durante la Prima Guerra Mondiale, quando il Brasile e la Francia lottarono fianco a fianco contro la Germania, non potendo servire né nell’eccellente esercito brasiliano né nel glorioso esercito francese, indossò l’uniforme inglese e, prendendo parte attiva alle operazioni, si distinse per il coraggio e gl’innumerevoli servigi resi come ufficiale di collegamento all’esercito francese e a quello inglese. Morì poco dopo il ristabilimento della pace, per le conseguenze di una malattia contratta nelle trincee dell’Yser, avendo così compiuto il proprio dovere verso la sua patria lontana e pagato il tributo del proprio amore ardente per il paese dei fleurs de lys.[3]

Mio padre mi ha lasciato in eredità l’amore per la Francia, dove ho vissuto lunghi anni, avendola lasciata solo dopo la revoca della legge d’esilio che pesava sulla famiglia imperiale. Devo dire che, nel 1922, calpestavo per la prima volta, con un sentimento d’indicibile emozione, il suolo della mia patria meravigliosa, dove dovevo più tardi stabilirmi per meglio servirla, nel suo continuo progresso, sforzandomi di mantenervi l’influsso così necessario dei valori cristiani, di ordine morale e storico, che rappresento nella mia qualità di depositario delle tradizioni dell’Impero brasiliano.

E dalla mia patria oggi penso alla Francia, a tutto quanto le devo, a tutto quanto mi ha così generosamente dato. Da qui oggi soffro con lei quando soffre e gioisco quando un avvenimento gioioso la fa gioire. Penso al suo glorioso passato, alla sua gloriosa tradizione di figlia primogenita della Chiesa, a tutto quanto rappresenta per il mondo cristiano, a tutto quanto il mondo cristiano attende ancora da lei.

La traduzione del saggio sulla Rivoluzione e la Contro-Rivoluzione, che oggi offro alla Francia, sia testimonianza del mio affetto e della mia riconoscenza verso di lei.

L’autore di questo saggio, il professor Plinio Corrêa de Oliveira, è uno dei più eminenti pensatori cattolici del tempo presente. Titolare della cattedra di Storia Moderna e Contemporanea nella Pontificia Università di San Paolo, già deputato federale eletto nella Lega Elettorale Cattolica, appartiene a una delle più illustri famiglie dell’aristocrazia rurale brasiliana, che, nel corso della nostra storia, si è sempre distinta per il valore e il patriottismo degli uomini che ha dato al paese. Fra questi si può citare il consigliere João Alfredo Corrêa de Oliveira [1835-1915], presidente del Consiglio dei Ministri, autore della legge di abolizione della schiavitù in Brasile, che mia nonna, la principessa Isabel, firmò quando, in assenza del padre, era reggente dell’Impero.

Plinio Corrêa de Oliveira, con una perfetta conoscenza dei documenti pontifici, nel 1943 pubblicò un libro intitolato Em Defesa da Ação Católica[4]. Quest’opera ha valso all’autore i più grandi elogi di Papa Pio XII. Questi gli furono espressi in una lettera a lui indirizzata dall’attuale cardinale Montini, allora Sostituto alla Segreteria di Stato[5].

Sembra che la situazione estremamente grave nella quale si trova la civiltà cristiana, in Francia come indubbiamente in tutto l’Occidente, sia dovuta al fatto che quanti lottano contro la Rivoluzione non hanno sempre una visione profonda, organica e strutturata della sua natura. Ne deriva una dispersione di sforzi incontestabilmente molto meritori in campi d’azione secondari, senza collegamenti fra loro, il che genera malintesi e urti.

Profondo conoscitore di autori quali Joseph de Maistre, de Bonald, Louis Veuillot et Donoso Cortés, il professor Plinio Corrêa de Oliveira ci presenta la Rivoluzione nel suo aspetto essenzialmente anti-cristiano, nella sua unità attraverso la Pseudo-Riforma, la Rivoluzione Francese e, infine, il comunismo. Egli studia il carattere di fenomeno universale che rappresenta con la sua estensione geografica e con la sua influenza profonda in tutti i campi dell’attività umana, e insiste sul suo aspetto fondamentalmente anti-cristiano e amorale. Dopo questa esposizione, traccia uno schema estrememente chiaro ed efficace della Contro-Rivoluzione, con il quale distrugge completamente un’affermazione tanto cara ai «cripto-rivoluzionari» attuali, secondo i quali non si può lottare per la Contro-Rivoluzione senza provocare scosse e traumi violenti e dolorosi quanto quelli prodotti dalla Rivoluzione stessa.

Questo saggio ha il merito di arricchire con nuove prospettive dottrinali molto importanti l’argomento già trattato in passato da altri autori. Inoltre, attualizza lo studio della Rivoluzione e della Contro-Rivoluzione analizzando diversi problemi nati nel corso di quest’ultimo quarto di secolo, cioè fra il declino del primo dopo guerra e gli avvenimenti più recenti dei nostri giorni. Quindi a ragione mons. Antonio de Castro Mayer[6], vescovo di Campos, uno dei migliori teologi del Brasile, ha detto che il presente studio dev’essere considerato come un avvenimento nel campo della cultura cattolica contemporanea.

Rivoluzione e Contro-Rivoluzione non è soltanto l’espressione di un pensiero individuale. Essa è, con la lettera pastorale Problemi dell’Apostolato Moderno di mons. Antonio de Castro Mayer[7], l’espressione del pensiero di Catolicismo, rivista culturale pubblicata a Campos, nello Stato di Rio de Janeiro, attorno alla quale si raccoglie un cenacolo di scrittori, di pensatori e di uomini d’azione, il cui ideale, da fedeli servitori quali sono della nostra santa Madre Chiesa, è la lotta contro la Rivoluzione sul terreno dei princìpi e dell’arte. L’influenza crescente di questo cenacolo è uno dei fatti più caratterizzanti dell’attualità brasiliana.

Rivoluzione e Contro-Rivoluzione, pubblicata per la prima volta nel numero 100 di Catolicismo, dell’aprile del 1959, è stata edita in Spagna in questo stesso anno[8]. Per rispondere al desiderio legittimo di nuovi gruppi di lettori, Catolicismo pubblica ora una traduzione francese.

Sapendo e ammirando tutto quanto si fa in Francia nella lotta ideologica contro la Rivoluzione, sono convinto che il contributo dell’eminente pensatore brasiliano Plinio Corrêa de Oliveira vi sarà accolto bene e vi prenderà un posto d’onore.

 

[1] Don Pedro Henrique de Orléans e Bragança et Bourbon, nato a Boulogne-Billancourt, in Francia, il 13 settembre  1909, e deceduto a Vassouras, in Brasile, il 5 giugno 1981, principe di Orléans e Bragança dal 1909 al 1921, principe del Grão-Pará dal 1909 al 1920, Principe Imperiale del Brasile dal 1920 al 1921, dopo la morte del padre capo della Casa Imperiale del Brasile dal 1921 in avanti, dopo la morte del nonno, all’età di 12 anni, con il sostegno dei monarchici e dello zio, don Pedro de Alcântara de Orléans e Bragança (1875-1940). Primogenito di don Luís di Orléans e Bragança (1878-1920), Principe Imperiale del Brasile, e di donna Maria Pia della Grazia Chiara Anna, principessa di Borbone delle Due Sicilie (1878-1973), principessa reale delle Due Sicilie, aveva sposato il 19 agosto del 1937 la principessa Maria Isabel di Baviera (ndc).

[2] Don Pedro Henrique di Orléans e Bragança, Préface a Plinio Corrêa de Oliveira, Révolution et Contre-Révolution, trad. francese, Éditions Catolicismo, Campos (Rio de Janeiro), 11 février 1960, pp. 11-15 (ndc).

[3] « Fiori di giglio ». Il giglio come figura araldica è divenuto, a partire dal Medioevo, l’emblema dei re di Francia (ndc).

[4] [Cfr. P. Corrêa de Oliveira, Em Defesa da Ação Católica, con Lettera-prefazione di S. E. mons. Benedetto Aloisi Masella, nunzio apostolico in Brasile, Editora Ave Maria, San Paolo 1943.]

[5] [Cfr. P. Corrêa de Oliveira, Em Defesa da Ação Católica, con Para evitar as prescrições da História, di Eloi de Magalhaes Taveiro [pseudonimo di ignoto, in Catolicismo, anno XIII, n. 150, Campos (Rio de Janeiro) giugno 1963, pp. 4-5], con Lettera-prefazione di S. E. mons. Benedetto Aloisi Masella, nunzio apostolico in Brasile, e con lettera di elogio inviata a nome di Papa Pio XII da mons. Giovanni Battista Montini, sostituto alla Segreteria di Stato, reprint Artpress, San Paolo 1983, pp. 3-4.]

[6] [Cfr. alle pp. 34-35, nota 5 = Nato a Campinas, nello Stato di San Paolo, in Brasile, il 29 novembre 1904 e morto a Campos, nello Stato di Rio de Janeiro, il 25 aprile 1991. Uno dei dodici figli di João Mayer, un tagliapietre di origini bavaresi, e di Francisca de Castro, una contadina brasiliana, a dodici anni entra nel seminario minore di San Paolo e nel 1922 prosegue gli studi nel seminario maggiore della stessa città; inviato a Roma, alla Pontificia Università Gregoriana, nel 1928 vi consegue la laurea in Teologia. Il 30 ottobre 1927 è ordinato sacerdote dal cardinale Basilio Pompilj (1858-1931) e, tornato in Brasile, gli viene assegnata la cattedra di Filosofia, Storia della Filosofia e Teologia Dogmatica presso il seminario di San Paolo. Nel 1940 è assistente generale dell’Azione Cattolica paulista, nel 1941 canonico e tesoriere della cattedrale sempre di San Paolo e, nel 1945, vicario generale della stessa arcidiocesi. Il 6 marzo 1948 è nominato da Papa Pio XII (1939-1958) vescovo ausiliare di Campos e vescovo titolare di Priene. Il 3 gennaio 1949 succede a Octaviano Pereira de Albuquerque (1866-1949) come vescovo di Campos. Durante il Concilio Ecumenico Vaticano II (1962-1965) è fra gli esponenti maggiori del Coetus Internationalis Patrum, cioè il «Gruppo Internazionale di Padri» conciliari della corrente cosiddetta «tradizionalista». Nel 1981 si dimette da vescovo di Campos. Il 1° luglio 1988 il cardinale Bernardin Gantin (1922-2008), prefetto della Sacra Congregazione per i Vescovi, pubblica un decreto con cui conferma la scomunica di mons. de Castro Mayer per aver partecipato, il 23 giugno, alla cerimonia di consacrazione di quattro vescovi a Ecône, in Svizzera, effettuata dall’arcivescovo francese mons. Marcel Lefebvre (1905-1991) senza il mandato pontificio. Muore d’insufficienza respiratoria a Campos nel 1991.
I rapporti di mons. de Castro Mayer con Plinio Corrêa de Oliveira datavano dagli anni 1930, quando don de Castro Mayer era assistente ecclesiastico della Giunta Arcidiocesana dell’Azione Cattolica paulista e Corrêa de Oliveira ne era presidente. Per alcuni decenni hanno collaborato in diverse attività d’apostolato, sia quando entrambi facevano parte di tale Giunta, sia quando, a partire dal 1948, mons. de Castro Mayer va a risiedere a Campos. Corrêa de Oliveira rimane a San Paolo dove, dal 1960, esercita la funzione di presidente della Sociedade Brasileira de Defesa da Tradição, Família e Propriedade. La TFP ha sempre considerato mons. de Castro Mayer un consulente autorevole per argomenti ecclesiastici, dal momento che il prelato era considerato da molti come uno dei migliori teologi dell’America Meridionale. Poi, all’inizio degli anni 1980, le loro relazioni iniziano a raffreddarsi, per ragioni mai rivelate dal prelato, ma da ricollegare al progressivo avvicinamento del prelato stesso alle posizioni di mons. Lefebvre. Pare significativo ricordare che, nel corso di una conversazione con Corrêa de Oliveira mons. de Castro Mayer, a un certo punto, disse che mons. Lefebvre avrebbe potuto consacrare vescovi anche senza autorizzazione della Santa Sede, lasciando intendere che lui, mons. de Castro Mayer, lo avrebbe seguito. Corrêa de Oliveira gli rispose che, se intendeva rompere con la Santa Sede, non contasse sul suo appoggio, dal momento che lui si sarebbe sempre mantenuto fedele alla cattedra di Pietro (cfr. Sociedad Española de Defensa de la Tradición, Familia y Propiedad, TFP-Covadonga refuta los infundios del Obisbo de Campos. Respuesta de TFP-Covadonga a una carta de Mons. João Corso, Obispo docesano de Campos [RJ, Brasil], Madrid 25-8-1995, documento di 58 pagine a mie mani, passim e, soprattutto, p. 48; il documento è riassunto in TFP Covadonga refuta los infundios del Obispo de Campos, in Covadonga informa, anno XVIII, n. 197, Madrid settembre 1995, pp. 2-16). Nel dicembre del 1982 mons. de Castro Mayer dichiara interrotti i rapporti con Corrêa de Oliveira e con la TFP. Così, la rottura dell’ex vescovo di Campos con Corrêa de Oliveira, con la TFP e con Catolicismo è avvenuta oltre cinque anni prima della sua scomunica (ndc)]

[7] [Cfr. mons. A. de Castro Mayer, Carta Pastoral sobre Problemas do Apostolado Moderno, contendo um Catecismo de verdades oportunas que se opõem a erros contemporâneos, Bôa Imprensa Ltda., 2a ed., Campos 1953 [trad. it., Problemi dell’Apostolato Moderno. Lettera pastorale con un catechismo delle verità opposte agli errori del nostro tempo, 2a ed. it., Edizioni dell’Albero, Torino 1964; la 1a ed. it. (Problemi dell’Apostolato moderno. Lettera Pastorale con un Catechismo delle verità opposte agli errori del nostro tempo, Istituto Editoriale Bartolo Longo, Pompei [Napoli] 1954) è stata curata da monsignor Giuseppe Petralia (1906-2000), poi vescovo di Agrigento].

[8] [Cfr. P. Corrêa de Oliveira, Revolución y Contra-Revolución, trad. spagnola, con Prólogo di Fernando Serrano Misas, Ediciones Cristiandad, Barcellona 1959.]     


 

 

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